Rapporto Acs su libertà religiosa: 23 i Paesi con gravi violazioni

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Rapporto sulla Libertà Religiosa nel mondo di Aiuto alla Chiesa che Soffre, presentato stamani a Roma. “La libertà religiosa è la madre di tutte le altre libertà”, ha detto alla presentazione il cardinale Mauro Piacenza, presidente internazionale di Acs. A seguire per noi la conferenza stampa, Debora Donnini

 

Un viaggio intorno al mondo per misurare la temperatura della libertà religiosa di cristiani e non solo in 196 Paesi, a cui è dedicata una scheda dettagliata. Il 13.mo Rapporto biennale si riferisce al periodo giugno 2014-giugno 2016. Trentotto i Paesi con violazioni, 23 quelli in cui sono più gravi, segnati col colore rosso sulla cartina del mondo. Dal Rapporto emerge che i principali responsabili delle violazioni non sono i governi ma organizzazioni militanti. 

 

Il triste primato alla Corea del Nord
Alla Corea del Nord va la "maglia nera". E’ la nazione più chiusa, dove si ritiene che nei campi di lavoro vi siano fra i 100 e i 200 mila prigionieri, un numero sconosciuto di loro sono cristiani, imprigionati per aver avuto una Bibbia o aver partecipato a incontri di preghiera. Alessandro Monteduro, direttore di Acs-Italia:

“Per la Corea del Nord è addirittura impossibile trovare una foto di come la persecuzione per ragioni di fede, ai danni di tutti i gruppi religiosi, sia feroce. Possiamo raccontare l’episodio di un reverendo che soltanto per aver esercitato la sua attività religiosa è stata accusato di sovversione e quindi condannato, come dicevo, ai lavori forzati a vita. Possiamo anche raccontare la storia di una donna che soltanto perché accusata di aver posto in circolazione delle Bibbie è stata condanna a morte e in Corea del Nord vige il reato di colpa per associazione e quindi tutti i suoi familiari sono stati condannati alla detenzione forzata”.

 

Durissima la persecuzione verso gli yazidi
Al secondo posto vengono le gravi violazioni ai danni degli yazidi nel Nord dell’Iraq, ma anche verso i cristiani. Ancora Monteduro:

“Non posso non accennare a quanto hanno patito e patiscono tuttora le comunità yazide nel Nord dell’Iraq. Credo che sia un dovere per quello che hanno subìto. Sappiamo che  dei cristiani sono stati costretti alla fuga, ma gli yazidi hanno subìto le brutalità più feroci, soprattutto le donne, le giovani, le bambine: sono stati loro uccisi i familiari, sono state schiavizzate”.

 

Una nuova categoria: l’iper-estremismo islamico
Quest’anno il Rapporto presenta una nuova categoria di classificazione: quella dell’iper-estremismo islamico. Centrale l’utilizzo dei social media per intimorire gli oppositori mostrando gesti di estrema crudeltà e per reclutare miliziani:

“Abbiamo voluto introdurre una nuova categoria, che non era presente nelle altre edizioni, la categoria dell’iper-estremismo islamico, dell’ultra-fondamentalismo. Parliamo di gruppi terroristici come gli uomini di al-Baghdadi nell’area mediorientale dell’Iraq e della Siria, di quel Boko Haram che vuole decristianizzare il Nord della Nigeria, parliamo di al-Shabaab in Somalia con sconfinamenti in Kenya, dell’Eritrea in cui bisogna considerare che lì la persecuzione è addirittura doppia, perché c’è anche quella statale… Quindi non potevamo non considerare questa nuova categoria dell’iper-estremismo islamico, con la quale ci dobbiamo fronteggiare tutti, perché vittime di questa categoria è stato 1 Paese su 5 nel mondo. E ancora quello che sta accadendo alla comunità sciita, perpetrato sempre da parte degli uomini di Daesh, è un fatto assolutamente conclamato”.

Dalla Siria la testimonianza di mons. Hindo
Preziosa la testimonianza di mons. Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico di Hassaké-Nisibi, in Siria. Sentiamolo:

R – I cristiani vivono come tutti gli altri cittadini siriani: c’è una mancanza di tutto, non ci si può spostare o viaggiare se non in aereo…

D. – Quanti sono i cristiani nella sua diocesi?

R. – Circa 30-40 mila. Ma la metà dei cristiani sono andati via. Io parlo della Chiesa siro-antiochena…

D. – Nelle zone dove imperversa il sedicente Stato Islamico, i cristiani hanno subito molte vessazioni. Lei ha alcune testimonianze che ci può raccontare?

R. – Abbiamo avuto 35 villaggi svuotati! Tutti i cristiani assiri sono fuggiti all’arrivo dei terroristi di Daesh, che un mese dopo sono ripartiti, portando via con loro 320 persone. Un anno dopo, il 23 febbraio, hanno rilasciato l’ultimo che avevano. Ne hanno uccisi tre o quattro ma tutti gli altri sono stati salvati.

 

Passi avanti in alcuni Paesi
Ci sono però anche delle luci per qualche passo in avanti fatto da Paesi come Egitto, Buthan e Qatar. Ancora Monteduro:

“Per quanto riguarda l’Egitto, che tra i tre Paesi è il più noto, abbiamo scorto come positivo il fatto che una normativa approvata dal parlamento egiziano frapponga meno ostacoli alla realizzazione di luoghi di preghiera cristiani. Abbiamo considerato positivo anche che il generale al-Sisi decidesse – e lo ha fatto – di partecipare alla Messa di Natale dei copti ortodossi. Abbiamo riscontrato dei minimi segnali che abbiamo voluto valorizzare proprio perché vogliamo anche dare una speranza”.

Una speranza che illumina un mondo segnato dal sangue e dalle lacrime di tanti innocenti.

 

Last modified on Thursday, 17 November 2016 08:22

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