L’unica vittoria

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La guerra, una bestemmia


Un’acuta e recente riflessione del direttore della Misna, per riflettere e capire la posizione dei missionari.

Mai come oggi la parola «guerra» è sulla bocca di tutti: piccoli e grandi. Viene ripetuta come se fosse il toccasana ai mali del mondo. Eppure, i missionari e le missionarie che vivono nel Sud del mondo, in quelle periferie dove la sofferenza appartiene alla quotidianita della vita, credono che si tratti di una bestemmia: contro Dio e contro l’uomo. E, per questo, denunciano a chiare lettere l’inganno. Non per pietismo o pacifismo. Essi testimoniano in prima persona le vessazioni perpetrate contro popoli inermi, perché conoscono gli effetti devastanti delle mine anti-uomo e di tanti altri micidiali ordigni che seminano morte e distruzione in Angola, nel Congo, in Sud Sudan... Pur vivendo in terre lontane, queste sentinelle di Dio ci rammentano che, con l’articolo 11 della sua Costituzione, «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».

* Il dissenso missionario per le iniziative militari anglo-americane in Afghanistan e Iraq, oltre che far riferimento a questi presupposti di diritto, ha come fondamenta motivazioni non solo ideologiche o viscerali, come qualcuno crede, ma rigorosamente logiche. Gli atti criminali dell’11 settembre esigevano una risposta di tutt’altro tipo. Trattandosi di terrorismo, la risposta punitiva non poteva essere affidata ai militari, ma alla giustizia internazionale: magistrati e forze dell'ordine. E non è tutto. Anche sul piano strettamente pratico, la storia insegna che per contrastare fenomeni come il terrorismo e la criminalita, la guerra è uno strumento inadeguato e privo di efficacia. Violenza chiama violenza e il magistero della chiesa rappresenta un valido punto di discernimento.

* D’altra parte, la testimonianza di Gesù, così come viene riferita dai quattro vangeli, parla chiaro. Se il Nazareno avesse voluto diventare un leader rivoluzionario contro la dominazione romana avrebbe potuto farlo. I1 gruppo degli zeloti non aspettava altro. Erano guerriglieri e credevano nella lotta armata. Invece il Messia scelse il cammino della croce dal quale scaturì il dono della resurrezione e la salvezza per ogni uomo e donna di buona volonta.

* In questa prospettiva, il concetto missionario di pace va ben al di là del cosiddetto «pacifismo». Questo termine infatti è stato orribilmente banalizzato dai media nostrani, assumendo addirittura in molti casi una valenza negativa. Quello dei missionari è, invece, innanzitutto e soprattutto annuncio del vangelo della pace, un vangelo che mai come oggi dovremmo gridare dai pulpiti senza tremore e senza riluttanza...

I missionari, rifiutando vaghi o pietosi sentimentalismi, sono dunque chiamati, in questo frangente della storia umana, dove i mercanti dell’informazione sembrano farla da padroni, a essere «Giornale di pace».

Giulio Albanese


Il mondo capovolto

Con quale simbolo rappresenteresti la pace? Prova a descriverla come la immagini tu. Confronta quanto hai scoperto con questa definizione:

«Una definizione di pace che a me piace molto è questa: convivialità delle differenze. Si parla di convivialita. Quindi, viene superato il concetto di pace come semplice assenza di guerra: se si sta a tavola a mangiare vuol dire che il «menù» non è a base di bossoli e bombe a mano. Viene superato anche il concetto di pace come semplice acquisizione di giustizia, secondo cui le ricchezze della tavola sono egualmente distribuite a tutti: non basta, infatti, che tutti i commensali abbiano il loro piatto, se poi non si sta a mangiare seduti insieme. E qui, il termine convivialità immette incredibili suggestioni. Fa capire, cioè, che la pace consiste nella solidarieta, simbolizzata appunto da un’unica tavola dove tutti, oltre che mangiare, possono dialogare, scambiarsi le espressioni festose dell'amicizia e aggiungere una sedia in piu per l'ospite che arriva in ritardo.

Ma oltre che di convivialità, si parla di differenze. E questo fa capire che la pace accetta, anzi valorizza, le diversità: non omologa, non uniformizza, non manipola le culture degli altri, non annulla il prossimo, ma lo esalta e lo accoglie come valore» (don Tonino Bello).

Il mio nome è mai più

Io non lo so chi c'ha ragione e chi no
Se è questione di etnia, di economia,
oppure solo di pazzie: difficile saperlo.
Quello che so è che non è fantasia
e che nessuno c'ha ragione e così sia
a pochi mesi da un giro di boa
per voi così moderno.

