Kathleen Baker, argento nei 100 dorso, convive con il morbo di Crohn.
Tra gli atleti delle Olimpiadi di Rio ci sono storie incredibili, che mettono in scena il coraggio e la tenacia di uomini e donne che hanno saputo superare grandi difficoltà, per tornare poi a essere ciò a cui maggiormente tengono: degli sportivi, dei campioni, che abbiano vinto o meno delle medaglie.
Il tuffatore britannico Chris Mears, che insieme a Jack Laugher, ha conquistato l’oro nel trampolino da 3 metri (e già questa è un'impresa perché è il primo oro nei tuffi della Gran Bretagna) nel gennaio del 2009 all’età di 16 anni, aveva contratto il virus di Epstein-Barr, lo stesso responsabile della mononucleosi e di alcuni tipi di linfoma, che gli aveva causato la rottura della milza. Ricoverato in ospedale, aveva perso moltissimo sangue ed era entrato in coma. I medici gli avevano dato il 5% di possibilità di sopravvivenza. Lui ce l’ha fatta, e oltre alla vita ha riacciuffato anche la passione per i tuffi che l’ha portato, sette ani dopo, sul gradino più alto del podio.
Al canottiere del Sudafrica, Lawrence Brittain, che in coppia con Shaun Keeling ha vinto l’argento nel due senza (la gara in cui i nostri Abagnale e Di Costanzo sono arrivati terzi), due anni fa è stato diagnosticato il linfoma di Hodgkin, il cancro ai linfonodi. Una passione di famiglia visto che il fratello Matthew Brittain è stato il vincitore della medaglia d'oro nell'4 senza, pesi leggeri, a Londra 2012.
La nuotatrice americana Kathleen Baker che ha conquistato l’argento nei 100 metri dorso, deve convivere con il Morbo di Crohn, una malattia rara e autoimmune che rende difficile la vita di tutti i giorni.
La nostra Valentina Truppa, 30enne amazzone milanese, poco più di un anno fa andò in coma dopo una brutta caduta da cavallo. Due giorni prima della gara anche il suo fedele Chablis si è infortunato, riprendendosi però velocemente. Dopo la gara, le lacrime e l’abbraccio al suo cavallo. E poi un toccante messaggio su facebook: «A te compagno di mille avventure dopo 15 anni insieme,vincitore morale di questa olimpiade per tante ragioni non ultima la ripresa in 24 ore dall'infortunio, tirando fuori il tuo lato guerriero, sono stata più cauta io poi, posso solo dire GRAZIE con tutto il mio cuore per quest'ultima grande avventura! Abbiamo affrontato tutto insieme da junior a un'olimpiade, cosa si può chiedere ancora? Ora mio grande compagno di vita avrai il giusto riposo che un campione come te merita. Grazie per i risultati dati a me e all'Italia in questi anni. Sarai il mio eroe sempre! Con amore, Valentina».
La più giovane atleta che ha partecipato alle Olimpiadi di Rio è la 13enne nepalese Gaurika Singh, che ha gareggiato nei 100 dorso. Anche la sua è una storia incredibile: era a Katmandu con la usa famiglia quando il 15 aprile 20125 c’è stato il terribile terremoto che ha causato circa 9.000 vittime. Vive al quinto piano di un palazzo, e l’uncia cosa che ha potuto fare è stata nascondersi sotto un tavolo. L’edificio era nuovo e non è crollato come tanti altri palazzi. Ora vive e si allena a Londra.
Il belga Moaurad Laachraoui è campione europeo di taekwondo. Il suo cognome è noto alle cronache perché il fratello naijm è statao unod egli attgetnatori kamikaze che si sono fatti espldoer eall’aeroprto Zaventern di Bruxelles. «Mi manca come fratello», ha dichiarato. «E’ terribile quello che ha fatto ma sono più arrabbiato con chi lo ha portato a farlo».
Rafaela Silva è cresciuta nelle favelas di Cidade de Dues. A 7 anni il padre ha portato lei e la sorella Raquel al Club Escolar, una sorta di doposcuola, per sottrarle ai pericoli della vita sulla strada. Entrata in un progetto dedicato ai giovani delle favelas, ha cominciato la sua carriera di judoka che l’ha portata a vincere la medaglia d’oro (la prima dei giolchi per il Brasile) nella categoria 57 kg. «Spero di essere di esempio ai bambini che vivono ancora nelle favelas», ha dichiarato dopo la vittoria.
Ha ben 62 anni l’atleta più anziana dei Giochi di Rio. Si chiama Julie Brougham, neozelandese, e la sua specialità è il dressage. Pur essendo amazzone sin da piccola queste sono le sue prime Olimpiadi.
E infine una delle componenti della squadra dei rifugiati, la siriana Yusra Mardini, che ha gareggiato nei 100 stile libero e nei 100 farfalla. Fuggita dalla Siria con la sorella si è imbarcata su una delle tante carrette del mare in cui erano stipate venti perone mentre ne poteva contenere solo sette. In prossimità dell’isola di Lesbo la barca si ferma. E allora Yusra, che sa nuotare bene, si getta in mare e la spinge fino a quando la costa non è vicina. La sua è stata una storia a lieto fine, visto che ha potuto ricongiungersi con la sua famiglia a Berlino, e riprendere gli allenamenti.
Fonte: http://www.famigliacristiana.it/