I giuristi invocano chiarezza e giustizia per le vittime delle manifestazioni di novembre per il caro carburante. Ad oggi manca un bilancio ufficiale dei morti. Almeno 208 per ong internazionali, circa 1000 per gli Usa. Parlamentare riformista non si ricandida al Majles per protesta contro gli abusi.
In una lettera indirizzata al presidente iraniano Hassan Rouhani, almeno 160 avvocati e giuristi di primo piano della Repubblica islamica chiedono di indagare sulla violenta repressione delle proteste di metà novembre contro il caro-carburante. I promotori della lettera si rivolgono al capo dello Stato, il quale nei giorni scorsi aveva chiesto di liberare gli “innocenti” arrestati, invocando severe punizioni per quanti hanno ucciso o abusato dei manifestanti.
Attribuire le dimostrazioni di piazza a “complotti stranieri”, scrivono gli avvocati a Rouhani, così come “ignorare le cause e le ragioni oggettive del malcontento popolare” non porterà ad altro che “ottenere eventi simili in futuro”. Sottolineando il fatto che le recenti proteste sono il frutto di “errori indifendibili”, prosegue la lettera aperta, i firmatari chiedono