Questi motivi di gioia e di ringraziamento al Signore si sono vissuti a Olbia, in Sardegna, per l'ordinazione al presbiterato di Fabio Malesa.
E' il frutto di tanti anni di presenza nella diocesi di Tempio, dall'episcopato di Mons. Carlo Re, ancora ricordato per il suo stile missionario, le sue visite nelle parrocchie anche più lontane e disperse, tra la gente semplice, all'arrivo dell'Istituto a Tergu dove ha continuato a lavorare fino alla morte P. Giovanni Cavallera, e poi alla residenza, ormai trentennale, a Olbia, dove ha lasciato un ricordo ancora molto vivo P. Silvio Lorenzini. Questo cammino ha radicato in molte persone una grande simpatia verso l'Istituto e i missionari della Consolata.
Grande è stata la partecipazione di sacerdoti diocesani, di confratelli provenienti anche dal continente e dal seminario di Bravetta. Molta la gente del luogo, che ha collaborato per i vari servizi, compresi quelli richiesti dalla liturgia e del canto guidato da più corali. Soprattutto, si è percepita la carica affettiva non solamente dei parenti e degli amici di Fabio, ma anche delle persone che hanno dimostrato una simpatia visibile, quasi palpabile. Una particolare manifestazione di affetto e di condivisione con i nostri ideali si è vissuta nella celebrazione di stile molto famigliare nella nostra cappella, in cui gioia per l'evento, amore alla Consolata, affetto per il Beato Allamano e i suoi missionari hanno reso bella e partecipata la festa, che si è anche espressa con una notevole condivisione di beni a favore delle missioni del Mozambico.
Il riferimento alle comunità cristiane di quella nazione, nelle quali per qualche anno, da studente e poi da diacono, P. Fabio ha prestato un servizio pastorale molto apprezzato, è stato costante nei vari momenti della festa, attraverso i canti del repertorio liturgico mozambicano, il ricordo di quanti da lontano hanno assicurato la loro partecipazione di affetto e di preghiera, la presenza di vari missionari che hanno operato nella stessa regione: il Superiore Regionale dell'Italia, P. Gioda, i padri A. Brevi, C. Biella e Cassiano Kalima, mozambicano.
Oltre a stabilire un ponte con le cristiane del Mozambico e anche con una parte della vita di Fabio, ciò ha ravvivato il carattere missionario delle celebrazioni, in sintonia con la vocazione missionaria di Fabio, ma anche con l'evento stesso della Ordinazione di un prete. Per l'Allamano «il sacerdote è missionario di natura sua». Quanto egli ha fatto per la Missione e la fondazione stessa dell'Istituto è scaturito da questa convinzione, per cui poteva dire «ho fatto solo il mio dovere perché e come prete». La preghiera sacramentale di ordinazione di un presbitero è sulla stessa lunghezza d'onda, chiedendo che mediante la sua attività «la parola del vangelo raggiunga i confini della terra… e la moltitudine delle genti formi l'unico popolo santo di Dio». Preghiera che corrisponde all'insegnamento del Concilio Vaticano II, per il quale: «Il dono spirituale che i presbiteri hanno ricevuto nell'Ordinazione non li prepara a una missione limitata e ristretta, bensì a una vastissima missione di salvezza, fino agli estremi confini della terra» (PO 10).
Così, anche la scelta già fatta da Fabio di diventare missionario della Consolata viene sancita e ulteriormente rafforzata dal sacramento dell'Ordine, che lo ha reso, si è detto nella omelia della sua Messa solenne, amico di Gesù, amico dei fratelli, uomo della carità, annunciatore del vangelo. Missione e sacerdozio si integrano e si rafforzano vicendevolmente. Quanto più uno è missionario, tanto più realizza il suo sacerdozio ministeriale. E viceversa. Ambedue evidenziano che si è battezzati e si diventa preti non per se stessi, come ripeteva il Beato Allamano, ma per gli altri, soprattutto per coloro che in molte parti del mondo sono provati dalla povertà, da ingiustizie e soprusi. Si è preti per aiutare gli altri a stare meglio, a essere felici.
Apprezzata è stata pure la cordialità dimostrata dal Vescovo diocesano, mons. Sebastiano Sanguinetti, che nella sua omelia ha anche ricordato in modo molto appropriato il Beato Allamano, con una conoscenza del suo pensiero che ha stupito tutti.
Un bella festa, e soprattutto una occasione propizia per rafforzate i vincoli di comunione e collaborazione con l'Istituto e la sua attività missionaria. Un incoraggiamento per la comunità che opera in Sardegna e in particolare nella diocesi di Tempio. Una speranza che eventi come questo non rimangano solamente nella memoria, ma abbiano a ripetersi ancora.