Questo non riguarda solamente i gruppetti di missionari operanti in varie regioni. Esprime ciò che per il Fondatore sta a fondamento irrinunciabile dell’Istituto: lo spirito di famiglia. Il concetto si allarga quindi a tutto l’Istituto in quanto tale. Lo scriveva fin dal progetto di Regolamento del 1891 che invitava a ognuno a “prendere a cuore gli interessi dell’Istituto e riguardarne i successi come bene proprio e “individuale”. E aggiungeva: “Questa unione di intendimenti e di sforzi e come l'anima e la vita della società".
Vivere come in famiglia significa essere presenti agli altri. In senso affettivo ed effettivo. In questo consiste quell “amor fraternitatis” a cui spesso allude come costitutivo dello spirito di famiglia. "Il bene e il male dell'Istituto riguarda tutti indistintamente" (Conf. II, 66). Per cui, in un altro significativo intervento raccomandava: "Siamo tutti missionari, siamo tutti insieme, facciamo tutti una cosa sola, come se fossimo tutti qui, tutti al Kenya, tutti al Kaffa, tutti all'Iringa" (III, 499).
Secondo la mente del Fondatore l'Istituto si costruisce attorno all'idea di unità di tutta la comunità, di convergenza di tutte le forze, personali e comunitarie: una sola famiglia, un solo Padre, una madre, un ideale, tutti fratelli.
Di qui viene pure l’iniziale idea di rafforzare la comunicazione con tutti i missionari attraverso il “Da Casa Madre”, progressivamente cresciuto fino a diventare rivista, per ravvivare la comunione attraverso l’informazione. Prende il nome da quella casa comune (La “Consolatina”, prima e l’attuale Casa Madre poi) considerate come il “nido” amato dell’Istituto, in cui ci i missionari si formavano a spirito di famiglia e da cui spiccavano il volo per la Missione. Da esso continuava a risuonare “La Parola del Padre” che tanta forza aveva sui missionari e attenuava la nostalgia della lontananza.
Anche oggi, pur nel cambiamento della situazione, la Casa Madre richiama le origini, i luoghi sacri del Fondatore e dell’inizio dell’Istituto, il santuario dove sono custodite le sue spoglie mortali, che portano impresso ancora il suo sorriso “incantevole”, la amabilità del volto, la sua forza carismatica. E’ come un “sacramento di famiglia”, in cui si percepisce più vividamente la presenza di colui che per noi è: “padre”, che ha dato tutto, “angelo” che guida i passi dei suoi missionari, “tesoriere” delle grazie della Consolata”, “custode” della sua famiglia.
Adeguandosi ai nuovi sviluppi che rendono più veloce e immediata la comunicazione, l’ultimo Capitolo Generale ha deciso la trasformazione del “Da Casa Madre” in uno strumento di collegamento via internet, snello nei contenuti, alleggerito nella documentazione fotografica, con informazioni essenziali, non troppo minute, in modo da facilitarne lo scaricamento specialmente in alcuni paesi. Per le ragioni dette sul significato e il richiamo che provoca, conserva il titolo di sempre: “Da Casa Madre”.
Viene inviato ai Superiori delle circoscrizioni che studieranno il modo più appropriato per farlo giungere ai confratelli, mentre potrà essere inviato direttamente a tutti coloro che sono in possesso di una e-mail.
La lingua sarà ancora prevalentemente l’italiano, ma i vari interventi e le comunicazioni saranno riprodotte nella lingua in cui vengono inviate alla redazione.
L’obiettivo è quello di sempre: infornare sugli eventi di famiglia, specialmente quelli più significativi per conoscere la situazione comunitaria e apostolica dei missionari nei paesi in cui compiono la Missione.
Per la sua caratteristica di strumento di comunicazione famigliare, vi troverà spazio sempre la Parola del Padre Fondatore, la figura del Patrono annuale, i programmi della Direzione Generale, riflessioni su aspetti carismatici. Informazioni o riflessioni più approfondite su temi caldi di carattere internazionale o riguardanti il cammino e il concetto della Missione potranno trovare spazio in altri strumenti di comunicazione dell’Istituto.
L’augurio è che, pur cambiano forma, inalterato rimanga, anzi si rafforzi, l’obiettivo di sentirci parte di una stessa famiglia, per condividerne i cammini, le speranze e le fatiche. Con la collaborazione di tutti, perché “formiamo un solo corpo morale e dovremmo avere tra noi l'unione che c'e fra le membra del corpo", "ma l'unione fra tutti: uno per tutti e tutti per uno. Questo in una comunità è il più necessario” (VS 407).
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