Evangelizzare vuol dire praticare il Vangelo
Zc 9,9-10. La vita sociale e religiosa era organizzata e gestita da una classe dominante che illudeva il popolo con false promesse. Zaccaria ricorda: chi comanda è Dio e lui viene in pace senza pomposità e distinzioni fuori posto. Dio non ha bisogno di queste cose e anche la gente non ha bisogno di simboli ridicoli ma di pace, giustizia, rispetto, bene comune.
Rm 8,9.11-13. Quante guerre si fanno in nome di una cultura. Anche in piccolo litighiamo per tradizioni, idee, interpretazioni, per scuole teologiche diverse. Viene da pensare ai tifosi scatenati dandosi botte da orbi prima e dopo la partita. San Paolo dice che l’importante è seguire lo spirito di Gesù e che ogni cultura è relativa e dipende dai limiti e dalle circostanze in cui uno vive. Ecco perchè le tradizioni sono diverse e variano secondo le coordinate differenti. Afferrarsi a una cultura come fosse legge inderogabile, mostra che si fa diventare sostanza la accidentalità.
Mt 11,25-30. Il vangelo ci presenta un Gesù preoccupato per chi soffre, per chi non ne può più e non trova nessuno a cui rivolgersi con speranza di essere capito e aiutato. Le strutture e le alleanze, anche le parentele spirituali e di sangue non intervengono e ci lasciano soli in balia delle nostre stanchezze e dei nostri fallimenti. Alla fine tutti sentiamo la parola che ci sentenzia ad arrangiarci.
Vogliamo celebrare l’Eucaristia, l’azione di grazia per quanto ha fatto Gesù per noi. Ricordiamolo: ci ha salvati, ci ha liberati, ci ha dato una vita nuova, un cammino chiaro e sicuro e la verità per non cadere ancora nell’inganno, per non lasciarci convincere da false promesse. Non sono dottrine che dobbiamo interpretare e decifrare, si tratta di una persona a cui dobbiamo credere e che dobbiamo seguire. E la persona è Gesù-Dio. La pace cristiana, accompagna il discepolo di Gesù a una vita differente, una vita secondo lo Spirito. San Paolo lo spiega molto bene nel capitolo 8 della sua lettera ai Romani, che leggiamo oggi e durante cinque domeniche: ‘’voi non siete soggetti alla carne, ma allo spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi’’. In effetti, noi già non dobbiamo vivere motivati da valori immersi ‘’nella carne’’ ossia, in valori immediati, materiali, superficiali, ma la nostra evidenza concreta deve fare risaltare valori più spirituali, profondi, questi valori che oggi il vangelo ci ha invitato a provare e che ci possono portare alla felicità vera, a una vita più autentica, la vita dei figli di Dio. È un modo differente di mettere a fuoco la vita, le occupazioni, compresi i problemi, che rimangono illuminati, visti meglio con la gioia, la speranza e la pace che vengono dalla nostra fede. Si tratta di orientare la nostra vita in questa direzione.
“Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò”. Si sentono in giro, diciamo in chiesa queste parole? Se l’autorità di Gesù che è la più grande che ci sia, crea un giogo soave che consola, solleva e da ristoro, la mia che è delegata può svincolarsi e assumere altri atteggiamenti? Il peso e le stanchezze non ci sono nei discorsi di Gesù. Facciamo allora un bell’esame di coscienza tutti quanti. La nostra fede, la nostra religione, sono davvero l’eco di Gesù o dissonanza? La prima chiesa è la famiglia, poi c’è la famiglia delle famiglie, la comunità, poi arriva la comunità delle comunità, la chiesa. Dove comincia ad essere smentita l’affermazione di Gesù? Dove cominciano a perdere ascolto le proposte di Gesù. Abbiamo cominciato l’Eucaristia con la speranza di ricevere la grazia che ci aiuti ad essere segni di quanto ci propone Gesù: non simboli, ma segni che parlano, che danno testimonio, che fanno vedere, che rappresentano, che fanno presente quello che insegna Gesù.