C'era una volta la mia vita
C'era una volta la mia casa
C'era una volta e voglio che sia ancora
E voglio il nome di chi si impegna
A fare i conti con la propria vergogna
Dormite pure voi che avete ancora
sogni, sogni, sogni.

Il mio nome è mai più, mai più mai più

Eccomi qua, seguivo gli ordini che ricevevo
C'e stato un tempo in cui io credevo
che arruolandomi in aviazione
io avrei girato il mondo
e fatto bene alla mia gente
fatto qualcosa di importante
In fondo a me, a me piaceva volare...

C'era una volta un aeroplano,
un militare americano
c'era una volta il gioco di un bambino
E voglio i nomi di chi ha mentito
di chi ha parlato di una guerra giusta
io non le lancio piu le vostre
sante bombe, bombe, bombe.

Il mio nome è mai più, mai più mai più

lo dico sì dico si può saper convivere
è dura già lo so, è per questo il compromesso
è la strada del mio crescere e dico sì al dialogo
perché la pace è l’unica vittoria
l'unico gesto in ogni senso
che da un peso al nostro vivere, vivere.
Io dico sì dico si può cercare pace
è l'unica vittoria, I’unico gesto in ogni senso
Che darà forza al nostro vivere.

Il mio nome è mai più, mai più mai più

E voglio i nomi di chi ha mentito
di chi ha parlato di una guerra giusta,
io non le lancio più le vostre sante bombe.
E voglio il nome di chi si impegna
a fare i conti con la propria vergogna
dormite pure voi che avete ancora sogni.

(Ligabue Jovanotti Pelù, 1998)

Obiettivo - C'è il rischio di guardare all’esperienza della guerra come fosse qualcosa di molto lontano e che non ci riguarda. Con questa attività, si vogliono portare i ragazzi a scoprire che esistono altri modi di fare guerra o violenza, senza che ce ne rendiamo conto.

lndicazioni sulla canzone - Il testo parla di un giovane seccato e amareggiato per la situazione di violenza a cui è costretto il suo paese e il mondo intero, dominato dal potere e da chi ha possibilita economiche.

Si può leggervi una forte esigenza di giustizia, un desiderio di poter continuare a sognare, di essere qualcuno che sparisce nel nulla (significativo, in questo, il titolo stesso della canzone).


* Si potrebbe iniziare l’attivita, provocando sul tema della guerra:

- A cosa mi fa pensare la parola «guerra»?

- Come ne parlano i giornali?

- E le persone che conosco?

* Si può procedere all’ascolto della canzone (meglio se i ragazzi hanno il testo). È bene che siano loro a tirarne fuori i contenuti.

* Alcune possibili domande per il dibattito.

- Vedi intorno a te situazioni di sofferenza, violenza, guerra (eclatante o silenziosa), che non permettono di vivere e fare ciò che davvero renderebbe felice?

- Di fronte a questi drammi, come ti senti? Provi rabbia, disperazione? Senti anche tu di voler gridare un forte senso di giustizia? O tutto questo, in fondo, ti lascia indifferente, perché credi di non poterci fare nulla?

- La nostra idea di «giustizia» corrisponde a quella di «vendetta», oppure apre a chi sbaglia la possibilità di cambiare, rispetto al torto fatto (quindi alla capacita di perdonare)?

* All'interno di un gruppo parrocchiale o missionario, sarebbe bello proporre ai ragazzi un momento di preghiera per la pace. Si potrebbe partire col chiedere perdono al Signore per quelle situazioni di violenza che partono da ciascuno di noi, dalla nostra vita, dal nostro egoismo.

- La pace non è evitare di lanciare bombe, ma è prima di tutto frutto dell’incontro con Colui che dona la pace: Cristo!

- Si diventa costruttori di pace ogni giorno, a partire dai piccoli gesti di bontà, che non restano chiusi nel cuore.

- La pace non è un dono per pochi, anche se a volte così sembrerebbe, ma per tutti. Dio si serve di noi per portarla agli altri.


Da leggere

«Hanno il cuore pieno d’amore, non sono interessati ai costumi.
Non sono mai stanchi delle sofferenze che li circonda,
sono loro che ci danno il coraggio di vivere,
vanno nei luoghi più infelici ad aiutare gli altri». (Thich Nhat Hanh)

Nella nostra società, troppo spesso la parola ha il valore di una falsa comunicazione per imporre prodotti, potere e politica. Oggi le parole non bastano più, talvolta ingannano, inquietano, disorientano. Angela Lano, in questo suo libro, ci presenta persone che invece hanno un'idea diversa della parola. Tredici storie di vite straordinarie e pensieri che arrivano diritti al cuore e appassionano, contaminano, lanciano stimoli alla nostra coscienza: Luigi Bettazzi, Arturo Paoli, Rita Borsellino, Marco Paolini, Gian Carlo Caselli, Manuela Sadun Paggi, Giulietto Chiesa, Alessandro Santoro, Luigi Ciotti, Teresa Sarti Strada, Francesco Gesualdi, Alex Zanotelli, Moni Ovadia

Uomini e donne che hanno «buttato» la loro vita per il genere umano smarrito, perduto; che hanno ridato alla parola il suo valore di salvezza.

