{mosimage}“Calma tesa”: queste le parole ricorrenti utilizzate per descrivere la situazione questa
mattina dalle fonti che la MISNA ha interpellato in varie zone del Kenya, incluse quelle maggiormente colpite dalle
violenze etnico-politiche legate alle elezioni presidenziali. “Stamani in città c’è un po’
di calma ma moltissima tensione” dice alla MISNA padre Nixon Oira, della Commissione giustizia e Pace delle diocesi
di Eldoret contattato nella Cattedrale della città dove si trovano rifugiati da 48 ore alcune migliaia di persone,
fuggite alle violenze che hanno sconvolto le zone intorno a Eldoret, risparmiando per ora il centro città.
“C’è molta paura. Siamo isolati. Le principali strade che portano fuori città sono bloccate da
gruppi di giovani armati che chiedono l’identità, il ponte che collega con Nakura è stato distrutto. I
pochi che sono riusciti a lasciare Eldoret lo hanno fatto scortati dalla polizia. Profughi sono assiepati nelle
parrocchie, nelle scuole, nei commissariati di polizia”.
Nella sola cattedrale si trovano al momento tra le 7000 e
le 10.000 persone, altre migliaia sono rifugiate in alcune parrocchie (3000 vengono segnalate nella parrocchia di Langas),
ma anche in almeno una moschea cittadina. Secondo un bilancio diffuso ieri dalla Croce Rossa, sarebbero almeno 100.000 le
persone colpite dalle violenze degli ultimi giorni, soprattutto nell’ovest del Kenya, e che sono state costrette a
fuggire, anche nella confinante Uganda, cercando riparo altrove. “Dare da mangiare a questa gente è adesso il
problema principale. Tra le chiusure degli esercizi commerciali per le festività, i saccheggi e il blocco delle
arterie che collegano la città con l’esterno siamo a corto di beni di prima necessità. Cibo, acqua e
benzina sono i bisogni più urgenti” aggiunge da Eldoret padre Oira. Scenari pressoché identici sono
stati raccontati dalle fonti interpellate a Kisumu, terza città del paese sempre nell’ovest del Kenya, e a
Mombasa, entrambe teatro tra il 30 e il 31 dicembre delle violenze più gravi. A Kisumu i commercianti questa
mattina hanno cominciato a fare i bilanci dei danni causati dalle violenze: “Anche se i negozi rimangono chiusi e i
segni delle violenze sono ben visibili, le strade stanno pian piano riprendendo un aspetto normale e molte barricate si
sono dissolte” ha detto alla MISNA padre Joseph Otieno, missionario della Consolata a pochi chilometri dalla
cittadina dell’ovest, teatro nei giorni scorsi di incidenti e scontri. “La Croce Rossa sta distribuendo acqua
potabile e cibo agli sfollati e a coloro che hanno preferito lasciare la città per rifugiarsi nelle campagne, dove
l’atmosfera è più tranquilla”. Situazione simile anche a Likoni, nei pressi di Mombasa:
“Circa 200 persone sono venute a rifugiarsi nel nostro centro nelle scorse due notti. Ancora per oggi la situazione
sembra essere tesa e molto dipenderà dalla manifestazione di domani a Nairobi. La gente è ancora spaventata
e in molti si sono diretti a Mombasa per comprare beni di prima necessità nel caso le cose, nei prossimi giorni
dovessero peggiorare” dice padre Michael Njagi missionario saveriano. “Questa situazione sta determinando un
notevole aumento dei prezzi e alcune persone hanno dato inizio a una vera e propria borsa nera per i generi più
richiesti” aggiunge il missionario da Likoni. Gli occhi del paese comunque sono tutti puntati su Nairobi per la
grande manifestazione convocata domani - e già vietata dalla polizia - all’Uhuru Park da Raila Odinga, il
candidato dell’opposizione che contesta la sconfitta alle presidenziali. Eventuali nuove violenze a Nairobi
potrebbero provocare una nuova fiammata di scontri anche nelle altre aree del paese. Nonostante alcuni volantini diffusi
oggi da gruppi armati legati all’etnia kikuyu (quella a cui appartiene il presidente Kibaki e che è al
momento principale bersaglio delle violenze in corso nell’ovest, da Edloret a Kisumu) e che minacciano rappresaglie,
la situazione nelle periferie povere di Nairobi oggi è “calma”. “Si sta cercando di far
raggiungere un accordo politico ai partiti del paese prima della manifestazione di domani. Solo così forse si
potrà evitare che la situazione sfugga definitivamente di mano” dice una fonte diplomatica occidentale
contattata dalla MISNA a Nairobi.