Dare segni idonei per un corpo reale
Es 24,3-8. Mosè offre il sacrificio della Alleanza.
Eb 9,11-15. Parla del sacrificio di Cristo.
Mc 14,12-16.22-26. L’Eucaristia è il sacramento che costruisce la Chiesa; la comunione è il centro della sua vita.
Gesù ha voluto darci una Pasqua nuova non solo da ricordare ma da far diventare Regno. È una Pasqua differente. C'è la parte di Gesù: unico sacrificio che ha vigenza eterna e vale per tutti gli uomini e tutte le donne di tutti i tempi. Ma c'è anche la mia parte. Diceva San Paolo: ogni volta che partecipiamo del corpo e sangue di Cristo diventiamo testimoni e promotori di quello che la morte di Cristo sostenta e promuove. Siamo responsabili dei segni. I segni eucaristici sono la nostra quota. E come sempre per servire debbono essere idonei. Ma c'è anche un altro pensiero. L'Eucaristia non ripete un fatto del passato ma si proietta verso il futuro, per compiere il progetto di vita nuova in un mondo nuovo. Comincia nella Messa ma continua nella vita. Nella vita la gente ha fame per davvero, ha difficoltà di ogni tipo e gravità. Quando finisce la Messa tocca a noi dare risposte concrete. Quasi sempre non possiamo. Abbiamo solo 5 pani e 2 pesci. Molti ammalati, i poveri sono sempre di più e per gli anziani non sappiamo cosa fare. Anche i casi patetici meglio nasconderli, meglio ignorarli, tanto cosa si può fare. Non possiamo fare niente. Gesù invece interviene: dà da mangiare, cura gli ammalati, ricupera i lebbrosi e li rimette a posto. Cambia anche il cuore dei ricchi. E si vede la gente contenta, soddisfatta. Nel deserto non cambia la visibilità del pane. Anche nella Eucaristia il pane continua a essere visto come pane e il vino lo stesso. Ma sono segni. La realtà è il corpo e il sangue di Gesù. Comincia l'impegno di assicurare la visibilità e la consegna del corpo di Cristo. Siamo noi che dobbiamo far vedere il corpo di Gesù. La realtà nuova è la vita resuscitata, presentata da Gesù, senza morte e condanna, castigo e tortura: è il meraviglioso corpo di Gesù che non deve morire, che non deve avere fame, che non deve essere tradito o venduto, rinnegato e condannato. Questa realtà ci viene data nell'Eucaristia e la dobbiamo trasferire nella nostra vita mediante la comunione. La dobbiamo anche far vedere creando i segni visibili per il vero corpo di Gesù che è anche il vero corpo nostro. E il corpo di Gesù, dopo la Resurrezione che è la vera dimensione da vivere adesso, qui, non può continuare con fame e precarietà, beni sociali inadeguati, servizi pubblici insignificanti, solidarietà con i poveri a parole. Purtroppo abbiamo perso molto la dimensione vera della Eucarestia accontentandoci della adorazione senza comunione.
L'Eucaristia è Gesù che vuole continuare ad essere visibile per mezzo dei nostri segni, della nostra vita. Facciamolo vedere questo corpo benedetto e bello con voce e tono che benedica e abbracci, che sorrida e pianga, ma di commozione. L'eucaristia non può essere solamente una celebrazione che non consegna vita veramente trasformata da poter vivere e praticare.