XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

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Nessuno ci separa da Cristo, ma vogliono modificarlo.

 

Ez  2,2-5. I Profeti dicono di parlare ‘’in nome di Dio’’ perchè sono inviati proprio a insegnare il vero cammino di Dio, soprattutto quando il suo popolo non lo segue.

2 Cor  12,7-10. Come Chiesa ci sentiamo senza capacità sufficiente per capire documenti e programmi,  che sembrano elaborati in un laboratorio distante dalla vita.  Il messaggio  diventa efficace se accompagnato dalla Grazia.

Mc  6, 1-6. Gesù al suo paese lo conoscono tutti e gli negano autorità di parlare come profeta. Per loro è solo un altro falegname. Le sue mani mostrano lavoro manuale e non  segni di potere. È davvero triste che oggi per immaginarlo e proporlo chiediamo in  prestito costumi e immagini che non sono mai stati suoi.

E' normale che Gesù desideri portare la Buona Notizia anche al suo paese: desiderava condividerla con i propri cari e amici. La gente si meraviglia del fatto che possano uscire parole di grazia dal figlio di Maria e non riesce a superare pregiudizi e incredulità. Nessuno crede che uno di loro possa essere così diverso da ciò che hanno sempre pensato e visto. Gesù li scandalizza e delude le loro aspettative. Anche un cristiano deve essere profeta sempre: ha ascoltato il messaggio e lo trasmette integro senza cambiare niente. A maggior ragione un papà cristiano deve sentirsi preoccupato di dire a suo figlio la verità di Dio, della Chiesa, della etica e della morale, altrimenti suo figlio sente solamente la verità della strada, degli amiconi, della discoteca.

Non c'è bisogno di scomodare il Profeta Ezechiele o Isaia perchè un cristiano deve sapere cosa ha detto Gesù su quel determinato argomento specialmente quando succedono certe cose e solo i sapientoni di turno riescono a  imporre la loro interpretazione. Il grande ostacolo che ci impedisce di essere responsabili della verità e profetici nel compiere le esigenze della nostra fede è certamente la paura che abbiamo. Sappiamo davvero la risposta corretta ma non ci azzardiamo a dirla per timore che qualcuno ci contraddica e ci zittisca. Non c'è nessuna ragione oggettiva ma solamente una incomodità personale. In termini moderni si chiama fobia. Ho trovato una lista di fobie che è un vero abc del terrore. Ce ne sono migliaia di tutti i tipi. Ho letto una bella frase: ''le cose sono sempre quelle ma è il cuore che le cambia''.

Lasciamoci prima di tutto migliorare il cuore dall'amore grandissimo di Gesù accettandolo come Maestro e diventando suoi discepoli felici e contenti. Lui darà la consegna e l'ordine di parlare, di compiere una missione, di attuare un progetto e noi ci sentiremo giustificati a dire le cose come sono state dette  e a fare come abbiamo visto da lui.

“Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Paolo sarebbe altrettanto convincente senza la misteriosa debolezza che lo rende così prossimo, così umano? La nostra fragilità fisica, psicologica, sociale, non è mai a priori un ostacolo alla grazia. Come in ogni situazione umana, possiamo scegliere di aprirci o rinchiuderci davanti a Dio. Però non inganniamoci. Se San Paolo ci ripete che nulla ci può separare da Cristo non vuol dire che faccia l’apologia della sofferenza per se stessa ma soltanto che non dobbiamo identificarci esclusivamente con le nostre vittorie o con i nostri insuccessi.


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