Questo sabato, 21 agosto 2021, è morto nell'ospedale di Leiria (Portogallo), padre Aventino Matias Oliveira, 88 anni di età, e una lunga vita missionaria. Alcune note sulla vita di P. Aventino
"La vocazione missionaria è un dono di cui solo nell'eternità capiremo il valore" diceva il Beato Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari e delle Missionarie della Consolata: padre Aventino Matias de Oliveira, ora deceduto, la intendeva in questo modo.
Nato a Vila de Rei, quartiere di Castelo Branco, il 24 febbraio 1933, Aventino fece parte del primo gruppo di 11 giovani che padre João de Marchi accolse a Fatima all'inizio dell'Istituto in Portogallo, in ottobre del 1944. Fu padre De Marchi, per il quale il giovane Aventino aveva una profonda stima, a guidare i suoi primi passi. Da lui citava alcune delle espressioni più eloquenti che lui stesso cercava di vivere: "Che onore, aiutare gli altri!"; "non ho mai lavorato per me stesso"; "è stata sempre la Madonna ad aprirmi la porta"; "a tutti quelli che ho incontrato ho sempre parlato dell'amore di Dio".
Giovanissimo partì per l'Italia dove completò gli studi secondari e la filosofia, per poi andare a Washington, negli Stati Uniti, dove studiò teologia all'Università Cattolica e fu ordinato sacerdote nel 1957.
Tornò in Portogallo nel 1959, lavorando nella formazione e insegnando nel seminario della Consolata ad Aguas Santas fino al 1965. Poi andò a Fatima come insegnante e animatore missionario e con il compito di curare la rivista Fatima Missionaria fino al 1968.
Nel 1968 fu destinato al Canada. Lì ha lavorato per diversi anni principalmente nel lavoro pastorale generico, nell'animazione missionaria e nella redazione e pubblicazione della rivista Réveil Missionnaire a Cap Rouge, Montreal e a Toronto. Dal 1992 al 2007 ha lavorato nella pastorale e nell'animazione missionaria a Somerset (Stati Uniti) con la responsabilità di scrivere e curare la rivista Consolata Missionaries. Ha percorso migliaia di chilometri per diffondere l'ideale missionario in tutto il Nord America.
Nel 2007, con 74 anni, tornò in Portogallo al servizio dell'accoglienza dei gruppi di pellegrini e all’attenzione di persone bisognose di una parola di sostegno e di consolazione. Aiutava anche come guida al Museo etnologico e di arte sacra della Consolata, specialmente per gruppi di lingua inglese. Noi, che abbiamo condiviso con lui gli ultimi anni della sua vita nella comunità di Fatima, abbiamo potuto vedere il suo spirito di dedizione alla missione, il suo zelo instancabile per la causa missionaria e la sua capacità di ascoltare e consigliare le persone nel ministero di riconciliazione e consolazione.
Dotato di grande lucidità e di una memoria che avrebbe fatto invidia anche ai più giovani, era un instancabile artigiano e custode di scritti, testimonianze e ricordi dei missionari e delle missioni. Era spesso invitato, soprattutto in occasione di eventi della Consolata, per parlare degli inizi della Consolata in Portogallo: parlava di quei tempi come se li vivesse ancora oggi. Coloro che lo ascoltavano, senza rendersene conto, venivano trasportati in realtà che non avevano vissuto, ma che diventavano anche loro, tale era il modo in cui raccontava gli eventi di quasi un secolo fa.
A sostegno della rivista "Fatima Missionaria" ha scritto per molti anni nella rubrica "VIDA COM VIDA", tracciando, con grande sensibilità e devozione, il profilo, la vita e la missione di tanti missionari della Consolata che, come lui, sono già partiti per la casa del Padre. Parlava correntemente diverse lingue: un dono che ha messo al servizio della missione ed era un eccellente traduttore. Recentemente ha terminato la traduzione in portoghese delle lettere del Beato José Allamano ai suoi missionari, una testimonianza della sua capacità di amore e di servizio all'Istituto della Consolata.
Che il Cristo risorto lo accolga tra coloro che hanno dato tutta la loro vita per la missione. Che riposi in pace!