Domenica di Pasqua - C

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Si sono portati via
il Signore ...

Gesú é morto! Non resta che piangere e ricorrere ai ricordi, davanti alla sua tomba, come si fa con ogni persona amata che ci lascia. Troviamo conforto, anche se parziale, quando visitiamo le tombe dei nostri cari. Forse pensava questo Maria Maddalena quando é andata al sepolcro. Ma Gesú é imprevedibile e reserva una sorpresa: dopo tre giorni dalla morte, la tomba é vuota. “lo hanno rubato, nascosto, non sapiamo dov’é”. Al dolore della morte tragica, si aggiunge l’angoscia della scomparsa.

Quante persone anche oggi, nel mondo, piangono questa doppia scomparsa: persone amate che non solo sono morte, ma scomparse, senza una tomba su cui piangere (la tristissima realtá dei “desaparecidos”, e non solo in America Latina o dei bimbi che scompaiono in tutto il mondo, o persone che si perdono e di cui nessuno sa piú niente).

Nel caso di Gesú, qualcosa di strano chiama l’attenzione: le bende ben piegate e separate. Dubbi e incertezze che, invece di creare disperazione, aiutano a credere: Poi, fu la volta dell’altro discepolo, anche lui “entró, vide e credette”. Per 40 giorni poi il Signore cercherá di far capire ai suoi, il significato della Vita che non muore, della forza di Dio che vince la morte, della certezza che il duello tra la vita e la morte, é stato vinto dalla vita. “Voi sapete, dice la prima lettura, quello che é successo… Gesú passó facendo il bene… sanando chi era in potere del demonio…peró lo hanno ammazzato appendendolo alla croce…Ma Dio lo risuscitó al terzo giorno”.

La pasqua per noi cristiani deve essere la celebrazione della vita, della gioia e annuncio di speranza per tutti.

Tuttavia, spesso é difficile celebrare la vita, quando ancora tanti avvenimenti ci parlano di morte, quando le cronache giornaliere sembrano un elenco di disgrazie e sofferenze. Quante persone vivono piú la passione che la risurrezione. Eppure, nonostante tutto l’anuncio é sempre quello: Cristo é risorto. La tomba é vuota. La morte é stata vinta e con lei tutte le sue conseguenze. Forse possono sembrare solo parole di pia consolazione, eppure, proprio coloro che dovrebbero essere tristi e disperati ci parlano della vita e della speranza. Quando un malato grave e cronico ci dice che si sente felice perché sente in lui la forza e la presenza di Dio e offre i suoi dolori per il bene degli altri: questa é resurrezione e vita. Quando una persona sa che rischia la sua vita per combattere le ingiustizie e la corruzzione per migliorare la vita o la situazione di molti o, semplicemente per essere al fianco di chi soffre (cfr. Suor Leonella, per esempio): questo é resurrezione-annuncio di vita; quando innumerevoli pesone stanno al servizio dei sofferenti, emarginati e riscattano coloro che sono “dipendenti dalla morte-droghe-alcol-deviazioni morali…: questa é vita nuova nel risorto, é credere che la morte puó essere vinta. La Pasqua quindi ci insegna che non dobbiamo fermarci a piangere sulla tomba di un morto, ma celebrare la vita, quella vera, quella che affonda le radici nel vero amore ed é capace di dare felicità agli altri.

Quante migliaia di persone nel mondo intero (cristiani e non), lavorano volontariamente (senza aspettare una ricompensa) per difendere la vita, per far ritornare il sorriso a bambini oltraggiati o anziani soli. Quanti operatori di pace, di giustizia, di fede, portano luce nelle oscure abitazioni delle “villas miserias-favelas”. Quanti danno il loro tempo per educare e portare cosí luce a tante intelligenze. Quanti altri riempiono di affetto il vuoto di tanti cuori…tutto questo significa celebrare ogni giorno la Pasqua. Nella Pasqua settimanale di ogni domenica, questa luce di Cristo, attraverso gli occhi, le mani, i piedi e il cuore dei suoi inviati, é sempre annuncio di vita. É il grazie costante per la Vita che Dio ha seminato in ognuno, non solo per qualche anno, ma per sempre.

Dobbiamo chiedere a Cristo risorto che ci aiuti a vedere e capire il vuoto delle tombe, non solo quella di Cristo, ma anche quelle degli uomini (amici o nemici, cattivi o buoni). Tutte sono vuote perché il seme incorruttibile della vita continua, non muore piú, come Gesú che continua a vivere.

Questo é l’annuncio che, come discepoli di Cristo, dobbiamo dare oggi all’umanitá: la Vita vince sempre nonostante l’etá, le fragilitá o la disperazione. Oggi possiamo cantare il nostro alleluia perché Cristo ha mostrato un’altra realtá: quella della Vita che é impossibile distruggere. “La morte e la vita si sono affrontate in duello ammirevole, il Re della vita era morto, ma ora vive”… e vi “precederá in Galilea”. Come cristiani-missionari, dobbiamo caminare davanti all’uomo e alla donna, al bambino e al giovane, al sano e all’ammalato, per indicargli il camino della vita, della speranza.

Ci uniamo a Maria , in questa festa della gioia, perché la “resurrezione ha realizzato pienamente le sue aspettative e ha portato a tutti gli uomini la salvezza. Come l’abbiamo ammirata uniti nel suo dolore, cosí la onoriamo, uniti nella gioia della Pasqua”.


At 10, 34a. 37-43;
Sal 117;
Col 3, 1-4;
Gv 20, 1-9

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