La Famiglia Missionaria della Consolata si rallegra per i 16 giovani missionari che hanno emesso i loro primi voti religiosi, culmine del loro anno di noviziato; un periodo dedicato all'approfondimento della vita spirituale, alla comprensione del Carisma della Congregazione e alla crescita nella preghiera e nella comunione. Otto giovani missionari hanno completato il loro noviziato a Sagana, Kenya, mentre gli altri otto a Morogoro, in Tanzania.

La mattina del 3 agosto 2024, persone provenienti da tutto il Kenya si sono riunite a Sagana per la celebrazione. Gli otto giovani missionari che hanno emesso i loro primi voti in Kenya provengono da diversi paesi: Repubblica Democratica del Congo, Tanzania, Mozambico e Kenya.

La Messa è stata presieduta dal Superiore Generale dei Missionari della Consolata, Padre James Bhola Lengarin, e concelebrata da numerosi sacerdoti. Molti religiosi e laici hanno preso parte alla celebrazione. Nella sua omelia, Padre Lengarin ha sottolineato il significato della decisione di questi giovani missionari di unirsi alla famiglia della Consolata.

Ha sottolineato che “la loro scelta è un impegno a servire Dio, nel ricercarlo presente nel e al servizio dell'umanità”. Sebbene provengano da diversi paesi, la loro missione trascende i confini, servendo persone di tutte le nazioni. Prendendo spunto da Genesi 12:1-4, dove Dio chiama Abramo a lasciare la sua terra natale, padre Lengarin ha comparato la chiamata di Abramo ad uscire, con la volontà dei missionari di lasciare la loro terra per servire Dio e il suo popolo. Ha concluso incoraggiando i giovani missionari ad avere fede e fiducia in Dio, che li ha chiamati al suo servizio all'interno della famiglia della Consolata.

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Padre James Lengarin, Superiore Generale

Nell'ambito della cerimonia, ai giovani missionari sono state consegnate la costituzione e la croce, a simboleggiare il loro impegno e i valori della congregazione.

Padre Geoffrey Kiria, il maestro dei novizi che ha guidato i neoprofessi durante tutto l'anno di noviziato, ha espresso il suo apprezzamento per la loro crescita spirituale. Ha osservato che "il noviziato è un tempo prezioso" e come questi giovani sono cresciuti spiritualmente, nella comprensione del carisma della congregazione, e nel rispondere positivamente alla chiamata di Dio.

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I novizi del Noviziato di Sagana, in Kenya

Morogoro in Tanzania

Contemporaneamente, un altro gruppo di giovani missionari a Morogoro, in Tanzania, hanno celebrato la loro prima professione religiosa. La Messa è stata celebrata dal Padre Vedastus Kwajaba, delegato dal Superiore Regionale della Tanzania per tale evento.

Durante un'intervista, Victus Tarimo, di 26 anni, uno degli otto giovani missionari che hanno emesso i voti a Morogoro, ha espresso “la gioia e la gratitudine al Signore per il dono della vocazione e per la famiglia religiosa di cui è entrato a far parte. Ha anche ringraziato i suoi compagni di noviziato per il cammino condiviso di preghiera, vita comunitaria, aiuto vicendevole, e i momenti di gioia vissuti durante l'anno di noviziato." Degli otto neoprofessi, due provengono dal Mozambico, tre dall'Uganda, due dal Kenya e uno dalla Tanzania.

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Celebrazione della prima professione religiosa a Morogoro, Tanzania. Foto: Paulino Madeje

Lo stesso Victus ha rivolto un ringraziamento speciale al maestro dei novizi, padre Kennedy Kimathi, per la sua dedizione e guida durante tutto l'anno, durante il quale hanno conosciuto il fondatore, la sua spiritualità e vari aspetti della vita religiosa.

Quest'anno, la celebrazione della prima professione è particolarmente importante in quanto il fondatore, Giuseppe Allamano, verrà canonizzato a Roma il 20 ottobre. Questi giovani missionari hanno avuto l'opportunità unica di unirsi alla famiglia religiosa delle Consolata, nello stesso anno in cui il loro fondatore viene riconosciuto Santo.

La prima professione religiosa di questi giovani missionari della Consolata è una testimonianza del loro impegno e adesione al Carisma del loro fondatore, Giuseppe Allamano, mentre intraprendono la loro missione al servizio di Dio e dell'umanità ovunque vengono inviati nel mondo.

* Fratel Adolphe Mulengezi, IMC, Congolese, è uno studente di Comunicazioni a Roma.

