XX Domenica T.O. - C

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Con Geremia siamo trasportati in vicende lontane dal nostro tempo, dentro intrighi di corte ed eventi che hanno segnato la storia di Israele. E’ la storia di re, profeti, cortigiani, di un popolo dentro il quale vicende umane e parola di Dio si alternano e si confondono. E’ dovere del profeta comunicare la parola di Dio anche quando questa è scomoda, quando predice sventura o si contrappone ai dignitari del momento magari con tragiche conseguenze per la persona stessa del profeta. Ma forse questo è uno fra i tanti significativi esempi delle vicende che riguardano la parola di Dio. Una parola che va detta e annunciata così come esce dalla “bocca di Dio” senza sconti o facili adattamenti. Una parola che si “mischia”, diventa un tutt’uno con la storia di uomini e di donne di un dato tempo fermentandola e facendola diventare storia di salvezza, storia di Dio con gli uomini. Compito di ogni annunciatore è essenzialmente simile a quello del profeta: dire la Parola, dirla tutta, e dirla a tutti e avere la fiducia e la certezza che per chi l’accoglie diventa parola di vita, di novità. Mi pare bello in questo senso guardare alle nostre missioni, al lavoro di tante generazioni di missionari che vi sono passati e scoprire come la parola ha fatto “miracoli” fra la nostra gente non solo per le strutture realizzate nel tempo ma sopratutto per la qualità di vita delle persone. Quanti gesti di generosità, solidarietà, testimonianza e martirio fra la gente delle nostre comunità suscitate dalla parola perché questa parola di Dio ha senso se ha radici nell’esistenza.


Mi pare bello leggere invece la seconda lettura come un messaggio indirizzato prima di tutto a noi missionari. Siamo portatori di un tesoro prezioso, magari posto nella fragile anfora di terracotta della nostra vita. Tuttavia come messaggeri siamo invitati a :

- allegerirci di tanti inutili pesi che ci portiamo dietro da tempo compreso il peccato.

- poi non siamo invitati a camminare ma a correre con perseveranza, stringendo i denti se necessario, ma andando avanti.

- E infine a tenere lo sguardo fisso sulla meta, Gesù lui stesso.

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Bella questa immagine sportiva che ci dice della “levità-essenzialità” nello stile di vita, dell’urgenza dell’annuncio ma anche della necessità di non confondere la meta ultima che è Gesù, la sua persona e il suo stile di evangelizzatore. Noi da lui vogliamo arrivare e da Gesù vogliamo e dobbiamo portare le comunità dove lavoriamo.
Non è sempre un percorso diritto e pianeggiante che dobbiamo percorrere , ma se Gesù è la meta poco o nulla ci può scoraggiare o rallentare.

Il Vangelo ci pone davanti a scelte necessarie da operare alla presenza di Gesù. Una scelta che stando al vangelo di oggi supera legami di sangue o di amicizia. L’invito è essere con Gesù, essere tutto per lui. I vangeli non contemplano mezzi termini o piccole scorciatoie. La scelta per Gesù è fondante e determina il corso della nostra vita. Acqua (battesimo e passione) e fuoco (dello Spirito) sono elementi purificatori attraverso i quali chi è per Gesù dovrà necessariamente passare perché questa è la strada percorsa dal Maestro. Il resto del brano ci dice della difficoltà di questa scelta e delle sue conseguenze. Letta qui in Mongolia questa parola ha un significato ancora più vero e reale. Molti dei nostri cristiani vivono la loro identità di fede in una grande solitudine famigliare. Sovente i nostri giovani sono i soli della loro famiglia ad aver ricevuto il battesimo.
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Trovano aiuto nel gruppo giovanile o nella più ampia comunità che si ritrova a pregare o a formarsi. Questo vale per la Mongolia ma penso anche per tante nostre situazioni di missione. Certo Gesù è portatore di pace ma questa non equivale a totale tranquillità e certamente il suo messaggio non è per “paciocconi”. La radicale scelta di vita per il Signore può quindi creare solitudine, separazione e, se si vuole, diversità ma secondo il Vangelo va fatta e mantenuta nel tempo.


Riassumendo tre parole conclusive:

- Dire la parola con coraggio, dirla tutta e dirla a tutti;

- Mantenersi “leggeri e liberi” con lo sguardo fisso su Gesù;

- Capaci di una totale scelta di vita per il Signore.



Ger 38,4-6.8-10;
Sal 39;
Eb 12,1-4;
Lc 12,49-57

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