√Francesco ad Assisi: l'abbraccio con i leader religiosi del mondo

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Inizia questa domenica ad Assisi l'Incontro internazionale "Sete di Pace: religioni e culture in dialogo", organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla diocesi della città umbra e dalle Famiglie francescane. Tre giorni di incontri che si tengono nel trentennale della storica Giornata di Preghiera per la Pace (il 27 ottobre del 1986) voluta da San Giovanni Paolo II. Partecipano oltre 450 tra leader religiosi e rappresentanti di istituzioni e del mondo della cultura. Martedì 20 settembre l’atteso arrivo di Papa Francesco. Il nostro inviato ad Assisi Massimiliano Menichetti

Tutto è pronto qui ad Assisi: ancora una volta, la terra di San Francesco accoglie la volontà d’incontro e confronto che in questo luogo, quest’anno, si chiama: “Sete di pace”. Sono passati trent’anni dalla storica Giornata di Preghiera per la Pace voluta da San Giovanni Paolo II, ma le sue parole sono vere ancora oggi:

Significati e sfide che hanno attraversato il tempo riflettendosi, sviluppandosi e consegnandosi anche grazie al lavoro della Comunità di Sant’Egidio ai leader religiosi, rappresentanti di istituzioni, della cultura, dell’economia. Il mondo, in questi anni, ha visto cadere il “Muro di Berlino”, la fine della “guerra fredda”, ma anche l’accendersi di altri conflitti come la guerra nei Balcani in Ucraina, in Siria, la morte di migliaia di migranti o la crescente minaccia del terrorismo. Ma la pace è e rimane la via, come ha ribadito anche Benedetto XVI, sempre ad Assisi il 27 ottobre 2011, nel 25.mo della giornata:

E tanta è l’attesa per questa domenica quando i testimoni della pace inizieranno ad incontrarsi: interverranno in 29 panel, sessioni di lavoro e condivisione. Martedì l’abbraccio di Assisi, di tutti, sarà per Papa Francesco, poi la lettura e la consegna alle Nazioni dell’Appello per la pace 2016.

Domenica pomeriggio ci sarà l'avvio dei lavori alla presenza del capo di Stato Sergio Mattarella, la mattina presiederà la solenne celebrazione Eucaristica il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino. Su questo evento ascoltiamo il presule ai nostri microfoni: 

Saranno tre giorni in cui con forza si ribadirà che le religioni costruiscono la pace e non la violenza dice Augusto D'angelo della Comunità di Sant'Egidio, il quale sottolinea anche che si sta lavorando agli ultimi preparativi: 

 

Il Patriarca Bartolomeo
Ieri a Santa Maria degli Angeli, nel Teatro Lirik, si è dato avvio a questa tre giorni d’incontri e dove Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, ha ribadito che possiamo preservare la pace e salvaguardare il nostro pianeta soltanto attraverso la cultura del dialogo. E oggi proprio Bartolomeo I ha ricevuto, presso l’Università per Stranieri di Perugia, la Laurea “honoris causa” in Relazioni Internazionali. Il prof. Marco Impagliazzo presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo e presidente della Comunità di Sant’Egidio ha rimarcato l’impegno per il dialogo, la pace, la cura del creato espresso da Sua Santità. La Chiesa ortodossa non teme il dialogo ha ribadito nel suo discorso il Patriarca Bartolomeo:

Il granduca di Lussemburgo
Corale, ieri, il grazie alla Comunità di Sant’Egidio per l’impegno in favore della pace ed il pensiero per le vittime del terremoto in Centro Italia. Il granduca di Lussemburgo, Henri, ha evidenziato il messaggio di speranza portato a Lesbo da Bartolomeo insieme a Papa Francesco”.

Andrea Riccardi
“Il dialogo è l’intelligenza della coabitazione - ha affermato nel suo intervento Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio - un'arte necessaria in un universo fatto di religioni, culture, civiltà differenti. Non un’unica civiltà, ma la più grande civiltà: la civiltà del vivere insieme”.

Mohammad Sammak, portavoce del Gran Muftì del Libano
“I rapporti tra religioni diverse non possono basarsi sull’eliminazione, come fa oggi l’Isis” - ha ribadito Mohammad Sammak, consigliere politico del Gran Mufti del Libano – ma “sulla fede nel pluralismo e nella diversità”.

