Quale libertà in Europa?

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Massafra (Ccee): “Lo Stato laico ha il dovere di garantire la libertà di pensiero ai cittadini e anche alle Chiese”

 “In un’Europa pluralista siamo convinti che ci sia bisogno di una visione cristiana della libertà umana. Non c’è libertà al di fuori di una libertà ‘con’ e ‘per’ gli altri”. Nell’anniversario dei 70 anni della fine della seconda guerra mondiale il Comitato congiunto del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e della Conferenza delle Chiese europee (Kek) ha espresso nel messaggio "Per un'Europa della libertà" la riflessione sulla tensione esistente oggi tra “la” libertà e “le” libertà intese come diritti soggettivi che ha impegnato i circa 30 vescovi partecipanti in un incontro dal 6 all’8 maggio a Roma. In senso opposto ad una concezione della libertà come mera “soddisfazione individualista”, i vescovi europei chiedono, al contrario, una libertà che “denuncia l’oppressione e la violenza contro le donne in nome della religione”, che “salvi i migranti nel Mediterraneo”, che esprima “solidarietà contro i pregiudizi sui Rom” e riconosca l’interesse delle comunità religiose ad accompagnare la riflessione sulle questioni ambientali in vista dei colloqui di Parigi di dicembre sul cambiamento climatico. Gli interventi della Chiesa in ambito pubblico sono visti talvolta come una ingerenza o come una mancanza di rispetto della laicità degli Stati: Aleteia ne ha parlato con mons. Angelo Massafra, vescovo di Scutari-Pult e vice presidente Ccee, che nell’incontro di Roma ha tenuto una relazione su La voce pubblica delle chiese all’interno di una società individualizzata.

Perché avete scelto questo taglio per la riflessione sulla libertà e le libertà?
 
Massafra: Il consumismo – lo abbiamo visto in modo evidente in Albania dopo la caduta del regime comunista –ha portato a chiudersi all’altro. Produrre, arricchirsi, consumare sono diventati un imperativo che porta anche a mettere da parte la famiglia, oltre a produrre un livello di stress a livello personale senza precedenti. Basti pensare al dilagare del consumo di psicofarmaci. Questo meccanismo è quindi deleterio sia a livello individuale che sociale. L’uomo sta perdendo la bellezza del contatto umano. Nell’incontro del comitato Ccee-Kek che si è tenuto lo scorso anno ad Hannover abbiamo affrontato il tema dei social network e dei rapporti virtuali che coinvolgono soprattutto i ragazzi portandoli spesso a non sapere affrontare i rapporti di amicizia “dal vivo”. Come vescovi europei abbiamo voluto sottolineare la necessità di tornare ad essere uomini e donne in relazione con l’altro. La fede ci aiuta molto a vivere il senso della comunità e poniamo questo valore a vantaggio di tutti.
 
L’intervento della Chiesa in ambito pubblico è spesso considerato un’intromissione: come rispondere?
 
Massafra: La fede non può essere confinata nelle sacrestie, come si diceva una volta, né nella sfera privata. Nasce da un incontro personale con Cristo che ci salva, ma l’uomo salvato non può non interessarsi dell’altro, non può non entrare nella sfera pubblica con gesti di annuncio, condivisione, solidarietà. In Albania nel 1945 ci fu una persecuzione violentissima contro i cristiani, e in particolare la Chiesa cattolica alla quale apparteneva l’intellighenzia del Paese. Dal 1967, invece, l’appartenenza religiosa fu tollerata, ma non si poteva esprimere in pubblico. Chi veniva visto fare un segno di croce finiva in carcere. Tutto ciò non è ammissibile nelle società democratiche. Lo Stato laico rivendica la propria autonomia riguardo alla religione ma uno dei suoi doveri è garantire i diritti dei cittadini e la libertà di pensiero. Ogni Chiesa ha il diritto di esprimere comunitariamente la propria fede e di intervenire in ambito pubblico rappresentando non una parte politica ma i valori del Vangelo. Ha il diritto e anche il dovere di difendere sempre l’uomo e la sua dignità. Torno ancora sul mio Paese per sottolineare come, in vista delle elezioni amministrative di giugno, la Chiesa cattolica ha prodotto un documento nel quale è stato messo il dito su problemi grandi come la corruzione o il voto di scambio, invitando però tutti ad esercitare il proprio diritto di elettore e di scegliere tra i candidati in base al programma di interventi nel sociale, soprattutto a favore di poveri e giovani.
 
Le Chiese europee e le diverse confessioni cristiane sono pronte ad avere una voce comune in questo dibattito pubblico sui diritti?
 
Massafra: Papa Francesco, ricevendoci in udienza, ha ricordato come 500 anni, al tempo della Riforma di Lutero, i cristiani in Europa hanno combattuto gli uni contro gli altri. Stamattina, aprendo i lavori, il cardinale Koch ha iniziato il suo intervento ricordando che proprio tra due anni ci saranno le celebrazioni per i 500 anni della Riforma luterana ed esprimendo gli auguri per il cammino verso questo importante anniversario. Il tempo ci ha fatti crescere nella consapevolezza e nella stima reciproca. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere gli errori commessi così che altri, oggi, potrebbero imparare dal nostro esempio a non cadere nelle trappole dei fondamentalismi. Siamo in cammino ma, come ha detto oggi il presidente della Kek, il reverendo anglicano Christopher Hill, presentando il bilancio di questo incontro annuale, il clima è davvero positivo e costruttivo.

Fonte: http://it.aleteia.org/ 

 

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