Angela Lano, Quando le parole non bastano , Emi, Bologna 2003, pp. 256, € 15,00


Per la preghiera


PER UNA PACE SENZA CONFINI

Materiale occorrente: oggetti che rappresentano i vari continenti; cartell i con slogan relativi alla pace.

Come inizio, si legge la seguente preghiera:

Lettore: Avevo una scatola di colori.
Alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco per le mani
e il volto dei morti.
Non avevo il giallo per le sabbie ardenti.
Ma avevo l’arancio per la gioia della vita.
E il verde per i germogli e i nidi
E il celeste dei chiari cieli splendenti
E il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta
e ho dipinto la pace. (Tali Sorek, israeliana)

Guida: In questa veglia di preghiera, vogliamo ricordare paesi e popoli che sono in guerra: il nostro, vuole essere un viaggio e un grido di pace!

Canto

Guida: Pace! Un vocabolo sempre di moda. Tutti vogliono la pace, tutti parlano di pace; non parliamo che di pace! Ma non viviamo la pace: forse perché la cerchiamo dove non si trova o perché crediamo che siano gli altri a impedirla. La pace è un dono: va vissuto e invocato.

Rispondiamo al salmo 84, con il ritornello:

Tutti: Donaci, Signore, la tua pace.

Lettori: (alternandosi)
Signore, sei stato buono con la tua terra,
hai ricondotto i deportati di Giacobbe.
Hai perdonato l’iniquità del tuo popolo,
hai cancellato tutti i suoi peccati.
Hai deposto tutto il tuo sdegno
e messo fine alla tua grande ira. Rit.

Rialzaci, Dio nostra salvezza,
e placa il tuo sdegno verso di noi.
Forse per sempre sarai adirato con noi?
Di età in età estenderai il tuo sdegno?
Non tornerai tu forse a darci vita,
perché in te gioisca il tuo popolo?
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza. Rit.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annunzia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con tutto il cuore.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme
e la sua gloria abiterà la nostra terra.
Misericordia e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra
e la giustizia si affaccerà dal cielo. Rit.

Quando il Signore elargirà il suo bene,
la nostra terra darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia
e sulla via dei suoi passi la salvezza. Rit.

Lettore: Dal vangelo secondo Giovanni - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore... Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!». (14, 26-27; 16, 32-33)

Breve momento di silenzio per la riflessione.

Guida: Preghiamo per le forti tensioni nei Balcani, nell’Irlanda del Nord e in tutti quei paesi europei che, dietro al benessere, nascondono profonde ingiustizie umane e sociali.

Viene portato in processione un vestito (pantalone o maglia), con numerose «toppe» e cuciture, simbolo delle ingiustizie che si nascondono dietro il benessere e un cartello con lo slogan: «La pace, un dono dell’amore».

Lettore: È un grande miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze, perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo mutarsi lentamente il mondo in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini. Eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritornerà l’ordine, la pace, la serenità. (Anna Frank)

Guida: Preghiamo insieme e rispondiamo:

Dona al mondo la pace.

Signore, Dio di pace, che hai creato gli uomini per essere tuoi familiari, noi ti preghiamo:

Signore che hai fatto del tuo Figlio l’artefice di ogni salvezza, la sorgente di ogni pace, il legame di ogni fraternità, noi ti preghiamo:

Signore, che susciti nei cuori i desideri, gli sforzi, le opere di pace per sostituire l’odio con l’amore, noi ti preghiamo:

Canto

Guida: Preghiamo per la guerra in Medio Oriente, in Iraq e in Afghanistan, per la lotta fra Pakistan e India, per la situazione del Tibet, il dramma del popolo kurdo e per tutti i popoli asiatici, vittime di violenze e ingiustizie.

Viene portata in processione una ciotola di riso, simbolo della miseria e della sofferenza che affliggono milioni di asiatici e un cartello con lo slogan: «Beati quelli che diffondono la pace».

Lettore: Quando avevo fame, mi deste da mangiare; quando avevo sete, mi deste da bere. Quando ero senza tetto, voi apriste le vostre porte; quando ero nudo mi deste il vostro vestito; quando ero affaticato voi mi aiutaste a trovare riposo; quando ero preoccupato, voi calmaste i miei affanni; quando ero piccolo voi mi insegnaste a leggere; quando mi sentivo solo, voi mi deste il vostro amore; quando ero in prigione, voi veniste alla mia cella; quando ero ammalato, a letto, curaste le mie necessità.

