È la fede vissuta che cambia la norma non viceversa
Is 56,1.6-7. Sorge una idea che mai avevamo percepito: Anche gli olocausti e sacrifici dei popoli saranno accettati sulla montagna di Dio. Se le parole hanno un valore espressivo e intenzionale siamo ai limiti di orizzonti impensabili anche per i nostri maxi ecumenismi.
Rm 11,13-15.29-32. Doni e vocazione non sono revocabili. Dio li concede e non li vuole indietro.
Mt 15,1-28. La cananea straniera e pagana si merita o non si merita la compassione attenta, di solito solamente riservata ai figli, e sempre fino a quel momento negata agli stranieri? Secondo la cultura religiosa di quel tempo e anche secondo la cultura popolana dei giorni nostri, penso proprio di no. Secondo Gesù, sì.
San Vincenzo de Paoli diceva che i poveri sono esigenti senza averne diritto e prepotenti quando dovrebbero essere umili, sottomessi e accontentarsi serenamente di quanto gli si dà. San Paolo dice che Dio mandò suo figlio non perché ce lo meritassimo ma perché ne avevamo bisogno e facevamo pena. Un fariseo voleva che Gesù si pronunciasse e indicasse chiaramente chi era il nostro prossimo per aiutarlo e amarlo e così evitare errori di scelta. Gesù risponde suggerendo che la domanda doveva avere un altro soggetto. Non chi era mio prossimo ma di chi volevo essere prossimo. Io, qui, adesso voglio essere prossimo di chi? Cambierei anche così: sincerando chi sono e come sono, che modo di essere ho e che fede mi impegna seriamente, di chi riesco ad essere prossimo? In altre parole, senza cambiare niente, così come sono, sarei capace di aiutare la cananea come ha fatto Gesù, rompendo ogni barriera culturale e religiosa? La pratica della fede parte da Dio che è soprattutto amore. Avessimo una fede così, non costerebbe nessuna fatica aiutare la Cananea anche se non è dei nostri e ha dei costumi strani e barbari. Gesù paga le tasse senza vederne l’obbligo perché lui non è suddito di nessuno e le tradizioni finiscono quando si smette di praticarle. Ma rispetta e prima di dettare legge diversa insegna che si pratichi la solita usanza. S. Lorenzo promosse un servizio ai poveri in modo splendido non perché era socialista ma perché era diacono della Chiesa e amministratore della grazia che è ogni ben di Dio. Perché al principio i cristiani davano generosamente e poi hanno lascato perdere? Sarà perché erano finiti i soldi oppure perchè non vedevano più dove e come venivano spesi per i poveri?
Quando l’evangelista scrive il testo che abbiamo letto, la sua comunità cristiana probabilmente è piena di tensioni e di conflitti, sempre più gravi, con il giudaismo. È il momento necessario di ricordargli la vocazione alla universalità. La testimonianza della Cananea è una esortazione ad aprirsi ai pagani; a superare le frontiere della sinagoga. Lo stesso che succedeva per molti cristiani, che provenivano dal paganesimo, a leggere questa pagina di Vangelo, dovevano vedere con emozione riflessa la propria storia, nella storia della cananea. La storia della stessa pista o dello stesso cammino verso la fede. Tutti siamo un poco cananei, perché tutti, sempre, ci sentiamo un poco stranieri. E perché tutti come quella donna, ci portiamo dentro qualcosa che ci preoccupa. Qualcosa di cui vorremmo parlare con Gesù. Facciamo allora di ogni Eucaristia una vera esperienza di fede. Celebriamola contenti e grati perché non siamo invitati a mangiare le briciole che cadono, ma ben seduti siamo invitati a condividere come figli il cibo migliore.