Tanzania: Volevo solo seguire Gesù

Published in I missionari dicono
{mosimage}“Volevo solo seguire Gesù”,
volevo conoscerlo, amarlo, adorarlo...

E Lui invece mi ha chiamato a seguirlo nella missione ad gentes.

Lui mi ha detto:

Vuoi conoscermi? Cerca il mio volto nel volto della gente. Loro sono immagine e somiglianza mia.

Vuoi amarmi? Amami amando le persone che io metto sul tuo camino. Amami attraverso loro, perché Io abito in loro.

Vuoi adorarmi? Dunque sii il mio servo servendomi negli altri: “ogni cosa che fai ai più piccoli... la fai a me”.


Questa è la motivazione di fondo per la quale oggi sono missionario della Consolata. E così cerco di vivere la vita nell’amore, che si mostra e diventa realtà negli altri; cerco di vivere la vita nella speranza, che si manifesta nella forza del sorriso e della pace interiore; cerco di vivere la vita nella consolazione, che si manifesta in una presenza paziente e attiva davanti alle miserie, ingiustizie, malattie, povertà e solitudine di questo mondo. Tento di vivere con rispetto e umiltà con i compagni di strada che il Signore mi ha dato, con le persone che il Signore mi fa conoscere ogni giorno, condividendo con loro i doni che Dio stesso ci da.

Questo stesso amore per Cristo oggi mi ha portato in Africa,
e l’“Africa e’ diventata per me una scuola di vita per seguire Gesù”

Appena arrivato in Africa, specificamente in Tanzania, le prime sensazioni sono state di totale gioia e meraviglia. Era tutto nuovo: colori, odori, suoni. Mi sono svegliato in una realtà così diversa dalla nostra, ma vera, una realtà tante volte sognata da ragazzino e da seminarista.

L’Africa, con i suoi colori sgargianti, la gioia della sua gente, ma anche le sue grandi contraddizioni, mi ha aperto lo spazio a nuove visioni, all’alterità, mi ha reso anche più vulnerabile, ma nello stesso tempo mi arricchisce, scuote e provoca.

È vero che ci sono momenti in cui mi sento inutile di fronte alla complessità della missione e delle sue sfide. Ad esempio quando visito i malati, alcuni in punto di morte, specialmente quando sono giovani colpiti dal flagello dell’Aids; o incontrando i bambini scalzi per strada, con i piedi duri, callosi e deformati; oppure, contemplando le donne e i bambini piegate da fasci di legna portati sulle spalle o con secchi d’acqua sulla sua testa, camminando a piedi per chilometri su strade polverose. È impressionante osservare come speso la povertà porti con sé il degrado fisico, morale, educativo, familiare.
 
{mosimage}A volte mi domando se sono all’altezza delle situazioni. Ma proprio in questi momenti è bastato lasciarmi avvolgere dal loro affetto, dalla loro accoglienza, dei sorrisi dei bambini, dalla forza invisibile davanti a ogni sofferenza e difficoltà, che non è altro che il segno della presenza invisibile di Dio misericordioso.
 
Ed è così che tento di vivere la vita, nella fiducia coraggiosa di sapere che il Signore mi da’ tutto ciò di cui ho bisogno per vivere in pienezza la sua chiamata.
Last modified on Saturday, 07 February 2015 20:58

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