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“Il Beato Giuseppe Allamano è santo da molto tempo; ora la Chiesa lo riconosce ufficialmente”, ha detto padre Paulo Mzé in una intervista alla TV Aparecida (Brasile).

La stazione televisiva TV Aparecida del Santuario della Madonna di Aparecida a San Paolo ha invitato il 31 luglio il Superiore Regionale dei Missionari della Consolata in Brasile, padre Paulo Mzé e Suor Benildes Capelotto, missionaria della Consolata, per un'intervista sulla canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano, che si terrà il 20 Ottobre prossimo, Giornata Missionaria Mondiale, a Roma.

Grande gioia per la canonizzazione

“Per noi è una gioia immensa. In effetti, per noi, il Beato Giuseppe Allamano è santo da molto tempo; ora la Chiesa lo riconosce ufficialmente”, ha sottolineato padre Paulo Mzé ricordando che il Fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata è stato beatificato il 7 ottobre 1990. “Il miracolo che ha permesso la canonizzazione, è avvenuto proprio in Brasile, nella terra indigena Yanomami presso la Missione Catrimani, dove lavoriamo da quasi 60 anni”, ha aggiunto il padre evidenziando l'importanza di questo momento storico. “Vogliamo celebrare con tutta la Chiesa”.

Storia e carisma

Suor Benildes Capelotto ha condiviso sull'origine e il carisma delle due congregazioni fondate a Torino, quando il Beato Giuseppe Allamano era rettore del Santuario della Consolata, un centro di devozione mariana per Torino e tutto il Piemonte. “La missione specifica dei due istituti è la prima evangelizzazione e la Consolazione, con un’attenzione particolare verso i più poveri e vulnerabili. Il nostro Carisma è la missione ad gentes per portare al mondo la Consolazione”.

I missionari e le missionarie della Consolata nati rispettivamente nel 1901 e 1910, oggi sono presenti in 30 Paesi dell’Europa, Africa, Asia e Americhe.

Padre Paulo ha ricordato che il Beato Allamano, fin da quando era un giovane sacerdote, sentiva raccontare molte storie sulle missioni in Africa. “A causa della sua salute fragile non poté andare in missione, nonostante il suo cuore missionario. Però riuscì a radunare diversi sacerdoti dell’archidiocesi di Torino e del Piemonte che erano desiderosi di andare in missione in Africa. Il nostro carisma è la missione ad gentes, consacrati a portare la Consolazione nel mondo. Siamo “Consolata” di nome e di cognome, la nostra ispirazione e motto è: «Annunceranno la mia gloria alle genti» (Isaia 66,19)”

I missionari della Consolata arrivarono in Brasile nel lontano 1937 a San Manuel, San Paolo, mentre le missionarie arrivarono qualche anno più tardi, nel 1946, “quando un gruppo di suore, espulse dall'Etiopia durante la Seconda guerra mondiale, iniziarono una prima presenza a Rio do Oeste, nello Stato di Santa Catarina”, ha ricordato Suor Benildes. In seguito furono aperte altre comunità in diverse parti del Paese, in particolare nell’Amazzonia. “Il nostro carisma è portare la Consolazione nei luoghi dove nessuno vuole andare, ai più poveri, ai più vulnerabili e a coloro che soffrono”.

Qui sotto il link dell’intervista a padre Paulo Mzé e a Suor Benildes Capelotto - TV Aparecida (Portoghese)

 

Il miracolo

Uno dei momenti più toccanti dell'intervista è stato il racconto del miracolo che ha portato alla canonizzazione di Giuseppe Allamano. Suor Benildes ha raccontato la storia di Sorino, un indigeno Yanomami assalito e gravemente ferito alla testa da un giaguaro. “Altri indigeni e una suora lo trovarono insanguinato e riposero la parte della massa celebrale fuoruscita nella scatola cranica fasciandola con una maglietta e allo stesso tempo chiamarono un aereo per portarlo a Boa Vista per un intervento chirurgico. Questo avvenne il 7 febbraio 1996, all'inizio della novena in preparazione alla festa del nostro Fondatore. Tutti i missionari pregarono per la guarigione di Sorino. I medici, che inizialmente erano scettici sulla sopravvivenza di Sorino, assistettero alla sua completa guarigione, che fu riconosciuta come un miracolo dalla Santa Sede”.

Preparativi per la canonizzazione

“Stiamo preparando e sensibilizzando tutta la Chiesa. In Brasile ci sono 22 comunità, tra parrocchie, seminari e case, che si stanno preparando a celebrare il nuovo Santo", ha spiegato padre Paulo Mzé sottolineando l'importanza di celebrare questo momento storico. “L'ideale sarebbe che tutti andassero a Roma, ma ognuno celebrerà nella propria comunità. Il miracolo avvenuto in Amazzonia conferma l'importanza di questa regione per la missione della Chiesa”.

