L’invisibile si vede con la fede
Sof 3,14-18. Dio é il tuo eroe e sta con te non per ricevere applausi ma per aiutarti perché ti vuol bene e ti colmerà il cuore di gioia e di contentezza.
Fil 4,4-7. Abbiamo la pace di Dio quando Lui é la risposta positiva a tutti gli scompensi e accettiamo che il suo amore é immensamente piú forte di qualsiasi odio.
Lc 3,10-18. La risposta del Battista: lui si dedica realmente a preparare il cammino.
Tema di riflessione: cosa dobbiamo fare? Cosa possiamo fare? Cosa serve fare? Sono domande diverse nella circostanza di ognuno che traducono la preoccupazione, l’incertezza, l’angustia, il “Signore cosa faccio adesso?” . Sentiamo la supplica, la richiesta, la necessitá, l’urgenza, il bisogno, il clamore della angoscia e anche la visione della fede, della dottrina, della militanza cristiana. Come chi aveva ascoltato il Battista e aveva capito la ragione e la proposta di un cammino nuovo, una alternativa, un rinnovamento, chiediamo: Cosa mettiamo nella speranza che ci dai? La risposta è: la bontá, la generositá, la caritá. Se hai due tuniche danne una a chi non ha niente. Metti nella speranza la giustizia. Ai pubblicani: non imbrogliare la gente; ai soldati: non maltrattare; agli altri con qualche carica: non lasciarti corrompere. Quando Gesú ci battezza con il suo Spirito, nel nostro stesso Battesimo, allora la risposta é: mettere nella nostra speranza le qualità dello Spirito, i Carismi di Dio, i sette doni dello Spirito Santo: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietá, timor di Dio. Metti nella tua speranza i frutti dello Spirito Santo: Gal 5, 22: caritá, gioia e pace, pazienza, comprensione, bontá e fedeltá, mansuetudine e dominio di se stessi. “Cosa dobbiamo fare?” E’ anche la domanda delle prime comunitá. Certamente diventa anche nostra perché le risposte che troviamo da soli non bastano e le risposte che aspettiamo dagli altri, esperti o meno non ci soddisfano. Allora guardiamo contro luce tutte le risposte che ci arrivano e cerchiamo la filigrana della veritá e della genuinitá che nessuno puó falsificare: il dono di Dio, la qualitá dello Spirito Santo, la fede e la caritá, la fede per vedere e capire, la caritá per praticare e amare. San Paolo insiste nell’invito di essere gioiosi, di essere sempre felici nel Signore. In altre lettere dice di essere gioiosi nello Spirito Santo. Cosa vuol dire “godere nel Signore, godere nello Spirito Santo”? Credo che voglia dire che dobbiamo provare gioia nel bene, nella verità, nella carità, nella misericordia, nella santità.
Bisogna riflettere molto al riguardo perché siamo bombardati da inviti differenti, con proposte tutte diverse da quello che dicono gli apostoli. Il mondo sembra essere felice solo nella vanità, nei bagordi, nel divertimento, perfino nella iniquità, anche nella cattiveria, nella prepotenza. Al contrario il cristiano gode nel Signore, nelle qualità dello Spirito Santo: quando si sacrifica per i poveri e gli ammalati e la sua vita è importante e necessaria per qualcuno la felicità diventa anche soddisfazione. I pubblicani, i farisei, i peccatori, i soldati si sono rivolti al Battista per chiedere cosa fare. La risposta è precisa: non si cambia attività ma modo; facciano pure quello che fanno ma con bontà, con giustizia, con onestà.