Cari fratelli, in questo giorno celebriamo l’anniversario 97 della morte e della nascita al cielo del nostro Fondatore. 97 anni fa lui ha lasciato la sua vita terrena in modo particolarmente sereno. A quanti lo visitavano augurandogli una vita più lunga lui diceva che era giunto il momento di lasciarla per cominciare a fare dal cielo più di quanto “potrei fare per voi sulla terra. Sia fatta la volontà del Padre”.

Uno degli ultimi testimoni che l’hanno visto con vita ricorda che, sul letto di morte e in voce bassa sussurrava qualcosa... ed era l’Ave Maria. L’ultima parola che lui ha lasciato a noi missionari è stata l’Ave Maria. Come Gesù sulla croce che ha consegnato la Madre al discepolo amato.

Anche Gesù al momento di lasciare i suoi discepoli, la lettura che abbiamo fatto, li lascia con una eredità, un impegno, qualcosa che loro come chiesa avrebbero dovuto portare avanti... l’annuncio della parola fino alle estremità della terra.

Anche se questa è una comunità fragile, quella dei discepoli, Gesù consegna la sua stessa missione. Annunciare la Buona Novella.

Anche noi, come i discepoli, siamo chiamati a scacciare tutto quello che è contrario alla vita; a parlare “nuove lingue” e la prima delle nuove lingue è la lingua dell’amore; a superare i veleni che spesso, per mezzo di pettegolezzi, mettono in pericolo la nostra comunione come fratelli. lo diceva anche il Fondatore quando parlava dell’esame di coscienza serale... curare la nostra qualità comunitaria.

Come discepoli di Gesù e missionari dobbiamo preoccuparci specialmente delle persone ultime ed escluse, i poveri, gli scartati dalla vita, forse ne abbiamo anche fra di noi.

Il Fondatore diceva che il Signore aveva lasciato a lui “lo spirito” da comunicare alla sua comunità di missionari... quello spirito di semplicità, che apprezza le cose piccole, che vuole che tutto sia fatto bene.

Adesso che ci avviciniamo alla data importante del Capitolo Generale dobbiamo essere specialmente preoccupati per la nostra fedeltà allo spirito.

Il papa Francesco aveva scritto al nuovo superiore generale dei Gesuiti queste parole che di fatto danno una orientazione profondamente missionaria e profondamente evangelica: “Sii coraggioso! Informatevi ed uscite! abbiate il coraggio di incontrare l’umanità di oggi con i suoi problemi, la reale umanità e l’intera umanità senza selezionare quella che vorremmo e senza fermarci a quella che già conosciamo. chiedi il coraggio di pensare liberamente e anche il coraggio di pensare quello che non è ancora stato pensato. Il coraggio di non avere paura di scomodare il mondo e la chiesa, ma innanzitutto noi stessi”.

Queste riflessioni valgono anche per noi, anche noi dobbiamo essere coraggiosi e le nostre frontiere le detta l’Ad Gentes, i più lontani di tutti. Dobbiamo essere fermento nella massa.

Il Fondatore ci ha lasciato nel 1926 e allora c’erano solo177 missionari, tutti italiani e presenti solo in 4 nazioni. Oggi, 97 anni dopo, siamo 911 missionari, di 26 nazioni diverse e presenti in 29 paesi. Fin dal 1965 siamo stati almeno 900 missionari. È un numero significativo frutto della benedizione dello Spirito che “continua a parlare alla nostra comunità”... e noi dobbiamo continuare ad ascoltare. La passione per il Regno di Dio, l’amore per la missione, lo spirito più autentico dell’Allamano possa continuare presente nella nostra comunità.

* Padre James Lengarín é vice superiore generale dei Missionaro della Consolata

Solo sei mesi fa abbiamo celebrato il centenario della conferenza di Murang’a che ha tratteggiato alcuni aspetti fondamentali del nostro metodo missionario fatto di vicinanza, incontro, dialogo e accompagnamento. Anche oggi la missione, che nasce dall’incontro con Cristo e con i poveri, ci aiuta a definire la nostra identità e a superare i rischi dell’autoreferenzialità. Anche oggi il missionario e la missionaria, alla luce dello Spirito, devono essere audaci e creativi, per ripensarsi al servizio di una missione, urgente come prima e come sempre, ma con caratteristiche ed esigenze nuove come le seguenti:

1. una missione del piccolo resto: il fermento nascosto nella massa di un mondo conflittivo;

2. una missione che deve dare una risposta di spiritualità alla ricerca del sacro e alla nostalgia di Dio;

3. una missione di testimoni della trascendenza e presenza di un Dio compassionevole e misericordioso in società pluralistiche;

4. una missione chiamata a rendere visibili i valori del Vangelo nell’impegno con i poveri, con la giustizia, partecipando ai movimenti che lavorano per la pace, per l’ecologia e per la difesa dei diritti umani;

5. una missione che diventa presente nei posti di frontiera, al servizio degli emarginati, per testimoniare il progetto di Dio e denunciare tutto quello che a lui si oppone;

6. una missione che favorisce la creazione di comunità nuove più semplici, oranti, fraterne, vicine al popolo;

7. una missione che testimonia una nuova umanità a partire dall’impegno con le persone, con i loro diritti umani, con la giustizia in relazione reciproca di genere.

A tutti e a ciascuno: coraggio e avanti in Domino!

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