Kenya: religione e politica in campagna elettorale

Published in I missionari dicono
{mosimage}A Dicembre di quest’anno, in Kenya ci saranno le elezioni generali (Presidenziali, Parlamentari e Locali). Il Presidente e tutti i membri del Parlamento saranno eletti fra i candidati presentati dai partiti. Al momento in Kenya ci sono più di trecento partiti registrati all’Ufficio delle Società, ma quelli che hanno una maggior consistenza, e che hanno già eletto il loro candidato per la presidenza, si riducono a tre. C’è l’Orange Democratic Movement (ODM) che ha scelto come candidato alla presidenza Mr. Raila Odinga, poi l’ODM-Kenya che ha scelto Mr. Kalonzo Musyoka, e il Party of National Union (PANU) che ha scelto il Predente attuale, Mr. Mwai Kibaki.

A questi partiti si sono uniti altri con molti meno membri, o importanza, come il Labor Party (LP), il NARC e NARC-Kenya, KANU, Ford-Kenya ecc.,per cui si può parlare di tre grandi coalizioni, specialmente nell’elezione del Presidente, più che di partiti singoli.


Di fronte a questa situazione, le religioni e le chiese, si sono sentite in dovere di intervenire, in modo che gli elettori scelgano candidati che diano una certa speranza di governare con giustizia, equanimità, facendo il bene di tutti e non solo, o principalmente, delle tribù da cui essi provengono o di coloro che li hanno finanziati per le campagna elettorale. Si può dire che le chiese e le religioni hanno preso tre posizioni diverse: completa partecipazione alla vita politica e alle elezioni, proposizione di criteri per la scelta dei candidati, astensione completa e libertà assoluta ai votanti.

Il primo gruppo si è identificato con la Chiesa Presbiteriana del Kenya. I suoi leaders hanno deciso nel consiglio generale di scegliere uno dei tre candidati alla Presidenza. Dopo una discussione serrata, e una lotta interna, la scelta è caduta sul Presidente in carica, Kibaki. Le ragioni presentate sono: la chiesa Presbiteriana si è sviluppata soprattutto nell’area da cui proviene il Presidente, e con lui sperano di avere un periodo sicuro di democrazia e di sviluppo. Il Preidente è stato invitato a partecipare al servizio religioso della seconda domenica di Settembre, e alla fine il Presbitero che ha presieduto alla cerimonia, ha annunciato che la chiesa aveva scelto lui come candidato alla presidenza, e che tutti gli aderenti sarebbero stati consigliati di votare per lui. Mr. Kibaki non si è lasciato sfuggire un’occasione così propizia per ringraziare i leaders della Chiesa per la scelta fatta, e ha poi parlato di tutti i successi del suo primo mandato, e dei piani per il secondo che, con l’aiuto dei Presbiteriani, avrebbe ottenuto.

Altri cristiani sono andati oltre, chiedendo ai Vescovi del Kenya di intervenire nelle difficoltà interne al ODM, e di altri piccoli partiti. Il partito ODM nel mese di Agosto, si è diviso in due, come abbiamo accennato più sopra. Un gruppo di cristiani hanno chiesto di pubblicare un articolo sul quotidiano The Standard, scritto da Patrick Wachira, che chiedeva espressamente questo intervento. Il titolo diceva: “Why clergymam should intervene in ODM woes” (Perché i vescovi dovrebbero intervenire nelle difficoltà dell’ODM). L’articolo si riferiva ad un appello che la Dottoressa Julia Ajiambo, che era passata dall’ODM all’ODM-Kenya, aveva scritto ai “religious leaders” perché arbitrassero le differenze e aiutassero a risolverle, così che il DOM avrebbe potuto battere Mr. Kibaki. L’articolista ha dimostrato come anche altri partiti si erano smembrati, con il rischio di minare l’unità del paese, causando possibili rappresaglie e violenze durante la campagna elettorale, e quindi la missione dei vescovi a favore dell’unione dell’ODM, avrebbe avuto un senso molto più ampio.

