L’educazione dell’altro, infatti – e il Noviziato entra a tutto titolo sotto l’universale categoria dell’e- ducere – ti fa toccare con mano, caso mai nutrissi tracce corpose di protagonismi, che sei semplicemente un in- abile, inetto; un “dappoco” per quanto ti sia arrabattato a prepararti per essere una “mediazione passabile”. L’altro è mistero che appartiene all’Altro e di questo prende coscienza in maniera direi gelosa a misura che cresce, matura, si proietta.
Da parte mia ringrazio il buon Dio, il Padre di Gesù Cristo, Maestro e Signore. Ringrazio l’Istituto per la sua fiducia. Mi sento debitore ai giovani. Auguro loro che trovino sempre chi accetti – non dico chi “sappia”! – di stare loro accanto, ascoltandoli, proponendo loro discretamente, ma anche insistentemente, cordialmente il ”di più”, quella misura alta che c’è dentro di essi e che essi – guarda caso o, meglio, guarda che meraviglia! – scoprono che fa mirabile simbiosi con il carisma del missionario IMC.
È questo, penso, il modo di amarli alla maniera del Padre Allamano perché resta sempre vero quanto si è verificato tra il Fondatore-formatore e le prime generazioni di Missionari, solo chi ama ammaestra e guida i suoi discepoli come il buon pastore.
E mi affido alle vostre preghiere ora che lascio la Regione Italia per l’amata Argentina.