La decisione delle dimissioni arrivata dopo le proteste di piazza e, negli ultimi giorni, in seguito all’ammutinamento di parte delle forze armate, è frutto anche delle gravi irregolarità nel contestatissimo voto dello scorso mese, certificate nel rapporto dell'Organizzazione degli Stati americani. La Conferenza episcopale boliviana chiede una soluzione costituzionale e pacifica, invitando tutti i cittadini a non cadere in atti violenti, affinché sia preservata la libertà e la vita di tutti.
Per circa mezzo punto percentuale Evo Morales aveva vinto le elezioni presidenziali dello scorso 20 ottobre al primo turno. Il distacco dal candidato dell’opposizione, Carlos Mesa, era stato infatti pari al 10,57%, sopra i dieci punti necessari ad evitare il secondo turno. L’opposizione aveva subito denunciato brogli, a seguire le proteste di piazza ed infine, la scorsa settimana, l’ammutinamento di parte delle forze dell’ordine del Paese. Ieri la decisione: elezioni anticipate e dimissioni, dopo tredici anni al potere. Morales infatti, primo presidente indigeno a guidare lo Stato boliviano, aveva iniziato il suo primo mandato nel gennaio del 2006. Sono stati arrestati per brogli i vertici della commissione elettorale, che avevano decretato pochi giorni dopo il voto la vittoria di Morales.