 

Tutti, insieme al Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti, hanno raggiunto il Chiostro Sisto IV, dove il Papa ha salutato personalmente uno ad uno con i rappresentanti delle Chiese e delle religioni mondiali, rappresentanti istituzionali, del mondo della cultura, i vescovi dell’Umbria e un gruppo di rifugiati che hanno partecipato all’incontro per la pace. Tra i flash delle macchine fotografiche, Francesco ha guardato tutti negli occhi, parlato con tutti, incoraggiato e con la delicatezza di un padre ha accarezzato e benedetto i bambini presenti e chi era seduto in sedia a rotelle. Tanta la gioia e la commozione.

Nella terra di San Francesco risuonano le parole del Successore di Pietro pronunciate questa mattina nella Messa a Santa Marta, in Vaticano, e che hanno orientato ancora di più i cuori di tutti alla preghiera, alla penitenza, al “pianto per la pace”; “per sentire - come ha detto il Papa - il grido del povero”.

Il vescovo di Assisi: credenti e non credenti insieme per la pace

 “La pace è un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. La pace è una responsabilità universale: essa passa attraverso mille piccoli atti della vita quotidiana. A seconda del loro modo quotidiano di vivere con gli altri, gli uomini scelgono a favore della pace o contro la pace”.

“Vorrei assicurarvi che la Chiesa cattolica non desisterà dalla lotta contro la violenza, dal suo impegno per la pace nel mondo. Siamo animati dal comune desiderio di essere pellegrini della verità, pellegrini della pace”.

– C'è una grande partecipazione; sto cercando adesso di organizzare tutto il necessario per l’accoglienza degli ospiti e dei tanti che vorranno prendere parte ai singoli momenti della tre-giorni.

– “Sete di pace: religioni e culture in dialogo”. Lei ha ribadito: un incontro importantissimo in un mondo ormai del tutto globalizzato …

– Le sfida sono evidentemente tutte le situazioni di tensioni, di guerre e di conflittualità nelle diverse regioni del mondo. E’ un mondo globalizzato in cui però non si è globalizzata la solidarietà e sembra davvero così difficile individuare il bandolo della costruzione della pace. Sono tre giorni in cui tutti gli uomini, credenti ma anche non credenti, aperti - aperti al dialogo, aperti al mistero – si vogliono incontrare per dire un “no”, un “no” deciso a ogni forma di violenza, di guerra e per dire un “sì” alla cultura dell’incontro, del dialogo.

– Un incontro, quello di Assisi, che è passato attraverso tre Papi; ci sarà anche Papa Francesco …

– Il Papa sicuramente porterà l’impegno di tutta la Chiesa cattolica a procedere, come sta facendo, nella direzione della costruzione della pace e del dialogo con tutti gli uomini di buona volontà. Naturalmente, da credenti, da cristiani, qui, poi, ad Assisi, con la testimonianza di Francesco noi porteremo anche lo specifico cristiano. Non va dimenticato che questa giornata nacque nel 1986 e tale deve restare: una giornata di preghiera e dunque il valore della preghiera. Di fronte alla difficoltà di costruire la pace, non c’è che la grazia che ci possa realmente accompagnare aprendo i cuori. Poi, tutte le iniziative necessarie sul versante politico, economico, culturale … Ma abbiamo bisogno di rivolgerci a Dio, al suo Santo Spirito perché ci tocchi i cuori.

– Domenica alla solenne celebrazione eucaristica che lei presiederà, cosa dirà? Il cuore del suo messaggio …

– La Parola di Dio mi aiuterà perché sarà un discorso sulla ricchezza; si ricorderà che non si possono servire due padroni e in ogni caso, la ricchezza materiale serve per aprire il cuore ai fratelli in difficoltà, e dunque non c’è dialogo che tenga là dove non c’è apertura di cuori, di mente, accoglienza … E la Chiesa dev’essere in prima linea, è la Chiesa di Gesù che si fa ritrovare, quasi ci dà appuntamento nei più poveri: bisogna che essi vengano posti al centro della nostra attenzione, del nostro amore.

