Terzo giorno – sabato 09 febbraio 2008
in Maria Consolata
Ascoltiamo l’Allamano che ci rivela alcuni aspetti della sua vocazione: «Mai più credevo di giungere a questa età. […]. Ricordando quando ero giovane, la mia più grande consolazione è di aver sempre fatto il possibile per seguire la vocazione che il Signore mi aveva data».
«La mia vocazione pare un caso ma non lo è; avevo nove anni, gli studi elementari li avevo compiuti, e si stava pensando se dovevo continuarli o no, quando un giorno vengono a casa mia il parroco Don Allora e il sindaco. Vistomi, si volgono a mia madre e le dicono: “Che cosa fare di questo ragazzo?”. […]. Mia mamma rispose: “Gli lascio fare quel che vuole”. E mi interrogarono su quello che avrei desiderato divenire; io, confuso, non seppi rispondere a quella domanda tanto importante per me e mi misi a piangere, ma tosto essi aggiunsero: “Non bisogna perdere questo ragazzo, fatelo studiare”. […]. Mi ricorderò sempre di quelle persone, fuori della famiglia, che con i loro consigli aiutarono la mia vocazione.
Vedete, di quella piccola conversazione il Signore si servì per indirizzarmi allo studio da sacerdote. Quando finii gli studi ginnasiali, mio fratello mi consigliò di fare il liceo pubblico con lui anziché quello privato in seminario; ci riflettei un poco, ma poi quando mi vennero in capo i pericoli , le distrazioni che avrei avuto fuori, dissi a me stesso: Adesso il Signore mi vuole, chi mi assicura che da qui a tre anni il Signore mi chiamerà di nuovo?[…]. Ho detto: anche senza licenza liceale posso farmi Sacerdote! Ed ho fatto gli studi in seminario e sono ben contento. […] E poi, grazie su grazie, e gli studi riuscirono proprio bene». «Dovrei stare in ginocchio tutta la vita con la testa china, per ringraziare il Signore della vocazione».
L’Allamano ci insegna la natura del sacerdozio e come seguire la vocazione: «Per il sacerdozio è necessaria una chiamata speciale di Dio. N.S.G.C. disse: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. E [la Lettera agli Ebrei]: “Nessuno può attribuirsi questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne (Eb. 5,4). […]. L’eccellenza del sacerdozio è somma. S. Efrem: il sacerdozio è l’apice di tutte le cose. Essa si misura dai grandi uffici che ha: ambasciatore di Dio, potestà sul corpo reale e mistico di Gesù Cristo e dispensatore delle grazie di Dio. La dignità sacerdotale supera l’Angelica e quella di Maria SS:, è divina; […]. È divina perché partecipa alla potenza di Dio. S. Clemente [dice]: “dopo Dio [il sacerdote è] un Dio terreno».
«A tanta dignità deve corrispondere altrettanta santità. Ciò esige pure Dio e la S. Chiesa. Nell’Antico Testamento il sacerdote portava scritto sulla fronte “sacro a Dio” perché si ricordasse dell’obbligo di essere santo. N.S.G.C. disse agli Apostoli: “Voi non siete del mondo”, ma del cielo, cioè santi». «Io vi credo tutti buoni, ma non ancora santi. […]. E poi foste anche santi, non dice la Scrittura: “Chi è santo si santifichi ancora, chi è giusto si giustifichi di più”? E non avete ancora la perfezione del Padre, perfezione che ci propose a modello Gesù… Chi può arrivare fin lì?».
«[Nessuno si lasci] intimidire dalla grandezza del Sacerdozio, poiché se corrisponde nel prepararvisi e colla continua corrispondenza, la grazia sacramentale gli darà forza a ben adempiere gli ardui doveri inerenti al Sacerdozio».
«Ti benediciamo, o Dio Padre,
per aver donato alla Chiesa
il Beato Giuseppe Allamano
guida illuminata di seminaristi e sacerdoti.
Degnati di suscitare numerose vocazioni,
di proteggere i sacri ministri della Chiesa;