PREGHIAMO CON GIUSEPPE ALLAMANO

Published in Preghiera missionaria

Il 28 giugno 2007, nella basilica di S. Paolo fuori le Mura in Roma, Benedetto XVI si rivolgeva ai fedeli presenti con queste parole: «Questa sera il nostro sguardo si volge a san Paolo, le cui reliquie sono custodite con grande venerazione in questa Basilica. All’inizio della Lettera ai Romani, come abbiamo ascoltato poco fa, egli saluta la comunità di Roma presentandosi quale «servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione» (1,1). Utilizza il termine servo, in greco 'doulos', che indica una relazione di totale e incondizionata appartenenza a Gesù, il Signore, e che traduce l’ebraico ‘ebed’, alludendo così ai grandi servi che Dio ha scelto e chiamato per un’importante e specifica missione. Paolo è consapevole di essere “apostolo per vocazione”, cioè non per autocandidatura né per incarico umano, ma soltanto per chiamata ed elezione divina».

Il beato Giuseppe Allamano, cent’anni prima, parlando ai suoi missionari affermava: «Amore, energia, zelo! Per questo bisogna amare molto Nostro Signore, amarlo svisceratamente, come lo amò San Paolo. Non dobbiamo mai dimenticare l’Apostolo delle genti. È nostro Protettore naturale».

Lasciamoci accompagnare dal Beato Allamano in questa nostra preghiera all’Apostolo delle genti, affinché in questo anno giubilare a lui dedicato, possiamo ottenere dal Signore zelo apostolico in cui egli seppe particolarmente eccellere.

 

Dalle Lettere di Paolo

«Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne (Rm 9,3).

«Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,35-39).

«Per conto mio mi prodigherò volentieri, anzi consumerò me stesso per le vostre anime. Se io vi amo più intensamente, dovrei essere riamato di meno?» (2Cor 12,15).

 

Parlando del grande Apostolo delle genti, Giuseppe Allamano fa uso di questi tre passi presi dalle sue lettere, per sottolineare tre atteggiamenti importanti per ogni cristiano e particolarmente per un apostolo.

-          Energia: «Paolo, senza nulla concedere alla carne e al sangue, mise il suo carattere ardente a disposizione di Nostro Signore, per la propagazione della fede… Quanta energia aveva!... Noi dobbiamo imitare San Paolo. Non essere testardi, no, ma tenaci; o, se volete, avere una santa testardaggine. Coloro che sono tenaci fanno molto del bene. Dovete essere tenaci di carattere. Abbiamo bisogno di gente energica. Chi è energico si santifica… Potete farvi santi senza fare miracoli, ma non senza lavorare».

-          Amore: «Basta leggere certi versetti delle sue lettere per conoscere l’amore sviscerato che egli portava a Nostro Signore. “Chi mi separerà da Nostro Signore?” andava egli ripetendo… E non erano solo parole, perché difatti non si perdette di coraggio di fronte alle persecuzioni, alle flagellazioni, alla lapidazione, ai pericoli per terra e per mare, alle insidie dei suoi nemici. Il Signore lo fece passare per tutte le peripezie, e lui sempre fermo! E lanciava l’anatema a chi non avesse amato Nostro Signore!... È così che si prova l’amore: lavorare, affaticarsi, sacrificarsi per Lui; non lasciarsi separare da Lui da nessuna tentazione, da nessuna prova, da nessuna difficoltà; tutto riferire a lui e niente a noi stessi. Ecco l’amore che dobbiamo chiedere a S. Paolo: amore ardente, fattivo, costante».

-          Zelo: «Basta un rapido sguardo alle sue Lettere, per farsi un’idea dello zelo che aveva per la conversione degli Ebrei. Uno zelo tale che non solo lo faceva pronto a dar per essi la propria vita, ma altresì tutte le consolazioni di Nostro Signore. “Vorrei essere io stesso anatema e separato da Cristo per i miei fratelli”. C’è qui il più alto eroismo della carità e dello zelo… Ed è proprio questo amore ardente verso Nostro Signore che lo spingeva a farsi tutto a tutti, come se fosse stato debitore verso tutti. Chi ama opera; chi non ha zelo è perché non ha amore».

