QUINTA DOMENICA DI PASQUA

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uva

A chi lo diciamo se nella chiesa qualcuno è dichiarato insostenibile?

 

At 9,26-31. Non bastava aver visto Gesù per essere Apostolo. Era necessaria l’approvazione di tutti perché la testimonianza proponibile fosse conforme e unanime.

1 Gv 3,18-24. La nostra adesione a Cristo, si appoggia su due grandi virtù: la fede e la carità. Il discepolo sta con Gesù perché crede e ama.

Gv 15,1-8. E’ il discorso della vite e dei tralci. Pronunciato con amore, come testamento nell’ultima cena, come volontà definitiva. Viviamo nell’amore e per l’amore di Cristo.

 

Per avere l’Eucaristia è indispensabile il pane e il vino. Il pane è frutto del chicco di grano che muore. Se il chicco di grano non muore e non si affida al processo creativo, non si moltiplica niente e un chicco da solo non produce nessun pane. Il chicco di grano si è consegnato e anche il corpo di Gesù si è consegnato alla comunione, per essere ripartito e condiviso. Come si riparte e condivide il corpo di Gesù? Per mezzo del pane, per mezzo del frutto del mio lavoro, che per questo si trasforma in vita. Gesù prende il pane e dice: questo pane è il mio corpo. Non sbaglio a capire che intende anche il tuo lavoro, la tua azione sarà il mio corpo. Vado ancora avanti e aggiungo: il mio corpo dipende dal tuo lavoro, dalla tua opera, dalla tua vita spesa generosamente. Però se non c’è comunione con Gesù, se non c’è consegna affinché la comunione sia autentica e reale e circoli un flusso di vita, il pane rimane pane soltanto anche se tutto un coro dice le parole della consacrazione. Questa idea mi sembra la esprima chiaramente il vangelo di oggi quando Gesù dice: io sono la vite e voi siete i tralci. Noi che siamo i tralci non possiamo vivere senza la comunione con la vera vite. La riflessione di questa domenica suggerisce la insistenza sulla origine che assicura non solo il vino buono ma soprattutto nel caso della Eucarestia la comunione tra uva, vino, tralci e vite, indispensabile per la necessaria comunione con tutti e tutto. Non basta che tra noi non litighiamo, che andiamo d’accordo come buoni e bravi fratelli. La comunione con Gesù è indispensabile perchè altrimenti l’uva non è genuina e la consacrazione non è sacramentale. Noi ci preoccupiamo che il pane sia trasformato nel corpo di Gesù. Però prima esiste il corpo di Gesù che aspetta di diventare il pane ed essere mangiato come pane di vita. E c’è il sangue di Gesù che aspetta di essere ricevuto e bevuto come bevanda di salvezza. Dice Gesù: io sono la vera vite, un’altra vite non c’è e voi siete i tralci che producono uva che deve diventare vino. Allora possiamo dire anche così: Gesù è la vite e io sono il vino. Gesù è il sangue e io sono la bevanda.

 

Amare il prossimo è il segmento orizzontale della croce. Il cuore di questa affermazione è il comandamento nuovo: amarci gli uni gli altri come Gesù ci ha amato, come Gesù ci ama. Il comandamento nuovo è anche il cuore di tutta la vita di Cristo. E come può aver senso la vita di Gesù, per un fedele, così deve aver senso anche il comandamento nuovo che Egli ci dona. È un linguaggio duro solo perché non ci lasciamo guidare e non ci abbandoniamo alla grazia della salvezza che Gesù ci regala con il suo amore.


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