Nuovo film su Pio XII. La regista: salvò 800 mila ebrei, lo dice la storia

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Nell’anniversario della nascita (2 marzo 1876) e dell’elezione al soglio pontificio (2 marzo 1939) di Eugenio Pacelli, è stato presentato a Roma in anteprima mondiale il film su Pio XII “Shades of Truth” (Sfumature di verità) diretto dalla regista Liana Marabini. La pellicola sarà proiettata a maggio al Festival di Cannes e a settembre a Filadelfia, in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie. Il film, realizzato attraverso testimonianze inedite di alcuni ebrei salvati da Pacelli - di cui è in corso il processo di Beatificazione - vuole mostrare l’inconsistenza della leggenda nera sui silenzi di Pio XII di fronte alla tragedia della Shoah. Protagonista della trama è David Milano, un giornalista italo-americano di origini ebraiche a cui viene affidata un'inchiesta su Papa Pacelli. “È stato lo Schindler del Vaticano” ha dichiarato la regista, ricordando che Pio XII salvò più di ottocentomila ebrei. Ma su quali fonti afferma questa tesi? Ascoltiamo Liana Marabini al microfono di Luca Pellegrini:

– Tutte le fonti storiche esistenti che sono accessibili a tutti sia per verifica che per informazione. Temo che l’informazione sia bassa per molta gente. Tanto è vero, sappiamo, che da quando sono stati aperti al pubblico gli archivi segreti vaticani, pochissimi dei detrattori sono venuti ad analizzarli. Quindi l’invito anche attraverso il film di venire a farlo.

– Quale tipo di reazione si aspetta da parte della comunità ebraica?

– Siccome li considero fratelli, perché la nostra religione è ebraico-cristiana e i pilastri della nostra religione, Gesù, Maria, San Giuseppe, erano tutti ebrei, mi auguro che si comportino da fratelli perché i fratelli a volte possono litigare però nulla e niente può togliere il fatto che siano fratelli.

– Come nasce il personaggio di David Milano?

– Nasce da un personaggio reale, che esiste, che odiava Pio XII, che per puro caso si imbatte in una conversazione e quella conversazione gli apre una specie di finestra dell’anima, una voce interiore, che gli dice: “Stai sbagliando, perché se questa persona pensa diversamente da me hai almeno il dovere di vedere perché pensa diversamente da te”. E questo signore si è messo a studiare tutti i documenti su cui ha potuto mettere le mani, ha cambiato talmente tanto parere, lui, ebreo di New York, che addirittura ha creato una fondazione che in parte è dedicata alla ricerca su Pio XII. E devo dire che mi ha messo a disposizione con molta generosità anche tutti i documenti di cui loro dispongono che sono un’enormità.

– Al termine delle proiezione che cosa vorrebbe o auspicherebbe portasse con sé lo spettatore?

– Vorrei portasse con sé il desiderio della gratitudine verso questo grande Papa e anche il desiderio di giustizia perché chi è vittima di ingiustizia soffre moltissimo, soffre di solitudine e di impotenza e ritengo che Pio XII sia vittima di un’enorme ingiustizia e vorrei che lo spettatore portasse via con sé questo: il desiderio di giustizia e di gratitudine.

– Lei non teme le controversie …

– Siamo tutti nelle mani di Dio. Naturalmente siamo qua per rispondere a qualsiasi domanda, a qualsiasi dubbio. Penso che la conversazione e la discussione siano la cosa più bella fra esseri umani, quindi che ben venga!

– Qual è stato il momento più emozionante per lei nel corso della lavorazione del film?

– Sa qual è stata? Il giorno in cui abbiamo girato la scena del Papa con la stella di David cucita sulla veste, perché mai nella mia vita di cineasta ho assistito a tanto silenzio sul set. Per tutta la durata del tournage della scena c’è stato un silenzio, perfino le macchine non facevano i soliti rumori: c’è sempre qualche piccolo fruscio, non c’era nemmeno questo. Era un silenzio emozionante e due componenti della troupe avevano gli occhi umidi e questo per me è stato straordinario.

– Certo che è un’immagine molto forte questa…

– Sì, è molto forte, ma sentivo anche il bisogno di questo simbolo. Ecco quella veste ci riunisce, non ci divide, non dobbiamo essere divisi su questo. Perché un gentile amico ebreo ha detto, ha espresso proprio sulla stampa un suo parere dicendo: “Eh, sì, ha salvato indubbiamente qualche vita ebraica però avrei voluto che lui dicesse forte e chiara la sua disapprovazione, la sua condanna del nazismo”. Io rispondo a questo amico, dicendo che io preferisco i fatti alle parole e Pio XII ha fatto fatti e preferisco “qualche vita ebraica salvata”, come lui dice – e non era “qualche” ma tantissime –preferisco qualche vita salvata che qualche frase detta chiara e forte, che a volte può essere anche demagogica.

 


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