Due domeniche fa, il Vangelo di Luca ci ha inseriti nel viaggio di Gesu’ verso Gerusalemme. Ognuno di noi, mentre segue i suoi ritmi di vita, e’preso dal Signore e coinvolto nel suo viaggio. Domenica scorsa l'evangelista ci ha presentato il Signore che designa settantadue discepoli e li invia due a due. Settantadue erano le nazioni della terra, secondo l'antica tradizione ebraica e’come dire che l'orizzonte evangelico si apre a tutti i popoli, a tutte le nazioni, a tutte le culture. Gesu’ sin dai primi passi del suo viaggio, ha di fronte tutti i popoli, e a loro invia i discepoli. Nessuno deve restare fuori dell'annuncio del Vangelo.
Questa domenica il vangelo inizia con una domanda di un dottore della legge “Maestro che devo fare per ereditare la vita eterna? Questa domanda rispecchia la domanda che tutti noi abbiamo nel nostro cuore, “Maestro che cosa devo fare per vivere una vita in pienezza?” La risposta e’ molto semplice, “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore con tutta la tua vita, con tutta la tua forza, con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”. E’ questione di AMORE. Il comandamento dell’amore è il cardine dell’Antico e del Nuovo Testamento. Definisce la verità dell’uomo, nella sua relazione con Dio, con gli altri e con se stesso (Dt 6,4ss e Lv 19,18).
L’essenza dell’uomo è l’amore che il Padre ha per lui nel Figlio. Per questo deve amarlo, per realizzare se stesso. È chiamato a nulla di meno. Guai se punta più in basso! Gli ideali bassi producono infelicità, perché lo frustrano nel suo desiderio più profondo e vero. L’uomo e’ fatto per amare, perche’ Dio e’ amore. Il nostro amore e’ scoprire l’amore che c’e’ in noi e credere in questo amore.
Continuando a leggere il vangelo troviamo la parabola del buon samaritano che forse abbiamo letto tante volte. Domandiamoci che cosa il Signore vuole dirci con questa bellissima parabola.
C’era un uomo che scendeva da Gerusalemme... Due domeniche fa abbiamo visto che invece Gesu’ andava verso Gerusalemme, egli percorre la stessa strada di Gesu’, ma in senso inverso; quest’uomo rappresenta tutti noi, quando ci allontaniamo da Dio. Chi si allontana da Dio, non si accetta più come creatura di Dio. Si sente quindi fragile e indifeso; avverte il proprio limite non più avvolto dal suo amore. Durante il viaggio incappo’ nei briganti, lasciandolo mezzo morto.
Passano di li’ un sacerdote e un levita, anche loro“discendono” da Gerusalemme, si allontanano da Dio, seguendo la “stessa via” di ogni uomo. Passano, guardano e vanno oltre…
Di li’ passa anche un samaritano, egli sta andando in direzione opposta compie il viaggio dalla Samaria a Gerusalemme. Il samaritano vide ed ebbe compassione, si prese cura di lui, si fece vicino, fascio’ le ferite e lo porto’ in una locanda.
Gesu’ e’ il Samaritano, è Dio stesso, sceso dalla sua gloria per farsi carico di noi, li’ dove siamo. Con la sua grande misericordia si cura di noi, si fa vicino si preoccupa di noi.
Solo quando noi non avremo piu’ paura di noi stessi, della nostra meschinita’, della nostra poverta’, della nostra debolezza, quando ci lasceremo incontrare cosi’ come siamo, soltanto allora Dio potra’ trasformare la nostra vita, in vita di salvezza.
Il senso della parabola è ovvio: Gesù si mostra con le stesse caratteristiche di quel Dio che ha salvato Israele; la sua missione prosegue nel discepolo che ha già sperimentato in prima persona la sua misericordia. “Va e fa lo stesso” Dio si è preso cura di me e mi ha amato; perché anch’io, guarito dal mio male, possa amare lui con tutto il cuore e i fratelli come me stesso. E’ in gioco la vita, la missione…
Il Signore ci dia la sapienza del cuore per comprendere che la nostra storia ha un senso se ci lasciamo incontrare da LUI e ci lasciamo avvolgere dalla sua grande misericordia.
Signore Dio dell’Amore, cambiaci il cuore, questo cuore che troverà pace solo perdendosi in te.
Dt 30, 10-14;
Sal 18;
Col 1, 15-20;
Lc 10, 25-37