 

– Direi che i preparativi per questo 30.mo anniversario vanno benissimo: si lavora di gran lena, ma si lavora fortemente contenti perché ci si rende conto che è un momento importante. Poi la presenza del presidente Mattarella domani e di Papa Francesco nella giornata conclusiva ci riempiono di felicità. Saranno giornate molto belle ed interessanti in cui imparare tante cose nuove e scoprire che gli uomini religiosi possono diventare amici e far da modello a tutti gli altri. Perché in fondo oggi in Europa, per esempio, c’è un grosso problema di integrazione; e il conoscersi reciprocamente, il rispettarsi e lo stimarsi a vicenda possono essere un veicolo di grande integrazione.

– La sfida è riunire le religioni e le culture di tutto il mondo, che si pongono in una dimensione di dialogo: qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere in questo 30.mo così carico di aspettativa?

– Direi che l’obiettivo principale è quello di dimostrare ancora una volta che le religioni possono dialogare tra di loro; che ci deve essere un senso unitivo nel mondo piuttosto di seguire le voci che chiamano alla divisione e al porsi gli uni contro gli altri.

– Vengono chiamati “panel” questi luoghi dove ci si incontra e ci si confronta. Molti dicono che la prossimità più bella è quella che c’è anche nei vicoli di Assisi, dove poi tutte queste persone si ritrovano in maniera informale e in realtà tessono un dialogo, un incontro vero…

– È così e direi di più. Da un lato, i panel servono a conoscersi reciprocamente e a far presente al pubblico che queste realtà man mano si avvicinano su tanti problemi fondamentali. Dall’altro, è anche vero che l’amicizia e le connessioni che nascono tra i diversi capi delle diverse religioni, in quei vicoli che tu citavi, sono importanti perché in fondo, conoscendosi, cresce la fiducia reciproca, la conoscenza reciproca, il rispetto reciproco, e crescono le occasioni per poter collaborare su tanti temi importanti per tutte le religioni.

– Qual è l’augurio della comunità per questo evento?

– Che questo evento possa essere molto importante proprio nel ribadire, come si fece 30 anni fa con San Giovanni Paolo II, che anche in un clima di conflitti – all’epoca c’era la Guerra Fredda, mentre oggi i conflitti sono spezzettati – gli uomini di religione assieme possono trovare delle vie di pace. Cioè le religioni possono essere o la benzina che innaffia e fa incendiare maggiormente i conflitti oppure l’acqua che li spegne. Io penso che si dimostri che possano essere l’acqua che li spegne.

E’ un'Assisi dal cielo plumbeo, a tratti piovoso, quella che attende il Papa che atterrerà domani in mattinata nel campo sportivo “Migaghelli” a Santa Maria degli Angeli, proprio alle pendici del Monte Subasio. Ad aspettarlo nella terra di San Francesco, nel 30.mo anniversario dell’Incontro interreligioso per la pace tra i popoli, voluto da San Giovanni Paolo II, oltre 450 leader del mondo, ma anche esponenti istituzionali del mondo dell’economia e della cultura. Francesco, accolto dalle bandiere vaticane bianche e gialle che sventolano dalle finestre, arriverà al Sacro Convento; poi l’abbraccio dei rappresentanti delle Chiese e delle religioni mondiali nonché dei vescovi dell’Umbria. Nel pomeriggio ci sarà in diversi luoghi un momento di preghiera per la pace; poi la cerimonia conclusiva con la consegna del Messaggio 2016. Intanto, tra oggi e domani, si tengono i 29 panel previsti, che spaziano dalla guerra alla giustizia sociale, dall’ambiente allo sviluppo tecnologico, passando per la sfida delle migrazioni, la lotta alla povertà o la piaga del terrorismo.

"Il dialogo necessità di equilibrio. Non sopraffà, ma soprattutto non priva gli interlocutori della loro propria natura. Esso è conoscenza reciproca; è interconnessione e mai sincretismo culturale o religioso (...) I nostri grandi Padri della Chiesa non hanno mai avuto paura del dialogo con l’ambiente spirituale della loro epoca, come anche con i filosofi pagani dei loro tempi. In questo modo hanno influenzato e plasmato la civiltà della loro epoca e ci hanno consegnato veramente una Chiesa ecumenica”.

