IV DOMENICA DI PASQUA

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Anche se non ti vedo io so che tu sei con me

 

At 13,14.43-52. Gesù vuole salvare tutti. I Giudei dicono di no: soltanto loro. Come possono appartenere al popolo eletto della alleanza senza essere obbligati alla legge della Alleanza?

Ap 7,9.14-17. Non esiste un altro Dio con un altro progetto. Gesù è la chiave di lettura di tutta la storia. Solo Gesù salva tutti.  

Gv 10,27-30. Quando diciamo: Gesù è il mio pastore esprimiamo un amore grande, sereno, felice, tranquillo, sicuro, a salvo.

 

Quello che capivamo di Dio e della fede non era tutto quello che diceva Dio e nemmeno tutto quello che la fede indicava. Il nostro modello di chiesa è in rapporto alla nostra capacità. I segni poveri che diamo la mortificano e non la presentano bene. Ecco perchè dobbiamo rivederci ed esaminarci bene perchè al non farlo quello che è bellissimo diventa brutto e quello che è vero diventa dubbioso. Saranno sufficienti i nostri segni limitati quando debbono rappresentare una grandezza sublime? Sarà vero che non dobbiamo modificare nulla? Il testo greco non ha corrispondenza con la nostra traduzione. Ci sentiamo obbligati a dire, perchè sempre si è detto così, che Gesù è il Buon Pastore. Dovremmo cambiare due cose: la parola e il tono. La parola è: bello, kalòs; ma dire così ci sembra strano. Eppure sarebbe più giusto e conforme perchè significa e racchiude un elenco di qualità impressionanti: eccellente, modello ideale, amabile e gradevole, eccezionale, insolito, sorprendente. Poi c’è il tono. Noi sappiamo dire: il superiore arriva  sono io, il capo sono io, il direttore sono io, l’incaricato sono io. Nel Vangelo leggiamo che il pastore buono è Gesù. Solo Lui. Diceva S. Pietro che Gesù era passato facendo il bene. Il bene è il frutto dell’albero buono; il bene arriva nella terra libera dalle pietre, ricca e fertile;  è il seme buono, il pesce buono che si conserva e non si butta via, il sale, il vino buono a Cana, la misura generosamente data. Si dice anche che la legge è bella (Rm 7,16) che il nome di Gesù è bello (Gc 2,7), che la parola di Dio è bella (At 5,14). La linea operativa della fede è la carità (Gal 5,6). Allora la parola “bello” è indispensabile per capire cosa vuol dire e come si deve essere “buon pastore”. Deve avere i colori della simpatia, dell’ incanto. La bontà cristiana deve essere attraente e non repulsiva. La carità cristiana deve essere bella. Anche San Pietro dice che per amministrare la multiforme grazia di Dio dobbiamo essere economi belli. Cioè buoni con molto amore. Il Buon Pastore parte da un amore grande; ecco perchè il suo servizio è bello.

 

Nulla è bello senza amore mentre che se c’è amore tutto diventa bello, anche un ammalato terminale, con il corpo devastato e la espressione impedita. Anche la vecchietta sporca, anche il bambino orrendo. La sapienza crea sconcerto, la istruzione può insuperbire e fuorviare, la aggressività crea antagonismo e conflitti. Ma quello che trascina davvero è l’amore bello. Cristo è tutto ma hanno preferito dire che è bello. Per dire buono c’erano altre parole ma hanno scelto la parola “bello”, che indicava bellezza, gradimento, simpatia, amore e propensione, condiscendenza. Che il Buon Pastore sia Gesù, è la garanzia che ci fa credere e sperare fiduciosi. Ha detto: io do la vita eterna alle mie pecore. San Giovanni ricordandolo tutto dirà nell'Apocalisse, nel progetto da fare, nella visione che diventa reale: non ci sarà più fame e sete…e Dio asciugherà ogni lacrima…

 

 

 


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