Vocazione missionaria

Al termine dell'intervista, padre Paulo Mzé ha rivolto un invito speciale a quei giovani interessati a conoscere meglio l’Allamano o diventare missionari della Consolata, incoraggiandoli a scoprire la loro vocazione e a unirsi alla missione aggiungendo: “Siamo presenti in internet e nei social media: www.consolata.org.br Twitter, YouTube, Consolata Brasil”.

* Redazione IMC Brasile con informazioni della TV Aparecida

Descritto come un missionario di grande semplicità e altruismo, padre Luís Ferraz, è mancato questo sabato, 27 luglio, a Fátima, in Portogallo. Il missionario della Consolata aveva 92 anni, di cui 66 di professione religiosa e 61 di sacerdozio.

“Affidandolo all'infinita misericordia di Dio Padre – diceva una nota dei missionari della Consolata in Portogallo – ci uniamo nella preghiera per il suo riposo eterno, rendendo grazie a Dio per il modo in cui si è consumato nella sua missione di apostolo e missionario della Consolata”.

I funerali hanno avuto luogo mercoledì 31 luglio con una messa funebre nella chiesa dell'ex Seminario della Consolata e la successiva sepoltura nel cimitero di Fatima.

Leggi Anche: un missionario semplice e umile "È bello stare con i fratelli, è bello stare con Dio!" 

Padre Luís Ferraz era visto come un missionario di grande semplicità e carità: una presenza silenziosa e amichevole nelle comunità in cui viveva. La sua biografia, che presentiamo di seguito, lo testimonia.

Un breve profilo

Nato a Formigais, Vila Nova de Ourém, il 22 luglio 1932, fece il suo ingresso nella comunità dei Missionari della Consolata in Portogallo il 18 ottobre 1951 e, sei anni dopo, nella Certosa di Pesio (Cuneo), emise la prima professione religiosa il 2 ottobre 1957. Sempre in Italia, a Torino, il 2 ottobre 1960 fece la professione perpetua e poi, nel 1962, venne ordinato diacono. Il 30 marzo 1963 divenne sacerdote.

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Padre Luís Ferraz (al centro) festeggia 60 anni di ordinazione sacerdotale con la comunità di Águas Santas, Portogallo

Trascorse i primi tre anni del suo ministero in Portogallo dove si impegnò come professore e assistente a Vila Nova de Poiares e poi come vice parroco e cappellano a Campolide. Nel 1966, padre Luís Ferraz parte per il Mozambico dove trascorse tutti gli anni della sua vita attiva come missionario.

Questi i luoghi dove offrì il suo servizio missionario: al principio lavorò nella diocesi di Inhambane, nella missione di Mavamba (1966-1967);  poi si trasferì nell’archidiocesi di Lourenço Marques (Maputo) per lavorare nella parrocchia di São Gabriel a Matola, dove è stato vice parroco (1967-1971), poi parroco di Boane (1971-1972), di nuovo vice parroco a Matola (1973-1975) e parroco dal 1975 al 1981.

La parrocchia di São Gabriel, creata il 2 luglio 1951 dai missionari della Consolata, è la madre della maggior parte delle parrocchie della periferia occidentale di Maputo. Padre Luís ha lavorato in questa parrocchia per quasi 15 anni. Ha vissuto con coraggio il difficile periodo dell'indipendenza del 1975, quando il popolo del Mozambco ha dovuto affrontare molte sofferenze lo stesso che molte famiglie portoghesi, suoi parrocchiani, che dovettero abbandonare il paese.

Seguirono gli anni difficili della rivoluzione marxista-leninista, con le sue innumerevoli restrizioni alla libertà religiosa. Padre Luís ha affrontato questi anni con la collaborazione delle missionarie della Consolata che vivevano a Matola. Nel 1981 l’Istituto consegnò la parrocchia di Matola all’archidiocesi di Maputo e lui fu l'ultimo missionario della Consolata a lavorare in quella parrocchia.

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Dal 1981 al 1986 padre Luís fu superiore nella casa regionale e qui svolse l’importante attività di sostegno alle missioni e ai missionari presenti nelle diocesi di Inhambane e Lichinga che in quegli anni di grandi difficoltà avevano bisogno di tutto: ospitalità, viaggi, acquisto di materiali e cibo, ecc.

