E per essere sicuri che il progetto fosse gestito da una persona nota in tutto il mondo, e con credenziali ineccepibili in tutti i campi, le due Foundations hanno chiesto a Kofi Annan, l’ex segretario generale dell’ONU, di presiedere questa iniziativa. Kofi Annan, che per dieci anni aveva proposto questa “green revolution” (rivoluzione verde) per l’Africa ed il resto del mondo ancora soggiogato dalla morte per fame, ha accettato con entusiasmo questa nuova sfida che potrebbe dare a lui la possibilità di eseguire ciò che predicava agli altri, ma con un’esperienza unica, e una dedizione ineccepibile.
Il 14 di Giugno, quando il progetto AGRA fu lanciato a Cape Town in Sudafrica, Annan descrisse in modo breve, ma molto preciso, il fine, le dinamiche e i valori che intendeva perseguire nel suo lavoro. “Il progetto intende eliminare la fame e la povertà per milioni di Africani, con lo sviluppo di semi nuovi.... di accelerare uno sviluppo basato sulle più moderne ricerche nel campo dell’agricultura, come il miglioramento della fertilità delle terre, lo sviluppo di mercati per vendere i prodotti dei piccoli coltivatori, progetti di irrigazione che aiuteranno l’Africa a produrre i più abbondanti raccolti per ogni goccia d’acqua (‘the most crop, for each drop’)”..... “L’ alleanza lavorerà con coltivatori Africani e scienziati che operano nel campo dell’Agricultura che aiuteranno a riprodurre una maggior varietà di raccolti e più resistenti alle malattie”. Gli esperti debbono essere sopratutto Africani, e dovranno decidere quali suggerimenti o progetti accettare e sperimentare tra quelli offerti dagli esperti esteri. Insomma, per Annan questo deve essere e rimanere un progetto iniziato “dall’Africa, sull’Africa e per l’Africa”.
Le reazioni al discorso di Annan furono di vario tipo. Il Sig. John Mbaria fece notare subito che “ascoltando Annan, uno ha la sensazione che gli sponsors (Rockefeller e Gates, che hanno già versato $150 milioni) sono totalmente disposti a rispettare il carattere locale di questa iniziativa in modo assoluto. Questo però non è mai capitato, dice Mbaria: chi aiuta si ritiene in diritto di sapere come vanno le cose. E poi l’esperienza Africana in questo campo ci insegna che ricerche fatte in Africa, da scienziati Africani, in cooperazione con quelli esteri, generalmente sono dirette ad aiutare interessi altrui”. E come esempio specifico porta la cooperazione fra il “Kenya Agricultural Research Institute (KARI - L’Istituto del Kenya di Ricerca in Campo Agrico-lo) e due potenti foundations (Monsanto e Syngenta) che regolarmente finiscono per determinare i parametri degli esperimenti, i mezzi da usarsi e le sue finalità. Perchè Agra dovrebbe agire diversamente?” Ma il caveat più forte è venuto da un’Istituzione Americana proprio dedicata allo stesso scopo dal nome FOOD FIRST (FF., Cibo Prima di Tutto). Per i dirigenti di FF le difficoltà maggiori per il lavoro di Agra sono di ordine tecnico. Per ottenere successo, Agra deve usare “costosissimi semi, molto concime chimico, pesticidi e acqua abbondante. Tutti elementi che o sono carenti in Africa, o danneggiano il suolo e l’ambiente”. Ed ancora FF insiste: “la fame non dipende solo da assenza di cibo, ma ancor più dalla distribuzione del cibo che esiste......Quelli che soffrono la fame, normalmente non hanno sufficiente denaro per comperare anche il poco cibo esistente”. La stessa istituzione ha rilasciato un documento dal titolo: Ten reasons why the Rockefeller and the Bill & Melinda Ga-tes Foundations’ alliance for another green revolution will not solve the pro-blems of poverty and hunger in sub-Saharan (Dieci ragioni per cui l’alleanza delle Fondazioni di Rockefeller e di Bill & Melinda Gates per una nuova ri-voluzione verde non può risolvere il problema della fame e povertà nella zona del sub-Sahara in Africa), in cui, pur riconoscendo gli sforzi reali delle due istituzioni e la capacità e notorietà enorme di Annan, tuttavia credono che il progetto sia troppo ottimista e per il momento irrealizzabile.
Annan, nel suo discorso di accettazione del nuovo incarico, cerca di dare una risposta anche se brevissima a queste incertezze espresse da varie persone e gruppi. “E’ vero che la zona del sub-Sahara dell’Africa è l’unica regione nel mondo dove la produzione pro capite di cibo è diminuita lentamen-te ma costantemente ...... Nonostante ciò, la nostra sarà la rivoluzione del 21° secolo; una rivoluzione che noi Africani sentiremo come nostra, il cui destino noi stessi formuleremo, e che risponderà a tutte le esigenze ambientali-ecologiche del continente. Le nazioni Africane, i coltivatori Africani sceglieranno tutto ciò che sarà più adatto (conveniente) per le nostre culture, climi ed economie. Noi in Africa sappiamo bene, come dice lo scrittore Nigeriano Chinua Achebe, che ‘è sempre mattino nel giorno della creazione’. Però noi ora abbiamo un’opportunità di creare un giorno nuovo, e, con lui, un nuo-vo mattino per l’Africa. Cerchi ognuno di noi di fare la sua parte per aiutare i piccoli agricoltori a porre termine alla povertà cronica del continente. Sforziamoci assieme di generare una Rivoluzione Verde (agricola) puramente Africana; una rivoluzione che aiuterà il continente nella sua ricerca della prosperità e della pace”.