I nostri debiti vengono rimessi se rinunciamo ai crediti
Es 32,7-11.13-14. Dio non pretende che il suo popolo sia impeccabile e lo accompagna con il perdono.
1 Tm 1, 12-17. San Paolo fa notare che il perdono fece arrivare la fede e l’amore di Gesù.
Lc 15,1-10. Il perdono diventa una festa anche in Cielo perché si è compiuta la missione di ricuperare quello che avevamo perso: una moneta, un figlio, un fratello. Ricuperiamo anche quando elenchiamo secondo Gesù le priorità e la scala dei valori.
Se Dio è così, e non c’è motivo di metterlo in dubbio, bisogna farlo contento coltivando la carità, l’amore, la tenerezza. Noi, gli evangelizzatori preoccupati per l’annuncio della verità, dimentichiamo quello che mai deve mancare nell’annuncio del Vangelo: il colore della buona notizia, che rende contenti, che rallegra, che consola, che anima e conforta. Dobbiamo allora riscoprire il discorso della tenerezza riferita a Dio. Le nostre Chiese debbono ricuperare il vero ritratto di Gesù ed essere comunità di vita e di amore: dove si è capaci di essere accoglienti, dove esiste comprensione sempre disponibile per chi è più debole, per il meno dotato; dove si fa l’impossibile per generare un ambiente positivo, costruttivo e di mutuo arricchimento. La Chiesa deve tendere a una pienezza applicabile specialmente a una famiglia che vuole essere comunità cristiana, comunità di vita: dove si educa e si difende il valore della vita umana da sempre fino al misterioso momento della morte; dove si accoglie con serena fortezza il mistero doloroso della vita inferma, che ha bisogno di appoggio; dove si insegna a rispettare chi convive con noi e non ha il dono della salute piena. Bisogna proprio convincersi che la tenerezza è la caratteristica di Dio e diventa quindi un dono da ricevere per diventare ministero richiesto nella casa di Dio. Poi c’è il perdono, conseguenza e corollario che accompagna la tenerezza. Anche il perdono è una qualità divina: Dio sempre perdona. I debitori che non possono pagare incontrano remissione completa non importa quanto grande sia il debito. Il padre dà al figlio, che si è perso, piena accoglienza. La pecora scappata ha fatto un danno al pastore. La moneta che è stata smarrita ha danneggiato la vecchietta. Il figlio che ha voluto andarsene ha offeso suo padre. Sono debiti che non mi lasciano vivere bene perchè provocano dei vuoti. Dio mi perdona e non gli debbo più niente, però qualcosa glielo debbo ancora alla pecorella, alla moneta, al figlio che non c’è. Cosa gli devo? Un luogo, un posto, una attesa, una pazienza, una opportunità ancora, un affetto sincero. Come si ricupera? Si cerca, si cambia il programma, la scala dei valori, l’assegnazione dei posti.
Con Dio abbiamo dei debiti: la nostra stessa vita ricevuta gratis, il nostro avvenire così costoso. Sappiamo ammettere che siamo debitori e lo diciamo nel Padre Nostro. Dio perdona tutto e il condono è totale, però con la condizione che io sia disposto a condonare quei piccoli debiti quotidiani che si contraggono nella vita assieme. Oso dire che se non abbiamo debiti da perdonare significa che non siamo stati generosi, che abbiamo negato un aiuto. Alle volte si rende la vita impossibile perché ricattiamo chi ci deve qualcosa e non cerchiamo nemmeno di capire che anche per noi diventerebbe impossibile pagare i debiti che abbiamo con Dio.