Pellegrini o briganti?

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Guida
- La storia della nostra salvezza comincia con Abramo, il primo pellegrino, chiamato da Dio a uscire dalla sua patria e a soggiornare come nomade in terra straniera. Dio lo chiama e cammina con lui. È necessario, però, una rottura con il passato, evitando il pericolo di cercare sicurezze e fermarsi. Il pellegrinaggio è un segno del nostro cammino verso la terra promessa, dove Dio ci attende.


CANTO - Esci dalla tua terra (o un altro simile).

1° LETTORE - Il Signore disse ad Abraham: "Lascia la tua terra, la tua tribù, la famiglia di tuo padre e va’ nella terra che io ti indicherò. Farò di te un popolo numeroso, una grande nazione. Il tuo nome diventerà famoso. Ti benedirò. Sarai fonte di benedizione. Farò del bene a chi te ne farà... Per mezzo tuo io benedirò tutti i popoli della terra". (Gen 12, 1-3)

Breve pausa di riflessione.

GUIDA - Oggi per noi la terra promessa è qui. È l’incontro con gli uomini, con i più poveri ed abbandonati; è lì che Gesù ci aspetta e desidera che siamo. Iniziamo, allora, questo pellegrinaggio per le vie del nostro mondo. Durante il canto ci spostiamo dal nostro posto e ci sediamo accanto a chi non conosciamo o conosciamo meno. Con questo gesto vogliamo ricordarci che il vero pellegrino nel suo andare incontra persone che non conosce, ma che riconosce come fratelli.

CANTO - Su tutte le strade del mondo.


Percorriamo le grandi vie dell’Asia



2° LETTORE - Nelle strade di Delhi vivono 100.000 bambini.

Ho cominciato a lavorare a 6 anni guadagnando 3 rupie (150 lire circa) per un turno di 6 ore. Oggi prendo 19 rupie per 12 ore al giorno, soffiando vetro. Si può fare questo lavoro solo per 10 anni, la durata della vita è dimezzata, a 30 anni si deve smettere. Si lavora in prossimità di fornaci alla temperatura di 800°-1000° C, senza guanti o altra forma di protezione. (bambino-lavoratore di 16 anni)

GUIDA - Una donna racconta: "Tutti noi siamo costretti a dare in pegno i nostri figli. Che altro possiamo fare? Dopo aver dato in pegno i nostri utensili di casa non abbiamo altro, ci restano i bambini"

Riflessione personale in silenzio.


Camminando lungo le vie dell’Africa

1° LETTORE - L’Africa ha immense ricchezze naturali, ma proprio queste sono motivo di guerre, distruzioni povertà; è un continente in cui innumerevoli esseri umani sono distesi ai bordi della strada, malati, feriti, impotenti, abbandonati.

GUIDA - Ora a ciascuno verrà consegnato un cartoncino e una penna. In silenzio scriveremo una frase, una parola di augurio per la vita e la consegneremo al nostro vicino. Con questo segno vogliamo fare nostro il valore della vita che la gente africana porta in sé, nonostante sia un popolo colpito da tanti mali e come questa gioia di vivere si manifesti nei canti e nelle danze.

Mentre si scrive, sottofondo di un canto gioioso originale africano.

Breve pausa in silenzio, ascoltando il canto africano in atteggiamento di preghiera.


Attraverso le vie dell’America Latina

GUIDA - Ora, in silenzio, ognuno di noi legherà con questa fettuccia (simbolo di una catena) i polsi del vicino per ricordarci la schiavitù del popolo latino-americano, colonizzato e sfruttato da più di 500 anni.

2° LETTORE - L’America Latina è il continente dei contrasti: ricchezza e povertà si intrecciano, si scontrano e non si armonizzano mai.

È il continente della "pazienza" cosmica. Alla gente impoverita i governanti chiedono sacrifici per poter riassestare i conti degli stati. Le multinazionali continuano ad arricchirsi sulle spalle dei poveri. I bambini di strada diventano sempre più numerosi. Nelle grandi città si allargano le cinture della miseria.

Breve pausa di silenzio.

1° LETTORE - Se lo scopo della vita è cogliere le foglie degli alberi fino alla massima altezza possibile, il modo migliore di raggiungerlo è lasciare che le giraffe dal collo più lungo facciano morire di fame quelle dal collo corto. Ma se abbiamo a cuore il benessere di tutte le giraffe, non possiamo trascurare né le sofferenze di quelle dal collo corto, né la supernutrizione di quelle dal collo lungo.

TUTTI (a cori alterni)

Signore, vogliamo pregarti
per l’America Latina, un popolo
saggio, paziente, religioso.

Ha sopportato secoli di sfruttamento.

Ha atteso la liberazione ed è sempre stato
deluso dai potenti della terra.

Infondi in questi popoli
la speranza della liberazione che viene da te.

Libera dalla miseria i poveri
che non hanno terra, non hanno casa,
non hanno lavoro.

Fà che i ricchi sappiano condividere con
i fratelli i beni che appartengono a tutti.

GUIDA - Possiamo ora toglierci la fettuccia-catena, perché la preghiera, la vicinanza a Cristo rende liberi tutti.

