R. – Queste manifestazioni possono essere lette in due modi: gli oromo e gli amara insieme rappresentano la maggior parte della popolazione etiope, ma soprattutto per quanto riguarda gli oromo, sono stati sempre esclusi dalla gestione del potere; sono stati marginalizzati dalla minoranza tigrina che ha preso il potere ma è appunto una minoranza e rappresenta solo il 7% della popolazione, eppure gestisce i principali centri di potere del Paese. Un secondo modo è il contrasto che esiste tra un Paese che sta crescendo a ritmi vertiginosi, ma che in questa crescita non ha incluso l’intera popolazione.
D. - Ci possono essere altre motivazioni che potrebbero portare ad un aggravarsi di queste manifestazioni di protesta e di contrasto con il regime etiope?
R. - Il governo di Addis Abeba ha accusato influenze esterne in queste manifestazioni, puntando il dito su due nazioni straniere: l’Eritrea che è il Paese tradizionalmente nemico negli ultimi 20 anni - il principale avversario, che avrebbe interesse a destabilizzare l’Etiopia per renderla più fragile soprattutto con il confronto con l’Eritrea - e l’Egitto che sembra un Paese lontano ma è direttamente interessato alle questioni etiopi. Non è sicuro che l’Egitto sia dietro queste manifestazioni ma Addis Abeba lo ha denunciato più volte.
D. - È possibile immaginare un’apertura democratica del regime etiope nel prossimo futuro?
R. - Formalmente è già una democrazia nel senso che si tengono elezioni, c’è qualche forma di coinvolgimento. È chiaro che la classe politica attuale - quella che è venuta dalla rivoluzione che ha abbattuto il regime di Mengistu - tiene saldamente il potere e quindi finché non ci sarà un’apertura da parte di questa classe politica incentrata soprattutto sull’etnia tigrina, difficilmente si potrà parlare di una democrazia piena in Etiopia.
D. - Come pensa che si potrebbe evolvere la situazione che coinvolge le etnie oromo amara e queste proteste?
R. - Attualmente la repressione da parte del governo è stata durissima. Ci sono stati centinaia di arresti nelle ultime settimane soprattutto a seguito dell’imposizione dello stato di emergenza. Il rischio è che questo stato di emergenza tenda ulteriormente la situazione e la aggravi; la speranza è che si riesca ad evitare questo, ma il rischio è molto forte.