Nm 21,4b-9. In questa strana storia si parla un serpente di bronzo, che guariva tutti quelli che lo miravano. Il Vangelo di Giovanni usa questo ricordo per farne una allegoria della croce.
Flp 2,6-11. Ci presenta il cammino fedele di Gesù obbediente fino alla morte.
Gv 3,13-17. Nel dialogo con Nicodemo, il vangelo di Giovanni confronta la fede dei farisei con quella della comunità cristiana. È necessario come una nuova nascita per poter capire chi è realmente Gesù e quello che ha voluto significare la sua morte e resurrezione: rispondere al male non con vendette ma con più amore. Dio non mandò il figlio suo a condannare il mondo ma a salvarlo.
La Liturgia di questo giorno ci invita a contemplare la croce di Cristo, a guardarla frontalmente. Abbiamo l’abitudine di vedere la croce. Può darsi che passiamo al suo lato senza vederla troppo bene, senza darle maggior risalto, senza fermarci troppo. Apriamo allora gli occhi sulle croci che si vedono ancora negli edifici pubblici, nelle case e nelle nostre camere. Rimane sempre un poco difficile farci caso alla Croce perché sempre ci ricorderà quello che l’uomo può fare all’uomo. In tutte le coordinate umane, in tutti i punti del nostro mondo dove l’uomo è minacciato, sfigurato come immagine di Dio e dappertutto dove la stessa immagine di Dio è minacciata nell’uomo, c’è una croce di troppo.
Sul corpo martoriato e trafitto di Cristo si disegna con forza e violenza tutto quello che un uomo è capace di fare a un altro uomo. La Croce tocca la nostra umanità, quella che è alle volte nonostante se stessa e quello che è chiamata ad essere. La Croce ferisce l’uomo, lo sfigura, ma soprattutto lo salva. È il mistero che celebriamo oggi. Nel profondo della nostra vita di battezzati, la Croce continua a indicare il passaggio dalla morte alla vita. La Croce è segno di una vita donata per intero. La Croce è prova d’amore ed è il prezzo della nostra libertà, della nostra salute; è la chiave del nostro futuro e la fondazione per una storia sempre da nascere.
(Il mondo che Dio ama). Di tutti i testi della Parola di oggi, vorrei dare un risalto speciale alla frase del vangelo che comincia dicendo: Tanto amò Dio il mondo… Nei vecchi catechismi abbiamo imparato che i nemici dell’uomo erano ‘’il mondo, il demonio e la carne’’. Intendiamo per mondo, naturalmente, tutti quei fatti e quei modi di pensare in opposizione ai criteri e allo stile del vangelo, però forse dimenticavamo che questi fatti e pensieri non potevamo solamente condannarli.. Se Dio ama il mondo, come non può essere in altro modo, perché è creazione sua, noi anche dovremmo amarlo e amarlo vuol dire lavorare perché sia come vuole Dio. Amare il mondo non vuol dire essere d’accordo con le proposte che ci fa se sono contrarie al Vangelo, ma credere nella sua salvezza, mediante il nostro sforzo e il nostro lavoro. ‘’Un altro mondo è possibile’’ dicono in molti e anche potremmo aggiungere ‘’un’altra società, un’altra chiesa, un altro paese’’.Questo vuol dire lottare per cambiarlo, per cambiarla…con amore e stima.
(Croci sconcertanti) Sono molte le persone che di fronte alla croce, al mistero del male, cadono nella tentazione di passare il conto a Dio e lamentarsi del suo silenzio, della supposta crudeltà e del suo atteggiamento vendicativo. Ovviamente Dio non è così. Il credente con la sua fede e grazie alla sua fede, (perché la fede è credere in Dio anche se a volte il suo cammino non è il nostro o non lo comprendiamo), capisce che la croce orribile e impossibile da portarsi ha voluto caricarsela Gesù, figlio di Dio e Dio è stato d’accordo. Con la croce Gesù ci ha liberati e salvati e ci ha dato una nuova vita che tocca anche a noi mantenerla senza croce o aiutare anche sacrificandosi, dove è terribile portarla da soli.