In India è compito del governo e delle istituzioni impegnarsi maggiormente per garantire la tutela e la promozione dei diritti umani: lo dice all'Agenzia Fides p. Cedrik Prakash, sacerdote gesuita e attivista nel "Jesuit Refugee Service", notando che "il 2019 è è stato per la salvaguardia dei diritti umani in India un anno davvero orribile". "Da quando il governo guidato dal Baratiya Janata Party ha assunto le redini del potere nel maggio 2014, si è verificato un costante deterioramento del rispetto dei diritti umani nel paese", rileva.
Il sacerdote, citando "il rispetto della donna", in una situazione in cui "l'India ha acquisito la terribile fama di essere 'capitale dello stupro' al mondo, e una società che tratta le donne come cittadine di seconda classe, con discriminazione e violenza".
Inoltre, nota p. Prakash "la libertà di espressione e di stampa è quasi diventata una chimera: il World Press Freedom Index nell'aprile 2019 vede l'India al 140° posto su 180 paesi e anche il diritto alla privacy è costantemente calpestato".
"La situazione è critica - continua il sacerdote indiano - anche per i difensori dei diritti umani, che subiscono i minacce, coercizioni, intimidazioni, arresti, ingiurie e false accuse solo perché promuovono...