Nel 1986 tornò a lavorare nella diocesi di Inhambane, questa volta nella parrocchia di Guiúa e nel Centro Catechistico. Insieme a padre Andrea Brevi, riaprì il Centro e la parrocchia, che erano stati chiusi nel 1983 per ordine del governo, riprendendo la formazione delle famiglie dei catechisti. Si è dedicato a questa attività formativa e alla cura pastorale delle comunità cristiane della parrocchia.

Il 13 settembre 1987, il Centro Catechistico fu assaltato dalla Renamo (Resistenza Nazionale Mozambicana). Le famiglie dei catechisti vengono rapite e il catechista Peres Manuel viene ucciso: padre Luís rimane a Guiúa, nonostante la guerra e la violenza che regnava nella zona. Il 9 ottobre 1991 fu trasferito a Mambone come parroco: assieme al padre Amadio Marchiol visse anche lì in un contesto di guerra, con molti pericoli e privazioni.

Il 4 ottobre 1992 fu firmato l'Accordo di pace che pose fine alla guerra civile del Mozambico. Nel 1993, padre Luís fu trasferito da Nova Mambone alla parrocchia di Vilanculos, sempre nella diocesi di Inhambane. Con il padre Alceu Agarez e padre Jaime C. Patias, ha assistito le numerose comunità delle parrocchie di Vilanculos, Mapinhane e Maimelane.

Il 10 novembre 1998 è stato nominato parroco di Vilanculos: ha vissuto un periodo di grande attività pastorale e di promozione umana, in un momento di pacificazione, ricostruzione e consolidamento delle comunità cristiane dopo la dispersione causata dalla guerra.

Nel 2000 è stato trasferito al Seminario Filosofico di Matola come collaboratore nella formazione ed economo e con padre Jaime C. Patias, ha collaborato alla formazione dei futuri missionari della Consolata e ha prestato servizio pastorale alle comunità cristiane delle parrocchie di Liqueleva, Liberdade e Matola fino al 2008.

L'ultimo periodo della missione di padre Luís in Mozambico si è svolto tra il 2009 e il 2015 presso al Seminario dei Missionari della Consolata nella città di Nampula. Questa tappa è stata per lui un grande salto: dal sud del Paese, dove aveva sempre lavorato, si è trasferito al nord, dovendo affrontare tutte le differenze linguistiche e culturali. Come sempre, padre Luís ha dimostrato la sua totale disponibilità, il suo spirito di ubbidienza e di servizio. Si è dedicato al lavoro di manutenzione della casa, alla formazione dei seminaristi e al lavoro pastorale nella parrocchia di Nossa Senhora da Paz.

Dopo 49 anni di passione e dedizione a quella nazione africana, nel 2015 padre Luíz è tornato in Portogallo dove ha vissuto gli anni d'oro della sua vocazione e consacrazione missionaria. Lì è stato assegnato alla comunità di Águas Santas che divenne la sua comunità di riferimento fino alla morte; trascorse questi anni dedicato ai servizi pastorali, alle Messe e alle confessioni.

Era un missionario nel vero e pieno senso della parola. Anche in età avanzata, ha sempre mantenuto un vivo spirito missionario e familiare, essendo attivo nei piccoli compiti quotidiani della comunità, che svolgeva con grande dedizione, la stessa che ha sempre caratterizzato il suo impegno verso Dio, verso il prossimo e verso la missione.

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I funerali di padre Luís Ferraz mercoledì 31 luglio a Fátima

Testimonianza e preghiera...

Padre Jaime Patias, IMC, attuale Segretario Generale per la Comunicazione a Roma, ha lasciato questa sentita testimonianza:

“Riposa in pace, caro confratello e maestro di bontà, padre Luiz Ferraz, IMC, con il quale ho avuto la grazia di lavorare per cinque anni durante la ricostruzione in Mozambico, prima a Vilankulos e poi nel Seminario Filosofico a Matola, nella grande Maputo. Rimane l'immagine di uno di quegli esseri umani eccezionali, benedetti dalla sua generosità e dal dono di sé, che ha vissuto profondamente una vita serena e lunga sulla terra. Possa ricevere la corona dei giusti da Dio, che ha servito fedelmente, e intercedere per noi! Grazie di tutto!”

* Redazione SGC con informazioni di padre Albino Brás e padre Álvaro Pacheco, IMC Portogallo.

Ho pensato di condividere con voi alcune esperienze personali che mi portano a concludere che Dio è sempre presente nella mia vita.

Dall’11 al 15 marzo 2024 abbiamo vissuto un’esperienza speciale chiamata: “settimana della fraternità”. Con altri 53 compagni e tre insegnanti siamo andati a Varseglia, ex noviziato salesiano, per fare il corso e mettere in pratica quanto impariamo ogni giorno. Il tema principale della settimana è stato “rileggere la tua storia”.

