Il Kenya è stato scelto per primo perché, come ha dichiarato Il Dott. Naresh Sing, Direttore Esecutivo della Commission for the Empowerment of the Poor, la cui base di operazione è a New York, “il Ministro della Giustizia del Kenya, Marta Karua ed altri membri del Governo Keniano, hanno espresso la volontà di parteciparvi pienamente. Il Kenya sta poi revisionando molte delle sue leggi con la proposta di una nuova costituzione che si sta elaborando proprio ora, ed offre quindi una possibilità unica per cambiamenti istituzionali”.
I partecipanti di quest’assemblea sono membri del governo, di organizzazioni sociali e civili che hanno a cuore questo tema, di gruppi di volontari che già lavorano con i poveri per conscientizzarli sui loro diritti, missionari che portano l’ esperienza vissuta delle situazioni di ingiustizia e mancanza di diritti per gli emarginati, ed esperti che possono aiutare il processo di formulazione di policies e di metodi giuridici per ottenere le scopo dell’Assemblea.
E lo scopo è sintetizzato in alcune sentenze molto comprensive e chiare:
- I poveri in generale, e, in particolare, quelli del Kenya e delle altre nazioni in cui le Assemblee saranno organizzate, hanno dei diritti? Quali sono, specie in riferimento alla loro piccolissima residenza negli slums, e delle miserabili proprietà su cui coltivano?
- Se i poveri hanno dei diritti, che li deve fare osservare? Chi sono i responsabili nel Governo e nelle altre Istituzioni sociali e civili?
- Come si può arrivare ad offrire una base legale a questi poveri, che riconosca i loro piccoli “capitali” e “investimenti”?
Quali sono alcune delle possibili raccomandazioni e processi legali che l’Assemblea potrebbe adottare? Lo stesso Dr. Sing così le anticipa:
- “Smantellare i sistemi giuridici attuali che non sono affatto favorevoli ai poveri, i quali molte volte non possono leggere, e tanto meno interpretare la legge, non hanno i mezzi per assumere un avvocato, per cui la maggioranza di essi vive senza protezione della legge.
- Si potrebbero preparare dei legali “locali”, non necessariamente degli avvocati, ma che facciano da traid union fra i poveri stessi e gli avvocati in questioni legali.
- Istituire delle corti “locali”, dove i poveri vivono e percepiscono gli effetti delle ingiustizie a cui sono sottomessi, in cui possono discutere liberamente queste situazioni, per poi dare a loro una vera base giuridica e inserirli nel sistema giuridico del paese.
L’Assemblea di Nairobi, e più tardi quelle delle altre capitali degli stati dell’Africa dell’Est, inclusa l’Etiopia, dovrebbero avere un interesse per noi missionari che viviamo in queste nazioni e che tante volte ci sentiamo impotenti di fronte a leggi ingiuste, a trattamenti umilianti della nostra gente, e potremmo imparare nuovi metodi per far prevalere i diritti dei poveri e difenderli non solo con coraggio, ma anche con perizia e conoscenza di causa.