XXII Domenica T.O. - C

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Le letture di questa domenica ci invitano a riflettere su due atteggiamenti importanti: l’umilta’ e la gratuita’.

Il Siracide, nella prima lettura ci addita come strada alla felicita’:l’umilta’. Essa ci mette in armonia con Dio, che rispondera’ con nuova effusione di grazia; con gli altri, che reagiranno mostrando a loro volta apertura e benevolenza; con noi stessi, dandoci una pace mai sperimentabile dall'egoista. “Figlio nella tua attivita’ sii modesto, sarai amato dall’uomo e gradito a Dio” (Sir3,17). La lezione del Siracide e’ importante: l'io puo’ crescere a un punto tale da invadere tutto, soffocando ogni altra istanza e non lasciare piu’ spazio a Dio. L'umiltà permette di rendere gloria a Dio, di far trasparire la sua presenza.

L'evangelista Luca, nel capitolo 14, ci presenta Gesù a tavola, Gesù è invitato a pranzo in giorno di festa da un fariseo, con altri invitati. Prende lo spunto per parlare in parabole, per parlare del Regno, di quel banchetto che Dio imbandisce per il suo popolo.

Qual è la caratteristica di questo Regno di Dio e lo stile che è richiesto per chi vi partecipa? Gesù lo chiarisce con queste due parabole: è la GRATUITA'. "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt 10,8).

Per essere ammessi al Regno di Dio, la condizione fondamentale è quella di riceverlo, di accoglierlo, di farsi piccoli. Il Regno di Dio privilegia i poveri e gli abbandonati, per celebrare con loro la festa, in un clima di solidarietà e gratuità.

Il fariseo che invita a tavola Gesù non si rende conto che sta prendendo posizione di fronte al Regno di Dio. Lui, che ha invitato il Maestro, non si rende conto di essere a sua volta un invitato del Salvatore. E’ un uomo salvato, ed e’ questa la situazione di ogni uomo: nessuno può salvarsi, tutti veniamo salvati. Tutti, tranne l’orgoglioso che rifiuta la mano tesa, perché pretende di farcela da solo.

In questa parabola Gesu’ ci esorta a occupare l’ultimo posto, perché è quello del Figlio. Egli ha scelto l’ultimo posto, si è fatto servo di tutti e si è umiliato. Suoi amici sono quanti fanno altrettanto!

È il motivo per cui Dio ama gli ultimi, solo questi partecipano al banchetto del Regno che la misericordia del Padre imbandisce per il Figlio perduto e ritrovato.

Questa infatti è la misericordia del Padre: può riceverla solo l’umile che ne ha bisogno - e più uno è umile, più ne riceve.

La vera relazione nasce dall'umiltà e si manifesta come relazione di amore. Poiché sono umile, cioè, poiché riconosco la mia condizione di creatura con la sua immensa piccolezza, vivo in atteggiamento di amore la mia relazione personale con Dio. Dio ha fiducia in me, mi chiede solo di lasciarmi amare e il suo amore mi trasforma. Dio non mi ama perché sono amabile ma amandomi mi rende amabile.

La giusta relazione dell'uomo con Dio, con le altre persone e con le cose è l'amore, un amore che si fa servizio, rispetto, gratitudine, solidarietà.

L'uomo umile fa sempre la verità nell'amore: la verità su se stesso, la verità sugli altri e la verità su Dio.

L'umiltà è una dimensione intrinseca della carità: l'amore vero è umile.

In una società così gravemente malata di egoismo e di indifferenza Gesù lancia una nuova possibilita’ di come vivere: l'amore che serve all'ultimo posto, che dà gratuitamente, che offre un'attenzione preferenziale a chi non è amato.

Cosi’ Dio agisce nella storia. Solo l’umile dà gloria a Dio e riceve da lui gloria.

È il capovolgimento del pensiero dell’uomo, già cantato nel Magnificat. Cerchiamo l’ultimo posto, perché ciò che conta è la vicinanza a Dio.

"Il Signore ha guardato l'umiltà della sua serva". Maria non ha nulla, ha ricevuto tutto, ha dato tutto.

Lungo la settimana cerchiamo di vivere questi due aspetti essenziali dell'amore, guardando a Gesù come modello: l'umiltà, cioè il servire all'ultimo posto, e la gratuità, cioè il riconoscere la mia condizione di creatura e lasciarmi amare da Dio per poter amare gli altri.


Sir 3, 17-18.20.28-29;
Sal 67;
Eb 12, 18-19.22-24a;
Lc 14, 1. 7-14


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