E si sentivano liberi di passeggiare ogni momento del giorno e della sera, fino a notte inoltrata, per le sue vie allietate da fiori stupendi e da alberi alti e rigidi, come sentinelle sull’attenti, in posizione di difesa e di protezione. Il clima era uno dei più ideali e allettanti: né troppo caldo o freddo, capace di allietare ogni giornata con un sole caldo, con un’aria pura, con notti che ristoravano sia le forze fisiche, che la volontà di continuare a viaggiare il giorno dopo. Il traffico era passabile e non riusciva ancora ad inquinare l’aria al punto di rendere la vita e le visite difficili.
Molto di tutto questo è scomparso e sta scomparendo in fretta. Il cielo è più coperto di nubi che di sole splendente, il traffico è pazzesco e pieno di pericoli, gli incidenti stradali sono frequenti e rendono il viaggiare sempre più difficile, l’aria è inquinata al punto che uno si sente stanco a camminare anche per poco tempo, oppure sviluppa un mal di testa da “aspirina doppia”, i casi di violenza e di furti, sono giornalieri e la gente si sente poco protetta. Uno studio eseguito nel 2006 sui casi di violenza, uniti a rapine armate nei paesi Africani , vede Nairobi come prima capitale con il 37% dei casi, poi il Mozambico con 27% e la Repubblica del Congo con 21%.
Le cause di queste violenze sono diverse. Una è certamente la povertà che esiste negli slums di Nairobi. Si dice che circa la metà della popolazione di Nairobi vive in questi immensi slums come Kibera, Korogojo, etc. Molti di questi poveri sono senza lavoro, moltissimi sono giovani che vengono dalle campagne. Però lavoro non ne trovano, la vita è carissima in città, e quindi per sopravvivere ricorrono alle rapine e alla violenza. Siccome da soli non riescono a far fronte alle forze dell’ordine, molti si riuniscono in gruppi violenti, o in gruppi che si difendono da soli anche contro le forze dell’ordine, o diventono vigilantes e si muovono dove le forze di sicurezza non sono reperibili perché occupate in altre situazioni di emergenza, e fan valere le loro richieste di aiuti con la forza anche delle armi. Come se ciò non bastasse, circolano voci provenienti da fonti serie, che la violenza in Nairobi è aggravata da una Polizia a volte ben poco preparata, al presente sovraccarica di lavoro per le elezioni nazionali, e tante volte collaborano con questi gruppi per partecipare dei loro guadagni illeciti.
Negli ultimi anni, un nuovo fenomeno si è sviluppato. In diversi stati con cui il Kenya condivide i confini, ci sono state e tutt’ora ci sono guerre civili. I gueriglieri necessitano armi per poter difendersi dagli avversari. In Kenya ci sono molti rifugiati provenienti da questi stati, i quali ancora mantengono relazioni con i loro gueriglieri. Tramite questi rifugiati, essi possono ottenere armi da fuoco non tanto pesanti, ma efficienti. E i covi ove queste armi sono nascoste , sono sempre ben forniti, e il traffico di armi aumenta, porta pure ricchezza, e provvede la strategia violenta delle rapine, della difesa e offesa contro le forze dell’ordine.
Il Governo del Kenya, quello della Svizzera e il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, hanno condotto uno studio su questo aspetto della vita in Kenya e sopratutto Nairobi, ed altre nazioni, pubblicato recentemente dal titolo: More Slums, Equals More Violence: Reviewing Arms Violence and Urbanazation in Africa (Più Slums, Equivale a più Violenza; Un Esame Critico sul Rapporto fra la Violenza Armata e l’Urbanizzazione in Africa): I risultati e le proposte di questo studio saranno discussi in una conferenza plurinazionale a Nairobi, il cui tema è proprio quello della violenza e degli armamenti come sistemi di vita e di difesa. Lo studio fa rilevare che c’è una correlazione forte fra lo sviluppo delle nazioni e questa peste della violenza e della corsa alle armi, e quindi i governi e le agenzie di sviluppo debbono interrogarsi sul come vedono questa correlazione, come si deve giudicare e come si deve agire per far sì che lo sviluppo non sia prigioniero della violenza armata, ma neppure dipenda dai guadagni enormi che derivano dal mercato di armi e da una società che agisce con la forza, anziché con il dialogo..
In questi ultimi giorni di campagna elettorale, il tema delle difesa dei cittadini entra in tutte le salse. Ci sono più slogan e promesse, che serietà di ricerca e di pianificazione. Forse i nuovi legislatori e politicanti farebbero bene a prendere in mano i frutti dello studio su questo tema, e i risultati delle discussione che si faranno nella conferenza sul medesimo. E forse anche noi missionari potremmo imparare qualche cosa dalle medesime ricerche, risultati e proposte. Lo sviluppo del Kenya si deve confrontare con le realtà esistenti, con le cause vere della mancanza di sviluppo, o del poco sviluppo del paese, e rivedere le prassi esistenti, i metodi adottati in un confronto con le realtà presenti, di cui la violenza e la corsa alle armi sono fra le più distruttive dello sviluppo.