Pagina neobibblica a partire da Atti 4,34-37; 5,1-11
Secondo il carisma i Missionari della Consolata vivevano come fratelli, tutto lo mettevano nella cassa comune, tranne le eccezioni riportate dalle costituzioni. Nessuno mancava di niente. Tutti i soldi, i beni come donazioni eredità od altro, che riceveva ogni missionario, lo consegnava all’Amministratore per l’usufrutto di tutti. Cosí in quei giorni un missionario ricevette una forte somma e la consegnò.
Capitò invece che due missionari incaricati delle relazioni con i benefattori, soprattutto con gli anziani pensionati, ebbero come donazione in eredità una proprietà di grande valore. Si misero d’accordo tra di loro, fecero la vendita, ed una parte la consegnarono in banca a loro nome mentre il rimanente andarono a metterlo a disposizione dell’amministratore.
Como non c’è niente nascosto sotto il sole, all’amministratore era già pervenuta la notizia di quella manovra sleale contro il voto di povertà.
All’arrivo del missionario questi gli domando se fosse quella la somma in cui avevano venduto la proprietà, e lui rispose di si.
L’amministratore all’ora gli disse di non aver ingannato solo ai confratelli ma anche a Dio e gli diede il decreto di esclaustrazione preparato e firmato dal Superiore Generale, decretando cosí la morte di quel religioso falso per l’Istituto.
Poco dopo arriva l’altro missionario, senza sapere cosa era capitato al suo compagno. L’Amministratore domanda anche a questo la cifra per la quale era stata venduta la proprietà. Il religioso, d’accordo con l’altro, cita lo stesso valore della supposta vendita, mentendo anche lui.
L’Amministratore gli dice allora: sappi che per il vostro inganno il tuo compagno è stato esclaustrato e tu avrai la stessa sorte. Gli consegno poi il decreto corrispondente nel quale si certificava, anche per lui, la sua morte per l’Istituto.
Tutti i confratelli rimasero stupefatti e approvarono la decisione dei superiori.