XXVII Domenica T.O. - C

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La necessità della Fede

Oggi la Parola di Dio ci scuote, ci spinge ad avere una fiducia totale e assoluta in Dio.


Abacuc

Siamo a Gerusalemme, circa 600 anni prima di Cristo. La situazione è molto penosa, sia perché i giochi internazionali minacciano lo staterello di Giuda, sia perché la gente si dimentica di essere il popolo di Dio e vive per il proprio egoismo, non secondo l’impegno preso. Il profeta Abacuc si lamenta con il Signore, perché lui non interviene a sanare la situazione di oppressione, di violenza e di ingiustizia in cui il popolo di Dio è caduto.

Il Signore gli risponde, dicendogli: – Osserva attentamente la scena internazionale. Io interverrò a mettere le cose a posto in maniera pesante, attraverso i Babilonesi, un popolo molto forte e prepotente, che farà capire, attraverso la violenza e la sofferenza, che cosa si guadagna ad abbandonare Dio. – Il Signore incalza affermando che la sua azione è certa. La persona che agisce male non ha un futuro, mentre il giusto (colui che si sforza di vivere secondo il piano di Dio) “vive per la sua fede”. La sua fiducia in Dio gli dona una vita integra, che è salda come la roccia. E il profeta risponde con bellissime parole di fiducia, che noi recitiamo nella liturgia mattutina: “Infatti, il fico non fiorirà, non ci sarà più frutto nelle vigne; il prodotto dell’ulivo verrà meno, i campi non daranno più cibo, le greggi verranno a mancare negli ovili, e non ci saranno più buoi nelle stalle; ma io mi rallegrerò nel SIGNORE, esulterò nel Dio della mia salvezza. DIO, il Signore, è la mia forza; egli renderà i miei piedi come quelli delle cerve e mi farà camminare sulle alture.”.

Sappiamo dalla storia che, a pochi anni dalle parole di Abacuc, Gerusalemme fu distrutta dai Babilonesi, molti Ebrei furono sradicati dalla loro patria con molta sofferenza. Fu una tragedia immane. Dall’esperienza dell’Esilio però nacque una fede rinnovata, più pura e più profonda.

Vangelo

Gli Apostoli avevano ascoltato attentamente l’insegnamento di Gesù sul perdono incondizionato: “Se tuo fratello pecca, riprendilo; e se si ravvede, perdonalo. Se ha peccato contro di te sette volte al giorno, e sette volte torna da te e ti dice: Mi pento, perdonalo” (Luca 17:3-4). Gesù aveva insistito sull’esigenza di dare priorità a Dio su ogni altro legame: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, e la moglie, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” (Luca 14:26-27). Essi capiscono bene che la sequela di Gesù è molto esigente, che richiede una fiducia superlativa. Perciò chiedono: «Aumentaci la fede!».

Gesù risponde, senza far sconti. Egli afferma, in maniera iperbolica: – «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo sicomoro: Sradicati e trapiantati nel mare, e vi ubbidirebbe. – Gesù insiste che, se c’è un’autentica e reale fiducia in Dio, avviene ciò che è impossibile secondo i criteri umani. Non ci sono limiti a ciò che Dio può compiere in noi e attraverso di noi. L’unica condizione è avere una forte fiducia in Dio. Anche un briciolo di fiducia può far miracoli!

Ma Gesù non ci fa solo vedere la strada. Lui prega per la nostra fiducia, così come fece per Pietro, che rappresenta tutti noi: – Io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli. – (Luca 22:32)

Seconda Lettura

Anche la seconda lettura insiste su questa fiducia illimitata. Timoteo è invitato, anche stimolato ad aver fiducia nel Vangelo e in se stesso, perché lui ha ricevuto un dono grandissimo da Dio, “uno spirito non di timidezza, ma di forza, d’amore e di autocontrollo.”. (2 Tim 1: 7) Anzi tutto il suo essere è un dono di Dio.

Il Missionario

Per noi missionari, la fiducia in Cristo è essenziale.

Abbiamo impostato tutta la nostra esistenza per il Regno, rinunciando alla nostra patria e a farci una famiglia.

Spesso possiamo sentirci scoraggiati. Se osserviamo la situazione internazionale, vediamo come la fede Cristiana sia in minoranza. L’Islam avanza con grinta, la violenza fa le sue vittime, l’edonismo e il secolarismo tendono a penetrare anche nella nostra vita.

Constatiamo difficoltà e cedimenti nella nostra vita comunitaria e individuale.

Ci possiamo chiedere a ragione: – Ho giocato la mia vita su un cavallo perdente? È valsa la pena rinunciare a tanto, per un risultato così scarso? –

Gesù ci risponde in questa domenica, dicendoci:

1. Rinnova la tua fiducia nel Signore. Lui non ti abbandona mai. Ascoltiamo le parole di un altro profeta, che viveva in una situazione di scoraggiamento, in Babilonia, nell’attuale Iraq. – Sion ha detto: «Il SIGNORE mi ha abbandonata, il Signore mi ha dimenticata». Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te. – (Is 49:14-15)

2. Rivolgiti al Signore come quel papà che fu invitato da Gesù ad aver fede e disse: «Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità». Lui voleva credere, ma si rendeva conto che la sua fede era debole. Gesù interviene e risponde alla sua debole fede, guarendogli il figlio. Poi spiega ai suoi discepoli, che è necessaria la preghiera. Il Signore non mancherà certo di aiutarci, se lo invochiamo con fiducia!

3. Ricordati degli interventi del Signore nella tua vita trascorsa. Come lui non ti ha mai abbandonato nel passato, ma ti è stato vicino, dandoti la forza di compiere il tuo dovere e di aiutare gli altri, allo stesso modo non ti abbandonerà mai nel futuro.

4. Ricordati che Gesù ti è vicino e prega continuamente per te.

5. Rinnova la tua fiducia in te stesso, perché TU SEI UN PREZIOSO E BELLISSIMO DONO DI DIO!

Il B. Giuseppe Allamano, nostro Padre, diceva: – Con lo spirito di fede non ci troveremo mai abbandonati. Da soli non possiamo nulla, ma con Dio noi siamo onnipotenti. –


Ab 1,2-3; 2, 2-4;
Sal 94;
2 Tm 1,6-8.13-14;
Lc 17, 5-10

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