CANTO - Perdon Señor (o un altro canto di perdono)
"Sfrecciando" sulle superstrade d’Europa
Sfrecciando" sulle superstrade d’Europa

GUIDA - Europa, paese ricco e progredito, ma non privo di problemi.

1° LETTORE - I bambini possiedono tutto: hanno i giochi, ma non hanno amici, hanno il cibo, ma non hanno affetto, hanno giocattoli e li rompono senza divertirsi.

I giovani sono abbagliati dalle grandi macchine e dalla velocità. Spesso pagano con la vita l’ebbrezza della corsa.

L’Europa deve fare i conti con un alto tasso di disoccupazione e deve rispondere alla sempre crescente immigrazione di popoli più svantaggiati.

2° LETTORE - Quando nel Kosovo infuriava la rabbia dei serbi, il vecchio Kevim raccolse tutto quello che aveva e lo consegnò a Joseph, il figlio maggiore: "I serbi arriveranno, bruceranno, uccideranno. Tu mostra loro questi marchi, risparmieranno la vita a te, alla tua sposa, ai figli".

Joseph non voleva accettare, ma la furia dei serbi è stata rapida come una saetta: poche parole, una mitraglietta puntata e via, tutti in strada, meno il vecchio Kevim paralizzato. Joseph diede il denaro ai soldati che minacciavano di uccidere i ragazzi, poi andò verso suo padre.

Il soldato lo minacciava, ma Joseph si inginocchiò, baciò le mani del vecchio e disse: "Non me ne vado, se non mi dai la tua benedizione". Kevim stese la mano tremante sul capo del figlio, sussurrò una preghiera e gli consegnò il rosario musulmano. Il soldato tossì per nascondere la commozione. Quel giorno i militari serbi non incendiarono la casa del vecchio Kevim.

Silenzio di meditazione.

TUTTI (a cori alterni)

Signore, Signore Gesù,
abbiamo bisogno della tua benedizione
per crescere nel bene.

La tua benedizione ci liberi dalla violenza,
dal desiderio di possedere e ci renda aperti
ai bisogni dei fratelli.

Benedici le nostre famiglie, le nostre scuole,
i luoghi di lavoro, gli spazi del nostro gioco.

Benedici i nostri piccoli sforzi di bene e
trasformali in benedizione per il mondo.

CANTO - Grandi cose.

Dentro i vicoli della nostra vita

GUIDA - Vengono portate ora un paio di scarpe logore, per ricordarci che Dio benedice i passi della nostra vita.

1° LETTORE - Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e s’imbatté nei briganti che, avendolo spogliato e percosso, se ne andarono lasciandolo mezzo morto…

2° LETTORE - Per caso un sacerdote scendeva per quella strada; quando vide l’uomo, passò oltre, dall’altra parte.

1° LETTORE - Un samaritano che era in viaggio gli passo vicino e, vedendolo, ne ebbe compassione.

2° LETTORE - Gesù è morto perché voleva mettere il povero al cuore della comunità. I lebbrosi, la gente sporca e ripugnante, a quei tempi erano esclusi dal tempio. Gesù appariva allora come colui che disturba.

Sappiamo quanto è grande la lotta all’interno di noi stessi, perchè la via discendente ci fa incontrare il povero e il povero ci disturba. Infatti, non si tratta di fare qualcosa per lui, ma di entrare in relazione con lui e non sappiamo dove ci porterà tutto questo, perché ci chiederà qualcosa che non vorremmo.

Vivere un’alleanza con il povero significa mettersi in comunione con lui e diventare vulnerabili, significa perdere la propria libertà, per acquistarne una nuova:quella dell’amore. Il povero rimane pericoloso: invita al cambiamento, ad una trasformazione, ad una conversione radicale. Se ci si avvicina troppo al povero, si perde la propria libertà. Ad un certo punto, si arriva ad una svolta senza ritorno, che cambia la nostra vita. (Jean Vanier)

GUIDA - Ripensando ai testi letti, rivediamo i nostri atteggiamenti nei confronti dei poveri, il nostro stile di vita, il nostro essere cristiani, missionari…

Fermiamoci a riflettere e cerchiamo nel nostro cuore di capire che tipo di pellegrino sono:

percorrendo le grandi vie dell’Asia
camminando lungo le vie dell’Africa
attraversando le vie dell’America Latina,
sfrecciando lungo le superstrade dell’Europa.

Sono un pellegrino-brigante che con la mia indifferenza epigrizia, spoglio milioni di donne, uomini, bambini, anziani, giovani…?

Sono un pellegrino come quel sacerdote del tempio che, pur vedendo le necessità di molti, chiudo gli occhi e continuo a vivere pensando solo a me stesso?

Sono un pellegrino come il samaritano che si ferma e dà il suo tempo, la vita a questa umanità ingiustamente sofferente?

Pausa di riflessione personale.

GUIDA - Abbiamo terminato il nostro pellegrinaggio. Abbiamo meditato e pregato ancora una volta sui poveri. È tempo di mettersi in viaggio. Non possiamo più aspettare. La costruzione del Regno di Dio aspetta ciascuno di noi. Partiamo per realizzarlo ovunque nel mondo. Se abbiamo questo nel cuore, avrà anche un senso il pellegrinaggio per il Giubileo, altrimenti non saremo altro che devoti turisti.

CANTO FINALE - Padre nostro.

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