VI Domenica Tempo Ordinario

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LE BEATITUDINI,
UN CAPOVOLGIMENTO DEI VALORI

Il genere letterario

Oggi inizia la lettura del “discorso della pianura”, in cui Gesù presenta i punti più importanti del suo Vangelo ai suoi discepoli e alla folla.

Gesù usa un genere letterario già in uso nell’Antico Testamento: le Beatitudini. Sono congratulazioni. È come dire a qualcuno: “Sei veramente fortunato! Hai raggiunto il significato vero della vita!”

Per quali motivi uno può dirsi “fortunato”?

Nel mondo, nel modo comune di ragionare, spesso la gente dice che altri sono fortunati se godono di buona salute, se so sono ricchi di beni materiali, se le loro relazioni con i famigliari sono serene, se hanno potere sugli altri, se non si fanno sopraffare, o se hanno vinto alla lotteria!

Antico Testamento

L’Antico Testamento presenta molti espressioni di “beatitudini”. Guardiamone due esempi.

Psa. 41:1 Beato chi ha cura del povero! Nel giorno della sventura il SIGNORE lo libererà. 2 Il SIGNORE lo proteggerà e lo manterrà in vita; egli sarà felice sulla terra, e tu non lo darai in balía dei suoi nemici. 3 Il SIGNORE lo sosterrà quando sarà a letto, ammalato; tu lo consolerai nella sua malattia.

La condizione per essere “beato” è prendersi cura dei poveri, cioè agire bene e con generosità con chi si trova in difficoltà. Il motivo di questa esclamazione di congratulazione è che il Signore interverrà nella vita di questa persona, procurandogli vita, salute, vittoria e liberazione dalla sventura.

Un altro esempio è la prima lettura di oggi: Ger 17:5-8. Geremia proclama “beato” colui che si fida totalmente di Dio. Quella persona viene paragonata all’albero piantato lungo i corsi d’acqua, che è sempre verde anche nel periodo della siccità.
Questo intervento di Dio si aspettava durante la vita terrena, non in quella futura nell’aldilà.

Le Beatitudini riportate da Luca

Il Vangelo di Luca, diversamente da quello di Matteo, riporta solo 4 Beatitudini e le unisce, in uno stile schiettamente profetico, con 4 “Guai”. Luca parla non di “poveri in spirito” ma di poveri, sottolineando l’aspetto materiale e fisico di povertà e di ricchezza. Gesù in Luca proclama beati la gente economicamente povera, le persone che vivono al margine della società, la gente che piange, la gente che soffre la fame, ed anche la gente che è perseguitata e soffre a causa di Gesù. Luca insiste aggiungendo quattro “guai” contro le persone ricche, contro le persone sazie di beni, le persone contente, le persone che sono stimate da tutti.

Per quale motivo Gesù afferma solennemente ai discepoli e a tutti che, contrariamente all’opinione comune, queste persone emarginate e sofferenti, sono veramente fortunate?

Il motivo è che il Regno di Dio ha fatto irruzione con Gesù Cristo nella storia dell’umanità e quindi ha rovesciato i parametri di giudizio. Il regno di Dio è una realtà presente, ma specialmente futura. È lui che trasforma la storia. Questo è espresso chiaramente dal “passivo teologico”, cioè ad esempio nella frase “perché sarete saziati”, indica che è Dio stesso che sazierà la gente che ha fame. Dato che il Regno di Dio ha fatto irruzione in questo mondo, con la presenza di Gesù Cristo, possiamo fidarci che tutto è nelle sue mani, anche le situazioni di contrarietà, di sofferenza, di angoscia e di persecuzione. Anche la situazione più grave, la perdita della benedizione più grande, cioè la morte, con l’aiuto di Dio si trasforma in sorgente di vita. Vedi l’esempio del criminale crocefisso con Gesù che riceve la promessa del Regno da Gesù morente (Luca 23:39-43). Anche le persone meno qualificate a capire questo capovolgimento di valori, sono in grado di capirlo: es. il centurione pagano che assiste alla morte di Gesù (Luca 23:47).

Il Missionario

Noi Missionari siamo agenti di trasformazione. Abbiamo parecchio potere. Basta visitare le nostre Missioni per vedere quanto lavoro di trasformazione è stato compiuto dai nostri Missionari. Dove un secolo fa (o anche solo 30 anni fa) si poteva vedere solo sterpaglia e poche capanne, adesso ci sono numerose scuole, dispensari, chiese, strutture che hanno toccato e trasformato milioni di persone. Vediamo che gli allievi dei nostri Collegi diventano maestri, Ministri, Presidenti di Stati. Addirittura sono insigniti del Premio Nobel (come Wangari Maathai).
 
Il Vangelo di oggi è una sfida per noi Missionari. Di chi ci vogliamo fidare? Di noi e delle nostre opere notevoli e potenti, della nostra intelligenza e capacità, o ci vogliamo fidare di Dio? Se ci fidiamo di noi stessi, allora siamo come quello stupido ricco del Vangelo che si congratulava dei suoi beni e non si rendeva conto che li avrebbe persi la notte successiva (Luca 12:16-21). Al contrario, se ci fidiamo di Dio, anche quando siamo nei guai, nelle sconfitte, nelle umiliazioni, addirittura nelle persecuzioni, è allora che veramente abbiamo la forza vera, che ha sostenuto Gesù Cristo durante tutta la vita, fino a una morte ignominiosa e alla Risurrezione gloriosa.

Beati noi Missionari, se al momento della prova, sappiamo veramente fidarci di Dio!

Ger 17,5-8;
Sal 1;
1 Cor 15,12.16-20;
Lc 6,17.20-26

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