La fede deve farci vedere di più
1 Sam 16,1.6-7.10-13. Samuele deve scegliere un nuovo re e guarda fidandosi della propria esperienza, con i colori che possiede, con la dimensione culturale in cui vive. Dio stesso suggerisce un modo differente: guardare il cuore.
Ef 5,8-14. San Paolo arriva all’essenziale: eravate oscurità e adesso siete luce. Eravate ciechi e adesso potete vedere. Ricevere la luce di Cristo porta anche un compito: il dono diventa impegno.
Gv 9,1-41. Era cieco dalla nascita. Gesù lo guarisce gli da la capacità di vedere e succede lo scandalo. Siamo disposti a dare compassione a un problema, magari anche delle briciole di comprensione, però mai soluzioni.
Gesù si presenta come luce del mondo. Una luce speciale, straordinaria. Ci permette di vedere e leggere l’invisibile. Credere in Gesù vuol dire aprire gli occhi e lasciare che la sua luce invada il nostro cuore. Gesù incontra il cieco nato e lo guarisce radicalmente, gli regala di sana pianta la capacità di vedere. Domenica scorsa abbiamo visto che il dono di Dio è la grazia. E adesso dobbiamo accettare che la grazia è multicolore come dice il testo greco, policroma. È comune il problema degli occhi che vogliono vedere e leggere ma per mancanza di luce giusta si sbaglia lettura e visione,interpretazione e senso, messaggio e giudizio. La Quaresima è occasione per aggiustarci. La prima settimana ci presentava il problema delle proposte che accettiamo senza pensarci molto senza un minimo discernimento. È la tentazione di lasciarci incantare dalle false promesse. Nella seconda settimana ci fu il problema della identità. Accettiamo la proposta di una vita nuova, diciamo di sì a Dio, a Gesù e alla Chiesa e poi non assumiamo nessuna identità nuova, non ci trasfiguriamo. Oppure accettiamo il Cristo glorioso ma quello sfigurato, inglorioso, pieno di miseria e di ferite, di flagellazione e spine ci porta a dire che non lo conosciamo come Pietro nel cortile del rinnegamento. La terza settimana abbiamo visto il problema del criterio. Proposta, identità nuova, sono termini per un criterio distinto da usare e far valere, Si adora bene in che gruppo, in che chiesa? Si serve Dio con che preghiera con che lettura? Gesù chiarisce il criterio e lo mette sopra qualsiasi altro codice: si adora bene soltanto in spirito e verità per grazia. Allora se l’origine è la grazia vuol dire che ci sono dei colori che ci fanno vedere non solo meglio ma giusto, esatto, preciso.
Gesù è un giudizio che sorprende: quelli che vedevano ora non vedono, e quelli che non vedevano riescono a vedere. E cosa c'è da vedere? Gesù che cambia veramente il mondo, che le cose sono capovolte rispetto a prima, e che in lui Dio si è reso presente.
Ci lasciamo dipingere da quali colori? Dal monocolore? Che ci lascia vedere solo certe cose? I colori della natura dell’arcobaleno? I colori ultravioletti aggiungono qualcosa alla visione che vogliamo ottenere? Il colore della Grazia ci fa vedere oltre, ci fa presente quello che neanche immaginiamo. Il colore della grazia ci fa vedere bianco dove tutti vedono nero, meraviglioso dove tutti si spaventano. Il colore della Grazia ci colora tutto di fede, speranza e carità. San Pietro (1 Pietro 4,10) diceva che siamo amministratori della multiforme grazia di Dio. Ecco perché spendiamo soldi per i poveri e mettiamo capitali per far felice un disabile e vediamo investimenti dove altri vedono solo perdite.