Le reazioni al discorso di Annan furono miste. Il Sig. John Mbaria fece notare subito che “ascoltando Annan, uno ha la sensazione che gli sponsors (Rockefeller e Gates, che hanno già versato $150 milioni) sono totalmente disposti a rispettare il carattere locale di questa iniziativa, in modo assoluto. Questo però non è mai capitato, dice Mbaria: chi aiuta, si ritiene in diritto di sapere come vanno le cose. E poi l’esperienza Africana in questo campo c’insegna che ricerche fatte in Africa, da scienziati Africani, in cooperazione con quelli esteri, generalmente sono dirette ad aiutare interessi altrui”. E come esempio specifico porta la cooperazione fra il “Kenya Agricultural Research Institute (KARI - L’Istituto del Kenya di Ricerca in Campo Agricolo) e due potenti foundations (Montesanto e Syngenta) che regolarmente finiscono per determinare i parametri degli esperimenti, i mezzi da usarsi e le sue finalità. Perchè Agra dovrebbe agire diversamente?” Ma il caveat più forte è venuto da un’Istituzione Americana proprio dedicata allo stesso scopo, dal nome FOOD FIRST (FF., Cibo Prima di Tutto). Per i dirigenti di FF. le difficoltà maggiori al lavoro di Agra sono di ordine tecnico. Per ottenere successo, Agra deve usare “costosissimi semi, molto concime chimico, pesticidi e acqua abbondante. Tutti elementi che o sono carenti in Africa, o danneggiano il suolo e l’ambiente”. Ed ancora FF. insiste: “la fame non dipende solo da assenza di cibo, ma ancor più dalla distribuzione del cibo che esiste......Quelli che soffrono la fame, normalmente non hanno sufficiente denaro per comperare anche il poco cibo esistente”. La stessa istituzione has rilasciato un documento dal titolo: Ten reasons why the Rockefeller and the Bill & Melinda Gates Foundations’ alliance for another green revolution will not solve the problems of poverty and hunger in sub-Saharan (Dieci ragioni per cui l’alleanza delle Fondazioni di Rockefeller e di Bill & Melinda Gates per una nuova rivoluzione verde non può risolvere il problema della fame e povertà nella zona del sub-Sahara in Africa), in cui, pur riconoscendo gli sforzi reali delle due istituzioni e la capacità e notorietà enorme di Annan, tuttavia credono che il progetto sia troppo ottimista e per il momento irrealizzabile.
Annan, nel suo discorso di accettazione del suo nuovo incarico, cerca di dare una risposta anche se brevissima a queste incertezze espresse da varie persone e gruppi. “E’ vero che la zona del sub-Sahara dell’Africa è l’unica regione nel mondo dove la produzione pro capite di cibo è diminuita lentamente ma costantemente ...... Nonostante ciò, la nostra sarà la rivoluzione del 21° secolo; una rivoluzione che noi Africani sentiremo come nostra, il cui destino noi stessi formuleremo, e che risponderà a tutte le esigenze ambientali-ecologiche del continente. Le nazioni Africane, i coltivatori Africani sceglieranno tutto ciò che sarà più adatto (conveniente) per le nostre culture, climi ed economie Africani. Noi in Africa sappiamo bene, come dice lo scrittore Nigeriano Chinua Achebe, che ‘è sempre mattino nel giorno della creazione’. Però noi ora abbiamo un’opportunità di creare un giorno nuovo, e, con lui, un nuovo mattino per l’Africa. Cerchi ognuno di noi di fare la sua parte per aiutare i piccoli agricoltori a porre termine alla povertà cronica del continente. Sforziamoci assieme di generare una Rivoluzione Verde (agricola) puramente Africana; una rivoluzione che aiuterà il continente nella sua ricerca per prosperità e pace”.