XXV Domenica T.O. - C

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L’uso dei beni secondo l’ottica di Dio è un tema molto caro a Luca. Per lui i discepoli di Gesù devono avere un rapporto con il mondo, tra cui l’uso dei beni, diverso da coloro che non credono. Nella parabola raccontata in questa domenica “l’uomo ricco” rappresenta Dio, Lui è l’unico padrone di tutti i beni e l’amministratore rappresenta i discepoli, tutti noi. Siamo amministratori nel senso che non siamo padroni e nel senso che dobbiamo usare i beni secondo il desiderio di Colui che ci li ha dati da gestire. Tutti noi, come il personaggio della parabola, siamo amministratori cattivi perchè spendendo i beni lo facciamo egoisticamente. Siamo peccatori e molte volte non pensiamo all’impatto che le nostre scelte hanno sulla vita altrui. Siamo disonesti perché essendo discepoli invece di usare i beni per far crescere l’amore e la comunione, li usiamo per competere e indulgere nel piacere.

Con la parabola del vangelo di questa domenica, Gesù vuol dirci che come discepoli siamo chiamati a diventare amministratori secondo il vangelo. Ma in che cosa ci può esserci di esempio un amministratore disonesto? L’amministratore della parabola ci è di esempio perchè dopo l’incontro con il Padrone si rende conto di che cosa ha “fatto male”. Sa che il suo padrone voleva che i suoi beni fossero usati come dono e lui invece li usava per arricchirsi. Capendo il suo peccato sa anche “cosa fare” e cosi chiama coloro con cui prima aveva stabilito rapporti “di profitto” e comincia a usare i beni per stabilire rapporti di “amicizia”. Non li trattiene più come quando si sentiva padrone, ma comincia a fare dono: “tu che devi cento prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.

Ecco a cosa servono i beni, per creare fratellanza. L’amministratore convertito sa che nel futuro non patirà vergogna perche’avrà degli amici che lo riceveranno in casa loro. Questa è la vera astuzia che loda Gesù, usare i beni terreni per farci un tesoro nel cielo. Così devono fare i discepoli dopo avere incontrato Gesù: donare. I beni che riceviamo sono dono e come tali servono solo per essere donati. Gesù è chiaro: “Procuratevi amici con la iniqua ricchezza, perchè quand’essa verrà a mancare, vi avvolgano nelle dimore eterne.”

Il vangelo è buona notizia e persino i cattivi amministratori possono cambiare! Non importa quanto egoisti siamo stati fino adesso, la situazione si può rimediare. Entrando in rapporto con Dio ci accorgiamo che siamo figli di Dio e la ricchezza, per più grande che sia, non può dare significato alla nostra vita. Chi ama sa che deve esserci di più che accumulare e spendere. Per chi crede c’è di più che “vita di consumatori”.

La chiamata di Dio a rendere conto di come abbiamo amministrato i beni è un momento di grazia. Solo guardando la fine della nostra esistenza possiamo avere la prospettiva necessaria per capire se camminiamo per il sentiero della vita. L’amministratore disonesto ha fatto bene quel che doveva fare, ha capito il suo errore e si è convertito. Purtroppo i figli della luce non sono cosi furbi e continuano a fare uso dei beni in un modo contrario al vangelo. Oggi più che mai l’uso dei beni è un punto di riferimento per capire quanto abbiamo accettato Gesù nella nostra vita. Usiamo i beni per servire o per godere? Ci fidiamo della provvidenza di Dio o preferiamo accumulare? Pensiamo prima alle nostre comodità o facciamo delle scelte che tengono in conto i bisogni altrui?

Non si può avere due padroni, ma in tanti ci proviamo. Conoscendoci, Dio ci interroga: che cosa sento dire da te? Per chi è la tua fedeltà? A chi servi? A chi ti sei affezionato? Fortunatamente il nostro Dio è un Dio geloso e vuole il tutto di noi. Creandoci, ha messo in noi il desiderio di vita vera. Questo desiderio ci guidi nell’uso dei beni terreni e ci faccia fedele a Colui che da ricco che era si fece povero per arricchire noi con la sua povertà.


Am 8, 4-7;
Sal 112;
1 Tm 2, 1-8;
Lc 16, 1- 13

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