Padre Gioda ci ha esortato a “continuare a cibarci dei frutti di Israele: la sacra scrittura, la teologia, la preghiera, ecc.” per essere più belli, anche esternamente. Ha detto, “studiate e venite in chiesa per masticare e ruminare, come faceva il beato fondatore.
Il vangelo parlava della povera donna che ha gettato pochi spiccioli come offerta, lodata dal Signore per aver dato tutto quello che aveva. Ecco il tema del giorno: donare la vita, tutto il nostro essere. Per padre Gioda, la povertà dovrebbe venire per prima, “perché è il voto che ci svuota e ci rende capaci di obbedire e di condividere la nostra vita, non con qualche individuo in particolare, ma con tutti. La povertà ci distacca da tutto, da noi stessi, dal desiderio di possesso, dal potere, dagli applausi”. “Donare la vita… - ha continuato - significa la croce. Il nostro re, regna dalla croce e ogni suo discepolo, a sua volta, regna dalla croce”.
Dopo la santa messa abbiamo avuto un agape fraterna durante la quale ci siamo scambiati gli auguri di buone feste, con una buona cena preparata dalle nostre suore della Consolata che stanno sempre con noi.