In un paese sconosciuto, mi sentii da voi come a casa mia; in cerca di un impiego mi trovaste un lavoro; ferito in battaglia, voi fasciaste le mie ferite; desideroso di cordialità, voi mi porgeste la vostra mano; quando ero negro, giallo o bianco, deriso e insultato, voi portaste la mia croce; quando ero vecchio, vi preoccupaste di sorridermi; quando ero agitato, voi mi ascoltaste e vi interessaste di me. (Madre Teresa di Calcutta)

Guida: Recitiamo insieme la preghiera del Padre Nostro, chiedendo a Dio di farci, ogni giorno, operatori di pace.

Tutti: Padre nostro …

Canto

Guida: Preghiamo per la guerra in Colombia, le ingiustizie sociali in Brasile, la sofferenza del popolo di Cuba, del Chiapas, del Venezuela e per le violenze in tutti gli altri paesi del continente latinoamericano.

Viene portata in processione una pianta, simbolo di molti popoli dell’America Latina che lottano per crescere e vivere liberi e un cartello con lo slogan: «La pace è un diritto».

Lettore: Madre, la Provvidenza mi ha fatto incontrare una statua nella quale tu resti perfetta e bella, ma tuo figlio è senza testa. Mi si è consigliato di toglierla dalla vista del pubblico. Non hanno capito che, in questa statua, ricevevo un simbolo perfetto di Nostra Signora del Terzo Mondo, di Nostra Signora del mondo senza voce.

Non è forse esattamente così che ho incontrato ad ogni istante tuo figlio e nostro fratello, il Cristo?

Conserverò la statua con il bimbo, deformata come nella vita, come nel nostro mondo, dove l’egoismo genera i mostri, dove il ricco è sempre più ricco e il povero è sempre più povero, dove le torture e gli arresti arbitrari continuano, dove la violenza di destra e di sinistra ferisce la giustizia e impedisce la pace, dove l’uomo continua a decapitare l’uomo. (Helder Camara)

Guida: Ci rivolgiamo ora al Padre celeste, rispondendo con il seguente ritornello:

Padre nostro, facci uomini e donne di pace.

- Padre buono, che in Cristo tuo Figlio ci riveli il tuo amore e ci abbracci come tuoi figli, donaci la possibilità di scoprire nella tua volontà i lineamenti del nostro vero volto.

- Padre santo, tu ci chiami ad essere santi come tu sei santo: ti preghiamo di non far mai mancare alla tua chiesa apostoli santi che aprano la via all'incontro con te.

- Padre misericordioso, dona all'umanità smarrita persone che camminino gioiosamente con tutti gli altri fratelli e sorelle verso la patria celeste.

Canto

Guida: Preghiamo per la guerra in Sudan, in Congo, in Liberia, in Nigeria e in tutti gli altri paesi dell’Africa, colpiti dalla violenza.

Viene portata una catena, simbolo delle molte violenze subite dai popoli dell’Africa e un cartello con lo slogan: «La pace, una vocazione».

Lettore: Dimentico le mani bianche che, premendo il grilletto, fecero cadere gli imperi; le mani che fustigarono schiavi e li flagellarono; le mani laccate e incipriate che mi hanno schiaffeggiato; le mani bianche che abbatterono la foresta di palme che dominava l'Africa. Signore soffocherò la mia riserva d'odio verso i diplomatici, che sorridono con i loro lunghi camini e domani baratteranno carne nera.

Ora che mi è stato dato di scegliere fra l'odio e l'amore... tra la guerra e la pace... io parlo dell'amore... invece della guerra io scelgo la pace.
(Léopold Sédar Senghor)

Guida: Invochiamo ora insieme la pace, con questa preghiera di giovani africani.

Tutti: Signore, tu hai chiamato beati
quelli che diffondono la pace:
concedi a noi di essere quelli
che sinceramente cercano la pace.
O Signore, ti preghiamo per la pace
in questo mondo. È un momento difficile.
Ognuno vuol vedere più degli altri.
Tutti vogliono imporre agli altri
la propria opinione. Tutti si armano,
pieni di superbia. Tutti agiscono come se
la pace e la guerra fossero in loro potere.
Mostra a questi prepotenti
chi è il Signore del mondo: sei tu soltanto
che puoi parlare di vita e di libertà.
O Signore, ti preghiamo di dare pace
a questo mondo. I tuoi figli
chiedono questo al loro Padre.
Fa’ che la tua pace venga in questo mondo.

Amen.

Canto

Gruppo Laici imc - Torino

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