Migranti: in 65 milioni costretti a fuggire dai loro Paesi

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Nel mondo sono 65 milioni i migranti forzati, di cui 24 milioni e mezzo sono rifugiati e richiedenti asilo. 4.899 sono le persone che hanno perso la vita per raggiungere l’Europa, di queste 3.654 nel Mediterraneo. In Europa sono state presentate circa un milione e 400 mila domande di protezione internazionale, un valore più che raddoppiato rispetto al 2015. Sono i dati riferiti alla fine dello scorso ottobre, contenuti nel Terzo Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016, presentato oggi a Roma a cura di Anci, Caritas italiana, Cittalia e  Fondazione Migrantes. Francesca Sabatinelli

 

Fuggono dai 35 conflitti in corso e dalle 17 situazioni di crisi nel mondo. Scappano dalle disuguaglianze economiche, da quelle nell’accesso al cibo e all’acqua, dagli attentati terroristici. Degli oltre 65 milioni di migranti forzati nel mondo, il 51% sono minori, provenienti da Afghanistan Eritrea, Siria e Somalia, 98mila dei quali non accompagnati. Il 98% dei rifugiati arriva da Siria, Afghanistan Somalia Sud Sudan e Sudan, e si trova in Paesi in via di sviluppo, in testa la Turchia, seguita da Pakistan e Libano. A cercare la strada dell’Europa illegalmente sono state oltre un milione e ottocentomila persone, attraverso diverse rotte, soprattutto quella orientale del Mediterraneo e quella dei Balcani. In Italia alla fine di ottobre erano arrivate più persone che in tutto il 2015, per la maggior parte maschi. Mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes della Cei:

Abbiamo assistito, quest’anno, a una crescita del numero degli sbarchi: siamo già a circa 160 mila alla fine di ottobre, rispetto ai 154 mila dello scorso anno, e probabilmente raggiungeremo e supereremo i 170 mila del 2014. E’ chiaro che una politica di esternalizzazione alla Turchia dei richiedenti asilo e rifugiati che viaggiavano verso l’Egeo, ha portato a una crescita di sbarchi, come era prevedibile, soprattutto sulle coste italiane; e l’Italia sta accogliendo uno su tre delle persone che sono sbarcate”.

In tutto il territorio italiano risultano ad oggi 170mila persone. In tre anni – sottolinea il rapporto – è stata del 300% la crescita del numero delle accoglienze nelle strutture precarie straordinarie, mentre è aumentato del solo 20% il numero delle persone negli Sprar, ossia il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, una seconda accoglienza, finalizzata all’integrazione sociale ed economica. Ancora mons. Perego:

L’accoglienza diffusa e non volontaria è la risposta a un’accoglienza che unisca anche la capacità di un servizio che sia non un servizio legato soltanto al Comune, ma che possa essere realizzato anche dalle parti sociali che vivono in quel comune, come associazioni e le cooperative, così come avviene per tutti gli altri servizi, che siano accreditate attraverso un tavolo territoriale e un piano di zona. Cioè, occorre far diventare strutturale questa esperienza di accoglienza che, lo sappiamo, non durerà soltanto pochi mesi ma sarà uno degli aspetti su cui ridisegnare le nostre città e i nostri comuni nel futuro”.

Ciò che appare evidente, nella lettura del rapporto, è che in Italia aumentano le domande di protezione internazionale, ma che diminuiscono gli esiti positivi. Un calo dovuto, spiegato dal Viminale, alla diminuzione dei siriani e al fatto che le richieste ad oggi arrivano soprattutto da cittadini di Nigeria, Pakistan Gambia, Senegal e Bangladesh. La raccomandazione del rapporto è soprattutto quella di arrivare ad una definitiva implementazione di un sistema unico di accoglienza, perché “più sarà l’inclusione, più sarà il volontariato, meno sarà lo sfruttamento”.

Last modified on Sunday, 20 November 2016 22:14

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