Sabato 15 dicembre. Il sole sorge silenziosamente come ogni altro giorno nella savana che avvolge Wamba, una missione della Consolata nel nord del Kenya. Ma allo stesso tempo c’è qualcosa di molto diverso. L’aria frizzante e la trepidazione che trasuda dai volti incontrati, annuncia senza timidezza che un grande evento sta per avvenire, l’ordinazione diaconale di Daniele Giolitti.
Siamo appena arrivati sulla scorta del vescovo di Maralal, Virgilio Pante, e cerchiamo Daniele per salutarlo, ma non riusciamo a trovarlo. Un piccolo giro intorno alla chiesa, ed eccolo là, attorniato da uno sciame di bambini che gli fanno festa intorno. Forse questa è l’immagine più eloquente per descrivere l’affetto che i Samburu di Wamba provano per lui, oltre al calore del sole che, sempre silenziosamente, comincia a sfoderare i suoi raggi più affilati.
Ancora poco tempo prima dell’inizio della celebrazione. Intanto la chiesa comincia ad affollarsi di persone. Le donne entrano con ordine in una sfilata di colori, vestendo abiti dai colori sgargianti. Dalle variopinte collane monumentali che avvolgono collo e spalle, spuntano fuori neri visi cotti e lucidati dal sole, decorati e incorniciati da altre sottili collanine, e incisi da molte e sottili rughe cesellate dal vento polveroso del nord.
Canto d’inizio e processione solenne: prima i chierichetti, poi bambine e giovani danzando al ritmo della musica, donne e guerrieri in abiti tradizionali, quindi Daniele coronato dalla sua famiglia vibrante di emozione, e infine i sacerdoti (superiore regionale, superiore del seminario, parroco) e il vescovo. La messa scorre solenne e semplice, serena e intensa, in kiswahili ovviamente, quindi non riusciamo a carpire nemmeno un pensiero dell’omelia, ma la forza e l’immediatezza comunicativa di mons. Pante non hanno certo bisogno di traduzione. Quindi il Rito dell’Ordinazione, scandito nei suoi momenti strutturali: presentazione del candidato, canto delle litanie, imposizione delle mani da parte del vescovo, consegna della Parola, vestizione con la stola di traverso e la dalmatica, salita sul presbiterio alla destra del vescovo.
La messa scivola ormai verso la conclusione ed è il momento dei discorsi. Particolarmente efficace l’intervento del Superiore Regionale p. Franco Cellana, che ha sottolineato all’assemblea come Daniele sia ormai segnato definitivamente dall’appartenenza a Cristo e alla Comunità ecclesiale, assumendo pienamente quella responsabilità di adempiere alle sue esigenze, proprio come un “moran”, un guerriero tribale, che diventando tale assume in prima persona le responsabilità nei confronti della sua comunità di appartenenza. E così Cellana invita i giovani guerrieri a danzare attorno al nuovo “guerriero di Cristo”, Daniele.
La messa è finita, cominciano le danze che si susseguono per oltre mezz’ora a ritmo psichedelico, a seguire pranzo prelibato per continuare la festa e rifocillare i corpi. Il sole silenzioso di Wamba è ormai al termine del suo corso quotidiano, e il cielo leggermente arrossato decora come orlo conclusivo questa giornata speciale. La festa è finita, la vita ministeriale comincia.