Il presidente del Centrafrica
Da parte sua, il presidente del Centrafrica Faustin Touadéra ha ricordato la recente visita del Pontefice nel Paese dove ha aperto la prima Porta Santa del Giubileo della misericordia. Ebrei e musulmani hanno condannato il terrorismo e parlato di  pluralismo, diversità e rispetto. Tutti hanno ribadito che la violenza non ha nulla a che fare con la religione. Tre i punti di riflessione lanciati, sulle orme di Papa Francesco, dal filosofo Bauman: la “promozione della cultura del dialogo per ricostruire il tessuto della società”, l’equa “distribuzione dei frutti della terra” e l'insegnamento della cultura del dialogo ai giovani, così da “fornire strumenti per risolvere i conflitti in modo diverso da come siamo abituati”.

Mons. Lebrun, arcivescovo di Rouen
Tanti gli interrogativi sollevati da dall’arcivescovo francese di Rouen, Dominique Lebrun. Il prelato ha ricordato l’assassinio di padre Jacques Hamel, durante la Messa, per mano di due che “si professavano di fede islamica”. Citando più volte il Vangelo ha declinato l’amore di Dio che sempre è pronto a perdonare. E contro ogni barriera ha evocato lo scorso 31 luglio, quando, come una “grande famiglia umana”, numerosi musulmani sono andati in visita “alle nostre assemblee domenicali”.

Il Rabbino Avraham Steimberg
Infine, il rabbino Avraham Steimberg, respingendo categoricamente il fondamentalismo, ha condotto l’assemblea nella tradizione ebraica dove “tra i nomi regali del Signore” c’è la parola pace. Ha spiegato dunque che il suo perseguimento è “un dovere” e al contempo la più grande “benedizione” del Creatore.

 

  1. Il Papa è ad Assisi dove prenderà parte questo pomeriggio alla cerimonia che chiude l’Incontro di oltre 500 leader religiosi del mondo, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Diocesi della città umbra e dalle Famiglie Francescane sul tema: “Sete di Pace: religioni e culture in dialogo”. Francesco si ha pranzato nel refettorio del Sacro Convento insieme ai capi religiosi e ad alcuni rifugiati, vittime delle guerre. Il nostro inviato Massimiliano Menichetti
  2. Trenta anni fa San Giovanni Paolo II radunò tra queste mura e campane secolari, i leader religiosi del mondo per promuovere la pace nel segno del dialogo, erano poco più di 100. Oggi la prima istantanea è quella di oltre 500 esponenti delle fedi di tutto il globo, che incontrano Papa Francesco nel solco profetico tracciato dal Papa polacco.
  3. L’elicottero con a bordo il Papa ha solcato un cielo limpidissimo per atterrare poco dopo le 11.00 nel campo sportivo “Migaghelli” a Santa Maria degli Angeli, proprio sotto Assisi. Ad accoglierlo, per primo, il calore del vescovo della città, mons. Domenico Sorrentino, insieme alle autorità istituzionali, tra le quali il sindaco Stefania Proietti. All’arrivo al Sacro Convento, il Papa è sceso dalla sua auto dirigendosi senza esitazione, sorridente, verso Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli; poi ancora abbracci con il Patriarca siro-ortodosso di Antiochia, Sua Santità Ignatius Aphrem II,  con l'arcivescovo di Canterbury e Primate della Chiesa di Inghilterra, Sua Grazia Justin Welby. Calore anche con il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, e con il vice-presidente dell’Università Al-Azhar, il prof. Abbas Shuman.
  4. Poi il pranzo comune nel refettorio del Sacro Convento, con alcune vittime delle guerre. A seguire incontri personali, quindi il momento di preghiera in diversi luoghi di Assisi. Nella Basilica inferiore di San Francesco si terrà la preghiera ecumenica dei cristiani. Seguirà la cerimonia conclusiva con tutti i leader delle religioni del mondo, l’atteso discorso del Santo Padre e la lettura dell’Appello di Pace, che verrà consegnato ai bambini di varie nazioni.
Last modified on Wednesday, 21 September 2016 19:54

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