Condivido qui con voi il frutto della mia riflessione dopo questa esperienza di quasi una settimana. Sono entrato nell'Istituto nel 2002 e in questi anni sono passato da Maputo (Mozambico), San Paolo, Curitiba (Brasile), Tucupita e Caracas (Venezuela). Oggi sono a Roma e tra poco partirò per Kinshasa, la mia nuova destinazione. Queste città sono quasi tutte capitali nei rispettivi paesi o province. Eppure, sono nato in un piccolo villaggio chiamato Bovobosaa, nella provincia di Haut-Uélé nella Repubblica Democratica del Congo. Poiché il Signore mi ha chiamato, vivo solo nelle capitali dei Paesi dove Lui mi manda. Un viaggio eccezionale! Non l'avevo mai capito.

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Grazie a questo corso di “formazione continua”, ho dovuto riflettere profondamente sulla mia vita. Il corso mi ha aiutato a tornare alle origini, invitandomi a saper leggere e rileggere positivamente il mio passato, per dare importanza alla mia storia. Quando ho osato farlo, i miei occhi addormentati si sono aperti per vedere come Dio è così presente in ogni dettaglio della mia vita.

Appena arrivato a Roma, vedo sfilare tanti pellegrini e turisti che vengono da diversi angoli del mondo, solo per visitare questa grande città storica e la Città del Vaticano. Magari rimangono anche solo qualche ora ma portando con sé souvenir, foto, e cercano di essere presenti alla preghiera dell'Angelus e vedere il Santo Padre.

Non è facile venire in Italia, se lo possono permettere solo quelli che hanno sufficienti mezzi economici, eppure io, per un anno, ho vissuto nella nostra casa generalizia, che si trova proprio in diagonale rispetto al Vaticano, un luogo che tutti sognano di vedere. Posso andarci tutti i giorni, giorno e notte, perché vivo proprio accanto al Santo Padre. Mi sembra addirittura strano dirlo perché è un sogno che molti vorrebbero vedere realizzato un giorno. Nel caso mio è Lui che mi ha fatto lasciare il villaggio per portarmi dove sono adesso; Dio è sempre con me nei dettagli della mia vita e mi cerca in ogni momento.

Faccio mia anche la domanda che Dio ha fatto ad Adamo: “dove sei?”. Questa domanda mostra la preoccupazione di Dio per me. La rilettura della mia vita mi ha rimandato a Sant'Agostino che diceva: “Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature che non esisterebbero se non esistessero in te”. (Tratto da internet). E aggiungere: «Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te». Dio non è mai in pace quando mi perdo; anch’io, quando mi allontano da Lui, non sono mai in pace.

Rileggere la mia storia mi ha aiutato a sentire Dio vicino a me in ogni momento della vita. Lui mi ha preso e mi ha portato dall'ignoto al conosciuto; mi ha fatto capire che può sollevare qualcuno quando vuole e portarlo dove vuole. Per questo devo essere attento a tutto ciò che accade intorno a me, soprattutto ai piccoli dettagli della vita. Lo ringrazio per essere sempre presente in ogni fase della mia vita.

E ho capito anche che la Consolata è la via attraverso la quale Dio ha voluto raggiungermi. Un'occasione per ringraziare la mia Congregazione per ogni dettaglio nei miei confronti!

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I participanti del corso di formazione continua nella Pontificia Università Salesiana di Roma. Foto: UPS

* Padre Innocent Bakwangama Mbisamulo, IMC, è congolese e ha appena terminato un corso di formazione a Roma.

Il missionario della Consolata, Mons. Peter Makau, 49 anni, nominato dal Papa Francesco vescovo coadiutore della diocesi di Isiolo nel Kenya il 4 maggio 2024, sarà ordinato vescovo, questo sabato 27 luglio 2024, nella cattedrale di Sant'Eusebio nella Diocesi di Isiolo alle 10:00 ora locale.

Insime a molti missionari e missionarie della Consolata, alla Messa di ordinazione partecipa anche il Superiore Generale IMC, padre James Bhola Lengarin.

La Santa Messa sarà presieduta dal Nunzio Apostolico in Kenya, Mons. Bert Van Megen, l'ordinante principale.

La celebrazione in diretta su Capuchin TV

 L'ingresso di Mons. Peter Makau nella diocesi di Isiolo il venerdi 26 luglio 2024. (Video: Francisco Martínez)

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* Segretariato Generale per la Comunicazione

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