 

Ritornando sui testi di Paolo, interrogo ora me stesso in silenziosa preghiera:

 

«Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli». L’energia di Paolo è il “fuoco” di cui sovente parla l’Allamano. Mi interrogo: è la mia vita mossa dalla “passione” per Cristo e per il prossimo, oppure rischio di condurre un’esistenza a “fuoco lento”? Quando la mia vita perde gusto e pare diventare noiosa e senza senso, mi sforzo di riappropriarmi delle necessarie forze positive che ridanno “sprint” alle mie giornate? Le ricerco dove l’apostolo Paolo le sapeva trovare? L’energia e la passione ci fanno a intraprendere cammini faticosi e a volte anche dolorosi, ma sempre arricchenti: li ricerco e sono fedele nel percorrerli?

 

«Chi mi separerà dall’amore di Cristo?»: come Paolo, sono anch’io convinto che l’amore è dono dello Spirito Santo e forza intima che mi permette di essere cristiano e di vivere da missionario? Sono persuaso che il Vangelo di Cristo è un progetto di vita che consiste fondamentalmente nell’attuazione dell’amore in tutte le dimensioni dell’esistenza umana? Come l’Apostolo delle genti sono poi capace di concretizzare queste convinzioni nel mio vivere quotidiano, dando priorità alla ricerca e all’attuazione della volontà di Dio? Dall’amore di Cristo ricevo forza per superare le inevitabili difficoltà e gli immancabili ostacoli che mi impediscono di condurre una vita coerente con il Vangelo e fedele alla mia vocazione?

 

«Per conto mio mi prodigherò volentieri, anzi consumerò me stesso per le vostre anime»:

Il termine “zelo” indica una profonda tensione affettiva, un fervore verso qualcuno o qualcosa: quali sono le persone o le realtà che mi appassionano e verso cui provo una profonda tensione affettiva? Lo zelo di Paolo è esercitato in un contesto di comunione compromessa per l’infedeltà della comunità di Corinto e di impegno di ricostruzione della stessa comunione: so dimostrare zelo nel ricostruire ciò che è andato in rovina o nel sollevare chi è caduto? Verso me stesso, esercito zelo in un agire libero e senza calcoli, che non lesina sforzi e non tollera mezze misure? Più avanti, nella seconda Lettera ai Corinti, Paolo paragona il suo zelo verso i suoi fratelli alla gelosia di carattere sponsale: ardo anch’io di tale zelo quando nei miei impegni di carattere pastorale o nei servizi ai fratelli mi rendo conto che ne va di mezzo la loro fedeltà a Cristo e al Vangelo?

 

Prego spontaneamente, oppure utilizzo alcune delle seguenti espressioni paoline per chiedere al Signore, per intercessione dell’apostolo delle genti, il dono dello zelo apostolico:

 

-         «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12, 1-2)

-         «La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità» (Rm 12, 9-13).

-         «Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel piano…Non rendete a nessuno male per male, cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti» (Rm 12, 14-17)

-         « Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo» (Rm 15, 13).

 

Chiediamo infine a Maria il dono del coraggio e dello zelo apostolico

 

O Vergine santissima,
Madre di Cristo e Madre della Chiesa,
con gioia e con ammirazione,
ci uniamo al tuo Magnificat,
al tuo canto di amore riconoscente.

 

Vergine del Magnificat,
riempi i nostri cuori
di riconoscenza e di entusiasmo
per la nostra vocazione e missione.

 

Tu che sei stata,
con umiltà e magnanimità,
«la serva del Signore»,
donaci la tua stessa disponibilità
per il servizio di Dio
e per la salvezza del mondo.
Apri i nostri cuori
alle immense prospettive
del Regno di Dio
e dell'annuncio del Vangelo
ad ogni creatura.

 

Vergine coraggiosa,
ispiraci forza d'animo
e fiducia in Dio,
perché sappiamo superare
tutti gli ostacoli che incontriamo
nel compimento della nostra missione.

Vergine Madre,
guidaci e sostienici perché viviamo sempre
come autentici figli e figlie
della Chiesa di tuo Figlio
e possiamo contribuire a stabilire sulla terra
la civiltà della verità e dell'amore,
secondo il desiderio di Dio
e per la sua gloria. Amen.

 

(Da: Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 64)

 

 

 

Last modified on Thursday, 05 February 2015 20:07

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