Al secondo gruppo appartengono quelle chiese che si rifiutano di intervenire direttamente nella politica, ma che considerano loro dovere di aiutare i credenti per una scelta oculata e illuminata dei candidati alle elezioni. In questo gruppo c’è anche la Chiesa Cattolica. Lo scorso 15 agosto, tutti i Vescovi Cattolici hanno firmato un documento di circa due pagine in cui fanno una breve analisi della situazione del paese, e poi elencano 14 qualità che dovrebbero essere determinanti nella scelta dei candidati. I Vescovi Cattolici ricordano a Kwnyani che “tutti coloro che sono registrati per il voto debbono esercitare quel privilegio. Non votare potrebbe lasciare più spazio a candidati inetti o immorali”. I Vescovi esaltano l’unità del paese, e la sua religiosità, espressa anche nell’Inno Nazionale, “che è come una grande preghiera che dovrebbe essere recitato spesso”. Purtroppo ultimamente, “il fattore principale che ha danneggiato il progresso del paese è stata la corruzione che è penetrata in tutte le istituzioni del paese. Solo leaders onesti, e credibili dovrebbero essere eletti”. E per raggiungere questo scopo, i Vescovi chiedono sia ai Cattolici, come a tutti quelli che vivono secondo valori Cristiani, di considerare i 14 valori che propongono: leaders che accettano e rispettano la libertà religiosa, che proteggono e promuovono la dignità di ogni persona, che difendono la vita dalla nascita alla morte naturale, che promuovono la famiglia naturale, centro della vita sociale e religiosa, che cercano il bene di tutti, specie dei più deboli e poveri, che accettano e fanno rispettare la legge, che promuovono il diritto del lavoro, dei lavoratori ed impiegati, che provvedano il necessario per vivere, specie in situazioni di crisi e di disastri naturali, che siano determinati nella lotta per la difesa del creato, che non dividano il paese secondo le tribù, ma promuovano l’unità del paese, che si astengano dal promuovere violenza, o incitino il popolo all’odio fraterno, che abbiano la volontà di risolvere il problema della divisione delle terra per cui tutti i cittadini abbiano un posto dove vivere e procurarsi il vitto e il lavoro, ed infine che siano determinati a promuovere la condivisione dei beni del paese con più giustizia ed equità fra tutti i cittadini. Infine i Vescovi chiedono a tutti i mezzi di comunicazione di presentare la verità dei fatti e delle situazioni, e non lasciarsi manipolare dai politici nel loro lavoro di reporters, od essere partigiani nella loro prospettiva degli avvenimenti. Invitano tutti i Cattolici e cittadini di accettare i risultati delle elezioni e collaborare con i nuovi eletti per il bene del paese. Il Nunzio Apostolico in Kenya, Arcivescovo Alan Paul Lebeaupin, ha dichiarato di essere pienamente d’accordo con la Lettera Pastorale dei Vescovi Cattolici, perché “è importante per il Kenya eleggere dei candidati all’altezza del momento presente. Ed è per questo che i criteri dettati dai Vescovi sono importanti, perché dicono chiaramente chi è all’altezza del momento, e chi no”.

La Chiesa Presbiteriana, che ha scelto come candidato alla Presidenza Mr. Kibaki, ha invece lasciato liberi i suoi aderenti nella scelta dei Parlamentari e delle altre autorità locali. In un convegno di 365 ministri Presbiteriani a Mombasa, il 22 Settembre scorso, hanno dichiarato che “I Keniani, dopo aver pregato ed essersi consultati bene, debbono votare per leaders buoni e all’altezza del loro mandato. Il Moderatore Supremo della Chiesa, Dr. David Githii ha richiesto a tutti di scrutare bene i candidati, il loro passato, i loro valori, e poi votare per coloro che vogliono l’unità del paese, e che intendono lavorare per il bene di tutti”.

Il terzo gruppo è formato principalmente dai Mussulmani. Essi dicono che il loro voto ha un valore solo civico e non religioso. Se così non fosse, loro dovrebbero votare per un governo di stile Mussulmano, come in Iran, con tutte le conseguenze che ne derivano. Essendo un atto puramente civico, loro sono liberi di votare per quei candidati che preferiscono.

Il 29 di Settembre si è aperta ufficialmente la campagna elettorale. Tutti i Keniani vivono con il fiato sospeso, e dicono: “che Dio ce la mandi buona”, “che il Signore ci protegga e ci assista”, “che i candidati siano moderati nei loro discorsi al pubblico”.

Chiediamo a tutti i nostri missionari e missionarie di pregare perché il Kenya dia un esempio di maturità politica a tante altre nazioni che ancora trovano nella lotta la loro via per il futuro, invece che nella democrazia, che è di tipo Africano, ma pur sempre una democrazia.
Last modified on Thursday, 05 February 2015 20:29

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