Molto opportunamente, quindi, la casa del Cafasso, riscattata da altri inquilini a cui era concessa in affitto e opportunamente restaurata, sta diventando un centro spirituale, frequentato da amici e collaboratori della Missione, da Missionari della Consolata, specialmente nel periodo della formazione.
In questo clima il 1° novembre ha registrato alcuni eventi significativi.
S. Teresa di Lisieux. Nel giorno in cui questa santa è iscritta nel calendario liturgico, celebrata in modo speciale dai Missionari dei quali fu dichiarata patrona, assieme a S. Francesco Saverio, la sua figura è stata presentata con vari interventi. Anzitutto per illustrare la ragione per cui una monaca di clausura, è stata proposta come patrona di chi lascia tutto per andare anche fuori del proprio ambiente e della propria patria per annunciare il vangelo. Lo ha illustrato p. G. Pasqualetti, che ha sottolineato l’intensità interiore di questa giovane suora, morta a 24 anni, che si è distinta per un appassionato amore per Dio, e per i fratelli. Per cui, pur restando chiusa tra le mura della clausura spazia per il mondo avvolgendo tutto con il suo amore e con l’anelito che tutti abbiano a incontrare Cristo e il suo vangelo. Scriveva: «Vorrei illuminare le anime come i profeti, i dottori, ho la vocazione di essere apostolo. Vorrei percorrere la terra, predicare il tuo nome e piantare sul suolo infedele la tua croce gloriosa. Ma una sola missione non mi basterebbe: vorrei nello stesso tempo annunciare il vangelo nelle cinque parti del mondo fino alle isole più lontane: Vorrei essere missionaria non solo per qualche anno, ma vorrei esserlo stata fin dalla creazione del mondo e esserlo sino alla fine dei secoli». A questo vasto anelito non bastano gli anni, le attività, gli spazi. Allora scoprì la sua vocazione e volle: «Nel cuore della Chiesa mia madre sarò l’amore. E così sarò tutto».
Questa è anche una delle caratteristiche del Cafasso e poi dell’Allamano che hanno educato, soprattutto i sacerdoti, a “essere per gli altri”, attenti alle loro situazioni per accorgersi di che cosa c’è bisogno e come intervenire. E non solo per i vicini, ma per il mondo.
In questo contesto, sono state sentite le esperienze e le iniziative di P. Valeriano Paitoni, missionario della Consolata in Brasile che ha dato inizio a una opera per provvedere alla cura e anzitutto togliere dalla emarginazione i bambini affetti da AIDS, superando le prevenzioni anche dei frequentatori della parrocchia, educandoli alla caratteristica propria dei cristiani: l’amore. E’ pure l’attività a cui si dedica P. Orazio nelle comunità presenti nell’astigiano e proprio vicino a Castelnuovo, per il recupero di disagiati, tossicodipendenti, minorati psichici, come fece il Cafasso per i carcerati e i condannati a morte.
Don Domenico Cravero, poi, ha presentato l’impegno pastorale che la diocesi di Torino intende avviare per l’evangelizzazione di strada, rivolta soprattutto ai giovani. Con l’interessamento dello psichiatra, Alessandro Merluzzi, responsabile delle case di recupero appena accennate, si sta programmando l’inizio di questa azione dalla notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre, solennità di Tutti i santi. Vi sarà la collaborazione di associazioni già esperte in questo tipo di attività, come “Nuovi orizzonti” e “Sentinelle del mattino”.
Anniversari. Vi è stata poi la celebrazione dell’eucaristia nella antica chiesa parrocchiale di S. Andrea, dove furono battezzati il Cafasso, Giovanni Bosco e Giuseppe Allamano. Si è ricordato il 30° anniversario della ordinazione sacerdotale di P. Orazio Anselmi, ordinato proprio il 1° ottobre 1977 e il medesimo giubileo sacerdotale di P. Valeriano Paitoni. La partecipazione di persone di Castelnuovo, e di molte altre provenienti da Torino, Mantova e altri luoghi, il “colore” degli ospiti delle comunità di recupero, la qualità dei canti di una corale di Torino, hanno dato un tono caldo e affettuoso alla celebrazione di questi anniversari.
Casa del Cafasso. Scendendo poi alla casa natale di S. Giuseppe Cafasso, sono stati benedetti e inaugurati dei locali restaurati che anticamente erano usati per la conservazione del vino e di generi alimentari. Erano poi diventati il ricettacolo un po’ di tutto. Con recenti restauri e adattamenti, resi possibili dalla generosa collaborazione di molte persone, sono stati ricavati dei locali, che ora formano come una cripta per la meditazione nel silenzio, la preghiera favorita da varie icone, la celebrazione dell’eucaristia in un clima di raccoglimento. La stanza centrale, più ampia si presta bene per la preghiera e la celebrazione comunitaria, davanti a una scultura originale che raffigura la Consolata e il Beato Allamano che si tengono per mano. Una reciprocità altamente significativa. La Consolata si è servita di lui per quello che le sta maggiormente a cuore: che il suo Figlio, il Salvatore del mondo, sia conosciuto dal maggior numero di persone. Mentre l’Allamano attesta che tutto quello che ha fatto, «tutto è opera della Consolata… nei momenti dolorosi, la Madonna intervenne sempre in modo straordinario».
A fianco un piccolo cunicolo è riservato alla venerazione e alla preghiera alla Consolata, ricordando ancora le parole dell’Allamano: «vicino alla Consolata si è sempre aggiustato tutto». Un’altra stanzetta è riservata all’ascolto e al sacramento della penitenza. Così attraente che qualcuno si è prenotato a frequentarla!
Una festosa condivisione al rinfresco nel cortile della casa ha ulteriormente rallegrato la giornata, molto carica di richiami, istruzioni, emozioni.
L’augurio è che soprattutto la nuova sistemazione dei locali della casa del Cafasso ravvivi il contatto con lui, maestro di vita spirituale, ministro della misericordia di Dio, consolatore, animatore di opere rivolte ad aiutare, dare fiducia, e se necessario difendere gli “ultimi”. Questo è parte essenziale della nostra vocazione missionaria.