Finisce la storia comincia la somiglianza e l’applicazione
Dn 12,1-3. Anche ai tempi di Gesù un settore giudeo non credeva nella resurrezione. Ricordiamo che quando arriva Gesù cambia la sorte. Gesù esige che la Pasqua completa sia da credere e vivere.
Eb 10,11-14.18. Con Gesù è iniziato un mondo nuovo, il Regno di pace, di amore, di verità, di santità e di giustizia. Tutto è in funzione di questo progetto. Diamo solo per i morti e niente per la creatura che vive, soffre e si dispera?
Mc 13,24-32. Gesù parla della fine. Ricorda ai discepoli che tutto finisce: quello che vedono, quello che vivono, quello che sopportano. Esiste solo la fine della Storia che scriviamo noi. Non finisce la storia vera quella che scrive Gesù.
Tutti i testi parlano di avvenimenti apocalittici riducibili a due descrizioni: ''tempi difficili'' e ''grande tribolazione''. Non é un finale imposto ma preparato e accumulato da tanta cattiveria, egoismo e odio. Però non basta fare penitenza e sacrifici perché siano perdonati i peccati. Mi viene da pensare che nessuno diventa buono per il perdono dei peccati. Uno diventa buono se fa il bene se fa crescere la propria vita verso una statura di generosità caritatevole e misericordiosa. Quando un ammalato guarisce poi bisogna dargli un periodo notevole per ricuperarsi. La seconda lettura tratta dalla lettera agli Ebrei dice chiaramente che quando il perdono è stato concesso non si offrono più sacrifici per i peccati. I sacrifici debbono continuare ma per le persone in carne e ossa, per gli ammalati e per i poveri, per gli oppressi e i diseredati. Quindi bisogna capovolgere tutta la mentalitá. Il perdono é stato dato e con un sostegno eterno, con un fondo che non finisce mai: l’amore di Gesù Cristo. La Messa per i morti continui pure ma per fare comunione e rinsaldare le memorie affettuose e l’offerta vada ai poveri, ai progetti per aiutare a ricostruire il mondo frantumato dei poveri. Con Gesù si affaccia l’altra parola, quella definitiva, quella chiara, limpida, vera, conclusiva. A conclusione di tutta l’esperienza provata la parola, il Verbo venne proposto al consenso della piena di Grazia, di Maria di Nazareth. Grazie a Lei la parola si fece carne, per dare inizio alla nuova umanità con lettura differente, con grammatica totalmente aggiornata per favorire il discorso mai pronunciato prima e diventare linguaggio comprensibile per tutti. Ecco allora il Vangelo può essere trasformato per proporre e insegnare la nuova forma di vita per tutta l’umanità, per ogni circostanza culturale e sociale; ed è possibile adattarlo a tutti gli elementi che fanno comprendere tutti i discorsi. E si potrà dire in tutte le lingue e in tutte le culture: mi importa che tu sia guarito, accompagnato, sostenuto, aiutato, salvato.
Il Vangelo diventerà vocabolario comune e la sua carità sostenibile a tutte le latitudini perché finalmente Gesù sarà conosciuto e la sua parola proclamata fedelmente in tutti i discorsi. La cosa più stupenda e incoraggiante è che siamo autorizzati a mettere senza limite le parole di Gesù, della sua tenerezza, della sua misericordia, commozione e solidarietà; ma anche dei suoi comandamenti, del suo ‘’ma io vi dico’’, nella nostra evangelizzazione: schemi di lavoro, progetti, piani; perché crediamo che le sue parole si possono dare come proposta di formazione vantaggiosa anche alle memorie culturali ricuperate e alla identità troppo tempo rimasta incerta.