"Epifania del Signore"

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Is 60, 1-6; Sal 71;
Ef 3, 2-3. 5-6;
Mt 2, 1-12

 


«Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra»


Dopo la nascita di Gesù nella nostra natura umana, nella epifania si celebra la sua “manifestazione” come l’Atteso di tutti i popoli, a cui seguirà la sua proclamazione di Figlio di Dio nel Battesimo, e di Sposo della Chiesa nel miracolo delle nozze di Cana. Queste tre “manifestazioni” sono associate e ricordate nell’epifania alle Lodi come ai Vespri: «Tre prodigi celebriamo in questo giorno santo: oggi la stella ha guidato i magi al presepio, oggi l’acqua è cambiata in vino alle nozze, oggi Cristo è battezzato da Giovanni nel Giordano per la nostra salvezza». Sono come tre fasi del progressivo svelamento dell’identità di Gesù che si rivela alle genti nei Magi, ai discepoli a Cana, a Israele come Figlio di Dio, nel battesimo. E se ne può cogliere pure il prolungamento nelle vicende storiche di Gesù e della Chiesa fino al giorno d’oggi. I doni dei Magi richiamano il cammino dei popoli chiamati a far parte del Regno di Dio, a diventare figli di Dio nel battesimo, a sedersi insieme alla mensa del Signore nella celebrazione dell’eucaristia.

L’attenzione odierna si rivolge a questi saggi venuti dall’Oriente per rendere omaggio al bambino Gesù, a cui si inginocchiano riconoscendone la sua divinità. In essi è affermata la chiamata di tutti i popoli, culture, razze, religioni a incontrarsi con Cristo. Così si realizza la profezia di Isaia, più volte ricordata nell’avvento, rivolta a Gerusalemme e fatta riecheggiare oggi per la Chiesa: «Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere… I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio…; le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore». L’attuazione si è avuta nella scena raccontata da Matteo con accenti tanto grandiosi da giustificare lo stupore, l’ammutolimento, e poi anche la paura di Erode e di tutta Gerusalemme. Al di là di amplificazioni letterarie e tipologiche, emerge la valenza missionaria dell’evento e di questa festa che proclama la dimensione universalistica della salvezza portata da Cristo. E se non bastasse, questa sinfonia viene ribadita dal salmo 71 e poi da Paolo nel testo oggi proposto, che indica pure il movente del suo frenetico e ineguagliato dinamismo per l’evangelizzazione del maggior numero di persone di ogni parte del mondo allora conosciuto. Lo sottolinea pure la preghiera della Messa che fa memoria del mistero celebrato, e ricorda che Dio «in questo giorno, con la guida della stella, ha rivelato alle genti il suo unico figlio». I Missionari della Consolata lo dovrebbero avere ancora più chiaro, ricordando che parte delle parole citate da Isaia sono scolpite nel sarcofago che custodisce le spoglie mortali del loro Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, a ricordo della sua opera e della vocazione missionaria da lui proposta ai suoi figli e figlie.

Non è solamente la provenienza geografica dei Magi a richiamare l’universale chiamata delle genti a diventare partecipi del piano divino della salvezza in Cristo. Tra le tante stelle ed eventi del mondo i Magi ne scorgono una, ne intuiscono la novità e il richiamo; partono senza sapere per dove, come Abramo; confrontano la loro intuizione astrale con i saggi ed esperti di Gerusalemme. La Missione non è solo andare, portare, ma discernere i segni dei tempi, la presenza di Dio nella storia di ogni popolo, negli imprevisti come l’oscuramento della stella. I doni dei Magi non sono solamente oro, incenso, mirra, ma le loro doti e qualità d’animo, la sensibilità, la conoscenza non fine a se stessa. Astri, eventi, Scritture vanno scrutati per avvertire in essi la manifestazione di Dio, che viene accolto con amore e adorato, come Maria, Giuseppe, i pastori. Aprirsi all’universalità significa essere disponibili ad accogliere il nuovo e il buono, da qualunque parte venga.

Questo è spirito missionario.

P. Gottardo Pasqualetti, imc.


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